
Rosario Rasizza, presidente di Assosomm - Enrico Scaringi / Varese Press
Il lavoro c'è, mancano i lavoratori. La conferma arriva da una ricerca effettuata dall'Osservatorio Censis-Assosomm (Associazione italiana delle Agenzie per il lavoro). Nei prossimi cinque anni in Italia ci sarà un'enorme domanda di lavoratori con una preparazione tecnica e all'appello ne mancheranno almeno 666mila. Tra le figure più richieste: saldatori, carpentieri, elettricisti, meccatronici e montatori meccanici. Le imprese italiane stimano un fabbisogno di capitale umano di oltre 3,2 milioni di lavoratori per i prossimi cinque anni, il 39% dei quali dovranno essere laureati (o più), ma la maggioranza, cioè il 55%, dovranno uscire da scuole secondarie non liceali, come istituti tecnici e professionali. La domanda di capitale umano nel mondo del lavoro sta andando nella direzione di una formazione intermedia, professionalizzante, ma non specialistica e in fondo si potrebbe dire più adattabile e duttile. L'Italia però è tutt'altro che pronta a rispondere a questa domanda, prima di tutto per la questione demografica, per cui nei prossimi anni mancheranno all'appello quasi un milione di giovani, ma soprattutto perché questo vuoto che ci attende è concentrato proprio nella fascia dei lavoratori con una formazione "intermedia": secondo la ricerca dell'Osservatorio Censis-Assosomm il sistema delle imprese nei prossimi cinque anni avrà bisogno di 1.775.500 lavoratori con una formazione tecnica.
«Nel 2024 - spiega Rosario Rasizza, presidente di Assosomm - l'intero settore delle Apl-Agenzie per il lavoro ha registrato un giro d'affari di 15 miliardi di euro, di cui 9,5 miliardi imponibili e circa tre miliardi di gettito per l'Inps. L'ora lavorata media di un lavoratore somministrato vale 13,46 euro. Questo significa che le Apl servono aziende che adottano contratti sicuramente più remunerativi. Ecco perché nel prendere posizione rispetto al tema del salario minimo, per il nostro settore questo di fatto è un non problema, essendo già ben oltre i nove euro orari di cui tanto si è parlato. Vale infine sempre la pena ricordare quella parte di popolazione che passa attraverso la formazione erogata gratuitamente dalle Apl e trova poi collocazione, assunta direttamente dalle aziende, corrispondente a circa 200mila persone. La Lombardia a oggi è la regione che si appoggia maggiormente alle Apl: da sola questa rappresenta circa il 30% del dato nazionale».
Il 58esimo rapporto Censis rileva anche che nel 2023 la quota di figure professionali di difficile reperimento rispetto ai fabbisogni delle imprese è arrivata al 45,1% del totale delle assunzioni previste (era pari al 21,5% nel 2017). È aumentato soprattutto il peso delle figure difficili da reperire per esiguità dei candidati: dal 9,7% del totale delle assunzioni previste nel 2017 al 28,4% nel 2023. Tra gli under 29 anni, sono di difficile reperimento per esiguità dei candidati il 34,1% delle professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione e il 33,3% delle professioni tecniche. Nel 38,9% dei casi non si riescono a trovare giovani che vogliano fare gli artigiani, gli agricoltori o gli operai specializzati. Specialisti e tecnici della salute sono ormai la primula rossa del mercato del lavoro. Il ridotto numero di candidati riguarda ben il 70,7% della domanda di lavoro per infermieri e ostetrici, il 66,8% per i farmacisti e il 64,0% delle posizioni aperte per il personale medico. Ristoratori e albergatori non riescono a trovare soprattutto cuochi (il tasso di irreperibilità per ridotto numero di candidati è salito al 39,1%) e camerieri (35,3%). La carenza di candidati riguarda anche gli idraulici (il 47,7% delle assunzioni previste) e gli elettricisti (40,2%).
La soluzione potrebbe arrivare dagli Its e dalla riforma 4+2
La soluzione alla mancanza di personale tecnico - e non solo - potrebbe arrivare dagli Its-Istituti tecnici superiori e dalla riforma 4+2. Restano infatti altissimi i dati sull’occupabilità dei giovani che frequentano gli Its: basti pensare che l’87% degli studenti che ha concluso il proprio percorso di studi nel 2022 a un solo anno dal diploma (fine 2023) ha trovato occupazione. Di questi (pari a 6.121 diplomati), il 93,8% svolge un lavoro coerente con gli studi effettuati. Si tratta del miglior risultato di sempre per gli Its Academy, come emerge dal monitoraggio annuale realizzato da Indire-Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa su incarico del Mim-Ministero dell’Istruzione e del Merito, con il supporto delle Regioni. La rilevazione è stata condotta su 349 percorsi Its terminati da almeno un anno al 31 dicembre 2023, erogati da 98 Its Academy, con 9.246 studenti e 7.033 diplomati (il 76,1% degli iscritti) di cui 5.177 maschi e 1.856 femmine.
Un altro ottimo risultato riguarda i percorsi aventi diritto al 30% del contributo nazionale, a titolo di premialità sulla base delle loro performance: nel 2024 sono il 68,5% % dei percorsi monitorati (239 su 349), superando nettamente la media del 55% registrata nel corso dei dieci anni precedenti. Tra le regioni è il Piemonte ad avere la percentuale più alta di percorsi premiati (96%), e rispetto alle aree tecnologiche primeggia quella delle Tecnologie dell’Informazione e comunicazione, con ben 42 percorsi su 50 premiati (pari all’84%).
