Le imprese sono in attesa del decreto Crescita e del decreto Sblocca cantieri, che vanno nella direzione giusta. Lo ha affermato il presidente di Unioncamere Carlo Sangalli all'assemblea annuale tenuta alla presenza del ministro al Lavoro e Sviluppo economico Luigi Di Maio. «Il nostro - ha detto Sangalli - è un Paese che cresce meno degli altri. Negli ultimi 20 anni l'Italia è infatti cresciuta mediamente di mezzo punto all'anno, a fronte dell'1,4% della zona euro». Il lavoro «arranca» e a farne le spese sono soprattutto i giovani che «sempre più spesso sono costretti a cercare una speranza di futuro fuori dalla loro terra, con un saldo negativo di 340mila giovani emigrati in dieci anni dal Meridione al Nord». Ma il lavoro - ha aggiunto il presidente di Confcommercio - è creato dall'impresa e per questo «vanno sostenuti gli investimenti, vanno rimossi i tanti ostacoli che ne frenano lo sviluppo, va reso più fluido il mercato del lavoro».
Nel decreto Crescita è positivo il ripristino del superammortamento, il nuovo processo di riduzione dell'Ires sugli utili reinvestiti e la prosecuzione del percorso d'innalzamento della deducibilità Imu che grava sugli immobili d'impresa. Bene pure le più ampie missioni affidate alla «nuova Sabatini» e al Fondo centrale di garanzia. Resta però - ha fatto notare Sangalli - il tema dell'efficienza del sistema Paese: «Penso quindi agli eccessi, di carico fiscale e burocrazia, e ai deficit, d'infrastrutture e di legalità. È un tema, certo, d'investimenti pubblici: penso ai collegamenti veloci nel Mezzogiorno, alla Tav, alla connessione digitale a banda ultra larga: il decreto Sblocca cantieri sembra andare in questa direzione». Ma vi è anche - ha aggiunto - un tema di semplificazione, della pubblica amministrazione e delle istituzioni: «E qui entra in gioco il ruolo delle Camere di commercio. Bisogna dare rapida attuazione alla riforma, provando a correggere i punti che non vanno e che destano forte preoccupazione». Su alcune criticità - ha detto Sangalli rivolgendosi al ministro Di Maio - occorre anzi che s'intervenga rapidamente. Perché è vero che siamo a metà del guado, anzi siamo ormai ben oltre la metà, e non ha senso tornare indietro».
Imprese: vita media 12 anni, le più longeve nelle Marche
Nelle Marche di solito arrivano ad età di liceo. Nel Lazio, invece, si fermano alla prima media. In Italia hanno una vita media di 12 primavere e sono quelle meno giovani a garantire la fetta più importante dell’occupazione. È la fotografia delle imprese italiane scattata da Unioncamere sulla base dei dati del Registro delle imprese, presentata nel corso dell’Assemblea dei Presidenti delle Camere di commercio italiane. Dal lato dei settori produttivi, quanto a longevità l’agricoltura batte tutti: 16 anni tondi la durata delle imprese che operano in questo comparto, qualcosa in più della pur longeva industria in senso stretto (15,7 anni). Più breve l’aspettativa di vita delle aziende di costruzioni (12,5 anni) e, soprattutto, di quelle dei servizi (11,8), al cui interno “pesa” la minor durata media delle attività turistiche (9,2 anni). A fine 2018, quasi sei imprese su dieci risultano costituite prima del 2009. Questo universo di aziende longeve concentra il 70,2% degli addetti del settore privato. Poco più del 18% delle imprese oggi esistenti è nato invece tra il 2009 e il 2013 e raccoglie il 14,3% degli addetti. Circa una impresa su 4, infine, è stata costituita negli ultimi 5 anni e ha una quota di addetti pari al 15,4%. La vita delle imprese è mediamente più lunga nel Nord Est (13,3 anni). A seguire, il Nord Ovest (12,4 anni), il Centro (12,1 anni) e il Mezzogiorno (11,7 anni). Le più resilienti sono le aziende marchigiane (15 anni), seguite da quelle del Trentino Alto Adige (14,6 anni) e del Friuli Venezia Giulia (13,9 anni). Turnover più accentuato invece nel Lazio e in Campania (in entrambi i casi la vita media è di 11,1 anni), e in Calabria (11,4). Guardando alle forme giuridiche, l’analisi mostra che l’impresa individuale ha una vita media più bassa delle altre (11,4 anni). Nella media i valori delle società di capitali (12,4%), mentre cresce la durata per le altre forme (13,9 anni) e soprattutto per le società di persone (17,0 anni).