Marco Girardo, direttore di Avvenire in Triennale a Milano, in occasione del convegno "L'economia che fa il bene"
Che significato ha oggi l’espressione “filiera sostenibile”? E quali sono i trend del domani in settore come grande distribuzione, moda e finanza? Domande che sono stati al centro della seconda edizione del convegno "L'economia che fa il bene", promosso da Avvenire e in particolare dall’inserto quindicinale Economia civile.
Nell’accogliere e salutare i lettori di Avvenire, gli imprenditori e gli start upper, i professionisti del Terzo settore e i comunicatori, gli studiosi e gli addetti ai lavori presenti mercoledì 30 ottobre al palazzo della Triennale di Milano, il direttore del quotidiano cattolico, Marco Girardo, ha invitato tutti a ragionare su come si possa «tradurre il tema della sostenibilità in azioni concrete».
Un auspicio e una base di partenza prima di indagare più a fondo la sostenibilità, le sue declinazioni e il suo impatto. A raccontare i dettagli della ricerca è stata, nel Salone d’onore della Triennale, Elisa Lavagna, director del gruppo di consulenza Brunswick, sintetizzando come «la sostenibilità rappresenti il nuovo standard per operare con successo: è una risposta alla normativa, un pilastro della reputazione e una strategia per la competitività. Chi investe nella sostenibilità oggi, costruisce un vantaggio durevole per il domani, contribuendo a creare un futuro migliore per l’intero sistema economico e sociale».
Garantire pratiche sostenibili lungo tutta la catena di fornitura, assicurando tracciabilità e trasparenza in ogni fase è uno degli sforzi nei quali sono impegnate le imprese della grande distribuzione: su questo hano discusso Carlo Alberto Buttarelli, presidente di Federdistribuzione, assieme a Vittorio Cino, direttore generale di Centromarca: entrambi hanno concordato sulla necessità di di dover garantire ai consumatori «prodotti accessibili e di qualità che possano essere acquistati dal più alto numero di persone». Ma è chiaro che perseguire la sostenibilità sociale e ambientale comporti dei costi per le aziende e a dispetto delle dichiarazioni di intento, secondo Cino, i comportamenti di acquisto dicono ancora che la convenienza al supermercato è la motivazione principale per le famiglie italiane.
Passando all’ambito della moda, è ancora il prezzo o il valore a spingerci all’acquisto? Vestirsi è una scelta etica ed estetica che facciamo tutti i giorni: per questo serve un’alleanza tra consumatori e produttori, secondo Francesca Romano Rinaldi, direttrice del Monitor for Circular Fashion della Sda Bocconi. «L’economia circolare richiede che l’intera filiera cambi il suo paradigma, le direttive europee lo prevedono quindi dobbiamo adeguarci» ha aggiunto Giulio Bonazzi, amministratore delegato di Aquafil. Ma non bastano i proclami, è importante seguire l’Europa e dare maggiore peso alla sensibilità dei giovani su ambiente, consumi etici e sostenibilità. «I giovani ci hanno rotto il giocattolo dell’iperconsumismo» ha aggiunto Paolo Iabichino, storica firma dell'inserto L'economia civile e fondatore dell’Osservatorio Civic Brands, lanciando un appello a tutti noi consumatori con un video mostrato in sala sul nuovo manifesto di Altroconsumo che recita "Impegnati a cambiare" per un futuro migliore.
Dal consumo critico alla difficoltà di accesso al credito che esclude ancora tantissime categorie di persone dalle donne ai working poors fino alle persone migranti. Finanziare il Terzo settore rappresenta per gli istituti di credito un'operazione di business, secondo il responsabile Clienti istituzionali, Enti Religiosi e Terzo Settore di Banco Bpm, Paolo Landi, che ha rilanciato l'impegno della sua banca verso il mondo del non profit, dove «gli stakeholders sono moralmente coinvolti e impegnati in un comune obiettivo». Dal canto suo, la presidente di Banca Etica, Anna Fasano, ha auspicato che tutte le banche possano essere di supporto al Terzo settore: «Se la finanza mette a disposizione più risorse sollecita e stimola l’innovazione sociale». La conclusione è toccata al professor Enrico Berbenni, titolare della cattedra in Credito cooperativo all’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha molto a cuore il concetto di biodiversità finanziaria e l'ha sintetizzata facendo propria una citazione del liberale Luigi Einaudi: “Grosse e piccole banche sono, per concludere, non valori incompatibili fra di loro, ma piuttosto complementare”.
Prima di concludere la serata, sono state premiate tre startup, tra le trenta che sono state raccontate negli ultimi dodici mesi sulle pagine di L'economia civile. A consegnare i premi Ludovica Busnach, consigliere delegata di Inaz, assieme al vicedirettore di Avvenire, Marco Ferrando: al primo posto si è classificata W3DS, che è riuscita a produrre un tipo di cemento ecosostenibile attraverso i gusci delle cozze, al secondo posto il premio è andato a PlanEat, che ha creato una piattaforma di spesa online per contrastare lo spreco del cibo e al terzo posto un riconoscimento anche per Menabòh, che, in una logica di moda sostenibile, trasforma abiti usati in nuovi capi.