mercoledì 14 febbraio 2024
Trecento ragazze e giovani, prive di istruzione e mezzi economici, vengono aiutate a ritrovare sé stesse e un inserimento lavorativo a Napoli, Roma e Venezia
E se è una femmina si chiamerà Futura: percorsi educativi per battere i divari
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«Cosa ti sarebbe piaciuto fare?». «Purtroppo non ho tempo per pensarci, vorrei avere più tempo per me…». Le protagoniste di questo dialogo sono Silvia Mastrolillo, referente a Napoli del Progetto Futura – partito un anno fa nel capoluogo campano, a Roma e a Venezia a sostegno di 300 ragazze e giovani tra i 13 e i 24 anni prive di un’adeguata istruzione e di mezzi economici – e una ragazza di 16 anni. È per dare una risposta concreta a chi, come questa ragazza, si era ritrovata a rinunciare ai suoi sogni e a fare da «donna di casa» già a quell’età che il Forum disuguaglianze e diversità, Save the children, Fondazione Yolk e Dedalus cooperativa sociale, sostenute da Intesa Sanpaolo, hanno dato vita a Futura, che punta a sostenere le 300 donne – 100 per ogni città –, accompagnandole negli studi, nell’avviamento al lavoro e, nel caso di 50 giovani mamme, anche nella cura dei figli.

«La risposta di quella ragazza, chiamata a sostituire la madre nella gestione della casa, che ha due lavori per garantire l’unico reddito alla famiglia, contiene domande – sostiene la referente del Progetto Futura a Napoli –. Futura ha tolto a questa ragazza e alle altre giovani donne che abbiamo seguito un peso sulle spalle, lasciandole libere di dare spazio ai loro sogni e consentendo loro di mettere da parte le preoccupazioni che impedivano loro di pensare a un futuro diverso». Parole pronunciate nei giorni scorsi a Napoli, dove gli enti promotori si sono riuniti per fare il punto sul primo anno del progetto, che occupandosi di 300 tra quelle adolescenti e giovani maggiormente ai margini nella vita delle città italiane punta a dare risposte concrete alla questione del divario di genere, in un Paese nel quale la metà della popolazione femminile non lavora e non ha una propria autonomia economica (un terzo al Sud, dove divari territoriali e divario di genere si mescolano).

Al centro del progetto c’è l’attivazione dei “Piani personalizzati di accompagnamento educativo”, definiti a partire dalle aspirazioni e dagli specifici bisogni espressi dalle 300 donne coinvolte, collegati a una dote economica. I percorsi attivati nel primo anno di vita di Futura sono stati 155. «Gran parte di essi – spiega il co-coordinatore del Forum disuguaglianze e diversità, Andrea Morniroli – riguarda il sostegno allo studio e al lavoro, precisamente il 45%. In questo ambito rientrano percorsi di ripresa e di sostegno allo studio dai primi anni delle scuole superiori fino all’università. Il 28% dei percorsi è invece dedicato alle speranze e alle aspirazioni, e si propone di accompagnare queste giovani donne nell’orientamento e in una pianificazione più concreta della propria vita. Ma non abbiamo voluto trascurare altre cose ugualmente importanti nella vita di una persona: infatti, il 20% è rivolto al benessere emotivo, grazie alla partecipazione ad attività sportive, culturali, ricreative e anche di sostegno psicologico, dove ce n’è bisogno». Morniroli riassume così il Progetto Futura: «Tre caratteristiche, insieme alla specificità di genere, rendono originale e innovativo questo progetto: accompagnare le persone e non sostituirsi a loro; rendere flessibili gli interventi in relazione ai bisogni; la responsabilità sociale dei soggetti privati che si esprime non solo nell’aiuto concreto alle persone, ma anche nel fornire alle istituzioni pubbliche indicazioni per buone politiche».

I percorsi attivati prevedono tutti un accompagnamento di lunga durata. Inoltre, il progetto è stato calato dagli enti promotori nelle tre comunità nelle quali vivono le 300 donne accompagnate: il 72% dei percorsi, infatti, è realizzato su proposta e in collaborazione con le associazioni presenti sul territorio. Sono state coinvolte anche scuole e i servizi sociali di Roma, Napoli e Venezia. L’incontro di Napoli è stata anche l’occasione per un confronto con le istituzioni. Uno degli obiettivi dichiarati di Futura è, infatti, offrire «indicazioni e indirizzi applicabili sia a livello locale che nazionale».

Il sindaco del capoluogo campano, Gaetano Manfredi, ha speso parole di elogio sul progetto: «Napoli – ha detto Manfredi – presenta una forte necessità di politiche educative, soprattutto in determinate aree a elevata emarginazione sociale. Progetti come questo possono fornire un contributo concreto a ridurre i divari, a favorire l’uguaglianza sociale e l’emancipazione femminile. La città sta vivendo un momento di crescita: la richiesta di lavoratori e lavoratrici aumenta, ma sono molti quelli che non hanno le competenze per rispondere a questa domanda. È per questo motivo che abbiamo bisogno di questi progetti e di questo stesso approccio».

La direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children, Raffaella Milano, riassume infine nelle sue parole tutto il senso di Futura: «Le disuguaglianze educative ed economiche oggi cancellano sul nascere le aspirazioni di crescita di tante ragazze e giovani donne, le più penalizzate – nonostante i migliori risultati scolastici – anche nell’accesso al mondo del lavoro. Il Progetto Futura vuole tracciare una strada per rimuovere questi ostacoli e rafforzare i sistemi di welfare locale, attraverso strumenti flessibili e personalizzati, con un impegno congiunto, delle istituzioni, degli attori privati e del mondo non profit, in grado di sostenere concretamente e valorizzare le risorse e i talenti di tutte le ragazze».

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