I numeri, purtroppo, parlano chiaro: nell'ultimo anno i morti su strada sono aumentati del 7%. Dopo anni di diminuzione, gli ultimi 24 mesi hanno sancito una brusca inversione di tendenza e questo perché nella maggior parte dei casi, è la distrazione a farla da padrone, specie quella derivante dall'uso dei telefoni cellulari in automobile, vera piaga sociale per tanti giovani e non. Alex Zanardi è quindi tornato in primo piano con un'altra iniziativa per la sicurezza stradale, tema molto caro al campione, che anche grazie all'appoggio di BMW Italia riesce sempre a sensibilizzare sull'argomento smartphone durante la guida, che negli ultimi anni hanno mietuto sempre più vittime.
Stavolta Zanardi si è inventato l'ashtag #CoverYouPhone, una “sfida” rivolta agli automobilisti, che il bolognese ha però voluto lanciare a anche alle altre Case automobilistiche, stuzzicando manager del calibro di Marchionne (Fca), Matthias Muller (Volkswagen) e Dieter Zetsche (Daimler-Mercedes). Come dire che non è un messaggio dedicato solo a BMW, ma a tutti i grandi costruttori che devono impegnarsi su questo argomento. La campagna è nata per far girare la cover del telefono agli automobilisti prima di partire.
L'operazione (appoggiata anche dalla Polizia Stradale) ha origine da un tweet di Zanardi: "Viaggiamo circondati da “guidatori” con gli occhi sul telefono! Scusate, non sono un santo, ma vorrei fare la mia parte nel passare parola...". Bmw ha immediatamente appoggiato la causa e si è messa al fianco del suo brand ambassador. Un gesto semplice quindi che potrebbe funzionare, come il famoso "Clic che ti può salvare la vita". O forse un "Clac", il rumore di una cover che avvolge al contrario un cellulare. Quello che importa è che un campione dello sport e di vita come Zanardi ci abbia messo la faccia per sensibilizzare i tanti che fanno un uso distorto del cellulare in auto.
L'occasione per presentare la campagna di sicurezza è stata sfruttata anche per ricordare i numeri di BMW Driving Academy, la scuola di pilotaggio che ha aperto le proprie porte anche ai diversamente abili. E anche in questo caso i numeri parlano di automobilisti con maggior sicurezza e minori incidenti: «Una volta venivano a scuola, si mettevano al volante e ci davano dentro col gas - dice il titolare della scuola, Siegfried Stohr, ex pilota di F.1 - oggi invece abbiamo un approccio più ragionato. I ragazzi disabili che vengono ai nostri corsi imparano a controllare la vettura e conoscere i sistemi di sicurezza. Una volta presa dimestichezza diventano automobilisti più consapevoli e non si sentono più portatori di handicap perché riescono a fare le stesse cose dei normodotati, controllano l'auto allo stesso modo e su strada sono più attenti e consapevoli della propria padronanza del mezzo». Quindi auto potenti sì, ma automobilisti preparati, sicuri e senza distrazioni al volante.