Nelle ultime settimane abbiamo assistito a una crescente attenzione al tema delle società benefit in virtù del fatto che un numero sempre maggiore di grandi imprese in diversi settori, nel segnalare al mercato le nuove strategie di sostenibilità, sta modificando il proprio statuto per acquisire la qualifica di società benefit. La trasformazione di grandi imprese in società benefit è senza alcun dubbio un segnale importante, anche se il cambiamento strutturale dell’economia si avrà quando andranno a crearsi vere e proprie filiere produttive benefit che leghino in maniera virtuosa grandi imprese e pmi in una prospettiva condivisa 'benefit'. Nel sistema economico italiano il destino di grandi imprese e pmi è peraltro da sempre necessariamente comune. Molte piccole e medie imprese, infatti, rientrano in catene del valore in cui sovente le organizzazioni a valle sono imprese manifatturiere, industriali e/o di grandi dimensioni. Alla luce di ciò, dato che queste ultime sono oramai chiamate dal mercato a una trasfor-mazione reale in cui le scelte strategiche di sostenibilità ambientale e sociale siano evidenti e riconoscibili, sarà necessario e inevitabile per il management scegliere fornitori e sub-fornitori in linea con pratiche e principi di sostenibilità integrale. Invero, le grandi imprese con un reale impegno per una sostenibilità integrale avranno bisogno delle piccole e medie imprese che avranno intrapreso un percorso di trasformazione formale e sostanziale in società benefit. Nei prossimi anni, il reale cambiamento del modello di sviluppo prenderà forma in questa ampia e articolata estensione di relazioni sistemiche tra grandi imprese e pmi. In particolare, in questa evoluzione le pmi che avranno deciso di divenire società benefit assumono il ruolo di attori di cambiamento graduale così come definito dal premio Nobel Douglass C. North in uno dei passaggi più efficaci e significativi di 'Istituzioni, cambiamento istituzionale, evoluzione dell’economia' in cui questi evidenzia la differenza profonda tra 'cambiamento graduale' e 'cambiamento discontinuo'. A dispetto del pensare comune, infatti, secondo il premio Nobel, sono i cambiamenti graduali a generare le evoluzioni permanenti. In questa prospettiva, infatti, il cambiamento graduale deriva da un numero significativo di relazioni e comportamenti individuali dei diversi attori presenti nel mercato. I cambiamenti discontinui, come le guerre, le rivoluzioni e le calamità alla prova dei fatti non modificano davvero i meccanismi decisivi dello sviluppo economico perché sebbene le regole formali cambino, non accade lo stesso per i vincoli, gli incentivi e i comportamenti informali. In realtà, tuttavia, sono proprio questi ultimi a essere sostanzialmente decisivi nei percorsi di sviluppo economico. Nei processi di cambiamento graduale, invece, all’evoluzione della norma formale si associano comportamenti e relazioni informali che tendono a divenire e strutturare percorsi stabili di sviluppo economico. In questa prospettiva, le società benefit stanno quindi divenendo protagoniste di un processo di vero e concreto cambiamento proprio in quanto graduale. A differenza dei mercati finanziari dove alcuni grandi attori possono rendersi protagonisti di grandi performance ma anche di bolle speculative e conseguenti rovesci, nell’economia reale il cambiamento passa attraverso la plenitudine e la diversità di singoli comportamenti delle imprese nei confronti non solo degli altri attori di mercato ma anche nei confronti di una varietà di portatori di interessi. L’impatto sociale positivo che si concreta è frutto di tale complessità relazionale di cui l’articolazione di filiere benefit apparirà come manifestazione evidente.
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