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La spesa in Ict complessiva dagli studi professionali nel corso del 2015 ha superato 1,1 miliardi di euro, così ripartita: il 12% per investimenti in innovazione, il 16% per sviluppo dell’esistente, il 20% per adeguamento tecnologico o normativo, il 53% per attività di gestione dell’esistente. Nel prossimo biennio, si prevede una spesa di circa 1,2 miliardi di euro annui, con un'ulteriore crescita dell’8%. Sono alcuni dei risultati di una ricerca dell'Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale della School of Management del Politecnico di Milano.Le tecnologie più presenti negli studi sono quelle abilitanti l’esercizio professionale (firma digitale, banche dati, gestione dei flussi telematici). Gli investimenti futuri riguarderanno, invece, principalmente software per la gestione elettronica documentale e la conservazione digitale a norma dei documenti dello studio (entrambi al 39%), portali per la condivisione documentale e di attività con i clienti (34%) e siti Internet (33%).Le esperienze raccolte in due anni di ricerca dell’Osservatorio hanno portato a selezionare 145 studi, che hanno avviato o concluso progetti di miglioramento digital based con soluzioni che riguardano funzionalità in più di un’area organizzativa.In particolare, il 74% dei progetti coinvolge l’efficienza interna (dematerializzazione documentale, archiviazione digitale, lavoro in mobilità, firma grafometrica dei clienti per i dichiarativi), il 72% è relativo a soluzioni che impattano sulla relazione con i clienti (portali per la condivisione di documenti e attività), il 55% riguarda, invece, l’erogazione di nuovi servizi (acquisizione dati da altri soggetti per la pianificazione finanziaria, app per fornire un calendario delle scadenze dei pagamenti, formazione a distanza).E cresce la propensione all'uso del cloud computing, nonostante persistano le perplessità nel mondo professionale: tra coloro che utilizzano applicazioni in cloud, il 79% le usa per la Pec e il 66% per la posta elettronica di studio, il 62% per le banche dati.Tra coloro, invece, che usano il cloud per le strutture hardware, il 12% lo impiega per tutti i server, il 22% solamente per una parte di essi. Del 66%, invece, che non usa il cloud per l’hardware, il 37% è interessato a valutarlo già il prossimo anno. (segue)La spesa media 2015 in Ict per singolo studio, al netto di coloro che dichiarano di non aver effettuato investimenti in tecnologie (3%), sfiora i 9 mila euro, rispetto ai 6.300 euro preventivati l'anno precedente. Poco meno di mille euro sono destinati a soluzioni innovative e circa 3 mila euro allo sviluppo o aggiornamento normativo.Interessante notare che da un panel di 134 studi che hanno risposto alla survey dell’Osservatorio sia tre anni fa che nel 2015, risulta che solamente l’1% di coloro che avevano dichiarato che non avrebbero investito in Ict nei due anni successivi, ha mantenuto fede all’intenzione.Emerge una reciproca influenza tra l’andamento del fatturato/redditività e l’adozione di tecnologie all’interno degli studi. La relazione è più evidente quanto maggiore è la crescita del fatturato e della redditività. Gli studi che dichiarano una crescita in doppia cifra di entrambe le variabili rivelano la più elevata incidenza di tecnologie evolute (maggiore al 30%) sul totale delle tecnologie presenti nello studio.