Le Its Accademy sono un segmento dell'offerta formativa molto apprezzato dal sistema produttivo e ad elevata occupabilità. Al momento sono programmati 1.540 percorsi Its, 500 in più rispetto ai 1.002 attivi a giugno 2023 e quasi raddoppiati rispetto agli 837 del 2022. Le previsioni per il 2023 certificavano un fabbisogno annuo di più di 47mila tecnici superiori, ma tra il 2013 e il 2022 i diplomati Its sono stati solo 34.925. Il legame con l'innovazione tecnologica è senza dubbio un elemento qualificante. Se tra i corsi conclusi nel 2017 quelli sulle tecnologie abilitanti 4.0 erano solo il 18%, già nel 2018 si era arrivati al 46,0% e poi al 54,7% nel 2019. Dal 2020 sono disponibili finanziamenti aggiuntivi: dai 13 milioni di euro di dotazione del Fondo per l'istruzione e la formazione tecnica superiore si è passati a più di 23 milioni nel 2018, fino a superare i 48 milioni a partire dal 2020 (con un picco di 68 milioni nel 2021). Tra i percorsi conclusi, la quota di quelli con tecnologie abilitanti 4.0 sale al 66,9% nel 2020, al 70,5% nel 2021, fino al 78,2% dei 349 percorsi conclusi nel 2022. I finanziamenti aggiuntivi previsti dal Pnrr-Piano nazionale di ripresa e resilienza danno un ulteriore impulso. Elevato è il numero di Its che già prevedono moduli didattici e attività laboratoriali sull'intelligenza artificiale. Secondo una rilevazione del Censis, nelle 146 Its Accademy oggi attive sono in partenza o programmati 21 percorsi riferibili alla figura del tecnico superiore per la digitalizzazione dei processi con soluzioni artificial intelligence based.
Intanto il Mim ha scelto di tracciare un primo momento di confronto e bilancio della sperimentazione della filiera tecnologico-professionale 4+2. La riforma è stata avviata con l’obiettivo di garantire agli studenti una solida formazione, attraverso programmi fortemente innovativi in grado di fornire competenze teoriche e pratiche di qualità, grazie anche al coinvolgimento diretto delle imprese. Si tratta di percorsi di sei anni, declinati in quattro anni di formazione tecnica o professionale e due anni integrativi con gli Its Academy, in un continuum formativo tra scuola e formazione terziaria non universitaria. L’obiettivo è di formare “tecnologi”, ossia figure professionali più specializzate in linea con le richieste del mercato del lavoro e capaci di garantire competenze integrate e aggiornate, grazie all’alternanza scuola-lavoro e alla presenza di esperti provenienti dalle imprese. Concluso il percorso quadriennale, gli studenti ottengono un titolo di studio spendibile subito nel mondo del lavoro, al pari di un diploma quinquennale che consente loro anche di iscriversi all’Università oppure possono accedere direttamente ai corsi degli Its Academy.
Secondo Maurizio Chiappa, direttore generale per l’istruzione tecnica e professionale e per la formazione tecnica superiore del Mim, «in questi percorsi, che oggi stanno formando quasi 3mila ragazzi per diventare figure professionali altamente specializzate che usano la tecnologia in qualunque settore e in qualunque ambito economico, fin dal primo anno è data particolare attenzione alle attività laboratoriali e all’orientamento esperienziale, grazie al quale i ragazzi possono scoprire i propri talenti e le proprie inclinazioni e quindi essere orientati alla scelta migliore possibile per loro». «La filiera del 4+2 - aggiunge Chiappa - è anche una leva importante di promozione e di crescita degli Its, gli Istituti tecnologici superiori, verso i quali conduce, in un percorso di continuità con questo segmento della formazione italiana che garantisce oggi un tasso di occupabilità medio dei diplomati, a un anno dalla qualifica, pari all’87%. Il 4+2 è un luogo importante per rafforzare il collegamento tra scuola e impresa, che non avverrà più solo durante i percorsi di alternanza scuola lavoro ma nelle filiere tecnologico-professionali partirà già dal primo anno, facendo incontrare da subito gli studenti con esperti aziendali».
E a sostegno dello sviluppo delle filiere tecnologico-professionali lo scorso giugno è stato siglato un protocollo tra il Mim e la Fondazione per la scuola italiana: una collaborazione tra pubblico e privato considerata vincente, che ha l’obiettivo di potenziare anche per il nostro Paese gli investimenti dei privati nella scuola, oggi pari solo allo 0,5% delle spese totali rispetto alla media Ocse del 2%. Nata nella primavera del 2024 su ispirazione di altre esperienze europee, la Fondazione è costituita con la finalità di sostenere la scuola pubblica italiana consolidando così il dialogo virtuoso tra pubblico e privato in particolare nei settori produttivi in cui è maggiore il fabbisogno non soddisfatto di conoscenze. E rispetto al supporto specifico alla sperimentazione delle filiere del 4+2, Marco D’Angelo, direttore generale della Fondazione per la scuola italiana, afferma: «Vogliamo valorizzare le esperienze di successo e contribuire con il nostro appoggio a progetti di innovazione per i territori. Ci siamo dati l’obiettivo di sostenere, tramite due bandi dedicati, 20 filiere nel 2025 e 20 nel 2026 con risorse e supporto in beni e servizi da parte delle imprese aderenti. In collaborazione con il Mim e con Indire, stiamo definendo un set di indicatori utili a monitorare l'efficacia dei percorsi e misurare in tempi lunghi l'impatto sociale delle singole filiere, sulla cui base fissare la loro premialità, per restituire il risultato concreto degli investimenti fatti e dare maggiore solidità all’operato della fondazione, allo scopo di coinvolgere un numero crescente di imprese private». Una rete che oggi comprende i fondatori Autostrade per l’Italia, Banco Bpm, Enel, Leonardo e Unicredit e vede il supporto di Bcg.