martedì 26 marzo 2019
Triplicate in quattro anni le aziende molto attive: oggi sono il 19,6%. Sesana: crescente consapevolezza del benessere dei lavoratori. Fraccaro: colmare il divario al Sud
Dall'ascolto dei dipendenti il successo dell'impresa
COMMENTA E CONDIVIDI

Il welfare aziendale è vincente se è un progetto d’impresa che parte dall’ascolto delle esigenze dei dipendenti; gli imprenditori che attivano una strategia coerente e prolungata nel tempo, per il benessere e la soddisfazione dei lavoratori e delle loro famiglie, dichiarano di avere un impatto positivo sulla produttività e anche sulla comunità; tra le aziende aumenta la consapevolezza che benessere sociale e risultati di business crescono di pari passo. Sono queste le principali evidenze del Rapporto 2019 - Welfare Index Pmi, promosso da Generali Italia con la partecipazione delle maggiori confederazioni italiane (Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato e Confprofessioni), che per il quarto anno ha analizzato il livello di welfare in 4.561 piccole medie imprese italiane (più che raddoppiate rispetto al 2016) superando nei tre anni le 15mila interviste.

Welfare Index Pmi ha monitorato le iniziative di welfare delle imprese – di tutti i settori produttivi e di tutte le classi dimensionali (da meno di dieci fino a 1.000 dipendenti) – in 12 aree: previdenza integrativa, sanità integrativa, servizi di assistenza, polizze assicurative, conciliazione vita-lavoro, sostegno economico, formazione, sostegno all’istruzione di figli e familiari, cultura e tempo libero, sostegno ai soggetti deboli, sicurezza e prevenzione, welfare allargato al territorio e alle comunità.

Il Rapporto 2019 mette in evidenza il salto di qualità intervenuto nelle imprese che hanno saputo dotarsi di politiche di welfare come progetto aziendale. Dal 2016 le imprese hanno incrementato tanto l’ampiezza quanto l’intensità delle iniziative di welfare adottate rispetto alle 12 aree identificate dalla ricerca. Le imprese attive, cioè con iniziative in almeno quattro aree, nel 2016 erano il 25,5%; in soli tre anni sono raddoppiate, raggiungendo il 45,9%. Ancor più significativa è la crescita delle imprese molto attive, cioè con iniziative in almeno sei aree: sono quasi triplicate, passando dal 7,2% nel 2016 al 19,6% nel 2019. Il vero salto è avvenuto nell’ultimo anno, con una crescita delle imprese molto attive dal 14,4% al 19,6% (+36%), segno del successo della normativa e dell’iniziativa Welfare Index Pmi che ha promosso la diffusione del welfare tra le piccole e medie imprese.

Welfare Index 2019
mette in evidenza che il welfare aziendale non è solo appannaggio delle grandi imprese, ma in questi anni è riuscito a rompere la barriera dimensionale, diffondendosi anche nelle piccole e microimprese. Le imprese più grandi restano avvantaggiate, con una quota di imprese molto attive del 71%, ben superiore a tutti gli altri segmenti. Ma nelle imprese di piccola e media dimensione la crescita è stata particolarmente veloce, e in questi tre anni la quota delle molto attive è più che raddoppiata. Nelle microimprese (meno di dieci addetti): dal 6,8% nel 2017 all’attuale 12,2%. Nelle piccole imprese (10-50 addetti): dall’11% nel 2016 al 24,8% di oggi. Nelle medie imprese (51-250 addetti): dal 20,8% nel 2016 al 45,3% di oggi, con un aumento particolarmente sostenuto nell’ultimo anno.

Welfare Index Pmi 2019 evidenzia quindi l’esistenza di un segmento rilevante di imprese molto attive (il 19,6% che equivale a 130mila imprese), appartenenti a tutti i settori produttivi, che hanno:

• maturato una consapevolezza del proprio ruolo sociale (il 63,4% dichiara che l’importanza degli obiettivi sociali è aumentata negli ultimi 2-3 anni);
• sviluppato una visione strategica di lungo periodo (il 71,7% di queste dichiara l’intenzione di accrescere ulteriormente il welfare aziendale in futuro);
• definito obiettivi e politiche ben focalizzate, coinvolgendo sistematicamente i lavoratori (il 71,2% contro una media del 51,6%);
• ottenuto di conseguenza risultati che incoraggiano a procedere su questa strada: il 73,1% e il 63,9% rispettivamente rilevano impatti positivi sulla soddisfazione dei lavoratori e sulla produttività del lavoro.

Dunque le aziende che costruiscono un progetto di welfare capace di rispondere ai bisogni dei lavoratori, delle loro famiglie e del territorio, generano un valore superiore a quello economico dell’iniziativa e le persone sono pronte a riconoscerlo.

Tuttavia, in un contesto di sensibile rafforzamento del welfare aziendale e nonostante la crescita rilevante delle aziende attive, resta un segmento molto ampio di aziende ancora in fase di sperimentazione iniziale: oggi sono il 54% delle pmi.

Il Rapporto sullo stato del welfare nelle piccole medie imprese italiane è stato presentato oggi al Salone delle Fontane all’Eur, a Roma, a una platea di imprenditori, istituzioni, docenti, ed è stato commentato da: Riccardo Fraccaro, ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta; Marco Sesana, Country Manager & Ceo Generali Italia e Global Business Lines; Carlo Robiglio, presidente della Piccola Industria di Confindustria; Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura; Cesare Fumagalli, segretario generale di Confartigianato Imprese; Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni; Lucia Sciacca, direttore Comunicazione e Sostenibilità Generali Country Italia ed Enea Dallaglio, amministratore delegato Innovation Team, società del gruppo Mbs.

Per Fraccaro «il Paese è spaccato nell'applicazione del welfare aziendale e il governo vuole cambiare questa situazione». «La legge di Bilancio - spiega il ministro - non rimette in discussione né stravolge quanto fatto fino a oggi, non intacca gli incentivi previsti per i premi di risultato e la possibilità che siano convertiti in strumenti di welfare aziendale a seguito di un accordo di secondo livello. Gli ultimi dati ci dicono che da giugno 2016, anno della prima rilevazione, sono stati depositati 43.229 contratti, che contengono tra l'altro misure di welfare aziendale. Oggi ci sono 10.441 contratti attivi e 5.352, pari
al 52%, prevedono misure di welfare aziendale con una netta spaccatura però tra le aree del Paese: il 76% dei contratti attivi con misure di welfare aziendale è concentrata al Nord, il 16% nel Centro e solo l'8% nel Mezzogiorno. È un dato su cui bisogna lavorare: offre uno spaccato del mercato del lavoro che continua a viaggiare a due velocità. La sfida che ci proponiamo è colmare questo gap anche con il supporto delle imprese che possono essere promotrici di un diverso approccio aziendale specie nel Mezzogiorno, dove ce
n'è più bisogno».

«In quattro anni con Welfare Index Pmi abbiamo ascoltato gli imprenditori del nostro Paese, con 15mila interviste - sottolinea Sesana - e abbiamo visto una crescente consapevolezza dell’importanza del welfare. Il Rapporto 2019 ci restituisce una fotografia unica: il welfare ha successo se è un progetto d’impresa coerente e strategico che parte dall’ascolto dei dipendenti. In Generali il welfare, da sempre parte integrante del nostro business di assicuratori, è una priorità strategica: dall’ascolto delle nostre 15 mila persone abbiamo costruito uno dei più completi e innovativi programmi di welfare in Italia. E mettiamo queste nostre competenze e la nostra innovazione nel welfare a disposizione di imprese e lavoratori».

«Già nel 2001 - racconta Stella - il nostro contratto prevedeva misure per fidelizzare i dipendenti. Le prime iniziative di welfare furono realizzate nel 2004 con l'assistenza sanitaria integrativa. Nel 2007 varammo il "pacchetto famiglia": contributo per l'asilo nido, rimborsi per le spese sanitarie, lavoro agile, assistenza agli anziani non autosufficienti».

Il welfare aziendale fa crescere l’impresa, ma anche il Paese. Le imprese hanno infatti la capacità di mobilitare e immettere nel sistema di welfare risorse aggiuntive, allargando la gamma dei servizi disponibili e affiancandosi alle altre componenti del sistema, a partire dalle istituzioni del servizio pubblico. Secondo il rapporto Index Pmi 2019 sono tre gli ambiti principali nei quali il welfare aziendale può offrire un contributo importante al sistema di welfare italiano: la salute e l’assistenza; la conciliazione vita e lavoro; i giovani, la formazione, il sostegno alla mobilità sociale.

Poco meno della metà delle pmi italiane (45,7%) attua iniziative nell’area della salute e dell’assistenza: il 7,2% ha ampliato questo genere di iniziative nell’ultimo anno. Le iniziative nella macro-area della conciliazione famiglia-lavoro e delle facilitazioni al lavoro sono praticate dal 59,2% delle imprese. Mentre le iniziative per la formazione dei lavoratori e il sostegno alla mobilità sociale delle giovani generazioni sono attuate dal 43,9% delle pmi. E si conferma come una delle aree su cui le imprese intendono investire di più nei prossimi anni: lo afferma il 42,6% di imprese.

Lavanderia aziendale e spesa a portata di app, poliambulatorio con servizio infermieristico e specialistico a disposizione dei dipendenti e delle loro famiglie, orari flessibili per le mamme e i papà, sostegno alla formazione dei figli dei dipendenti. Sono alcune delle migliori iniziative di welfare premiate nel corso dell’evento, patrocinato dalla presidenza del Consiglio: Agrimad, Europea Microfusioni Aerospaziali, Deangelis, Illumia, La Grande Casa, Mazzucchelli 1849, Rondi Maria Elena, Selle Royal, Spazio Aperto Servizi, Studio Sila, Umbragroup, Welcome Italia.

Nel 2019 le imprese Welfare Champion, che hanno ottenuto le 5 W del rating Welfare Index PMI, sono salite a 68 (più che triplicate rispetto al 2017). Si tratta delle realtà caratterizzate dal sistema di welfare più ampio (per numero di aree attivate) e che si contraddistinguono per numerosità e intensità delle iniziative, grado di coinvolgimento dei lavoratori e impegno economico e organizzativo nel welfare aziendale.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: