sabato 21 febbraio 2015
Il Nord-Ovest è l’area che ne ospita il maggior numero (in particolare la Lombardia e Milano), seguito dal Nord-Est (con buone performance dell’Emilia Romagna e, a livello provinciale, di Trento). Significativo il contributo del Mezzogiorno, di poco inferiore a quello del Nord-Est e pari a quello del Centro.
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Trento come Napoli, Cagliari al pari di Padova. Il Mezzogiorno allo stesso livello del Centro e solo un piccolo passo dietro il Nord. Su una cosa l’Italia dalle diverse velocità ritrova lo stesso passo: si chiamano start up innovative, sono ormai più di 3.200 e aumentano a una velocità esponenziale. E lo fanno non solo a Milano (dove sono 470), Roma (270) o Torino (174), ma anche nelle province più piccole, come Trento, o con maggiori problemi di sviluppo, come Napoli, dove se ne contano in entrambi i casi 96.Questa voglia di fare impresa - che parla un linguaggio giovane, dinamico e ipertecnologico, che si muove a suon di byte ma che si lamenta di una burocrazia asfissiante e di un credito avaro - emerge sia dai dati ufficiali della sezione speciale del Registro delle imprese delle Camere di commercio, sia da una specifica indagine promossa da Unioncamere e ministero del Lavoro nell’ambito del Sistema Informativo Excelsior.E questi temi saranno portati all’attenzione della VI e X commissione della Camera dei deputati dal segretario generale di Unioncamere, Claudio Gagliardi, in una apposita audizione."Le Camere di commercio - sottolinea il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello - svolgono un ruolo fondamentale per favorire la diffusione dell’innovazione e la nascita e consolidamento delle imprese innovative. Occorre intervenire con un approccio improntato alla semplificazione (utilizzando al meglio le norme e le strutture efficienti che già esistono) e alla sostenibilità economica nel tempo, anche per il bilancio pubblico, delle misure affinché possano diventare strutturali".Nel dettaglio, a fine gennaio 2015, le start up innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese erano oltre 3.200. Ideate dal legislatore nel 2012, già nel 2013 hanno sfiorato le 1.300 unità ma hanno avuto un ulteriore boom nel 2014, quando ben 1.829 imprese con le caratteristiche di alto valore tecnologico hanno aperto i battenti.Oltre tre quarti è attivo nel settore dei servizi, poco più del 18% nell’industria e il 4% nel commercio. Più nel dettaglio, quattro imprese su 10 operano nelle attività terziarie più fortemente legate alle nuove tecnologie (produzione di software, consulenza informatica e servizi di informazione), mentre una quota del 16,7% si occupa di ricerca&sviluppo.All’interno del settore manifatturiero, la prevalenza va all’Ict, ossia a quei comparti che sviluppano la parte hardware (fabbricazione di computer) e le altre tecnologie di base (strumentazioni elettriche ed elettroniche). Stentano ancora a decollare l’energia e il sociale, due campi che il legislatore ha privilegiato riservando loro ulteriori incentivi.Le start up energetiche - intendendo quelle imprese che sviluppano e commercializzano esclusivamente prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico in ambito energetico - pesano infatti poco più del 12% (388 unità), mentre quelle a vocazione sociale costituiscono circa il 3% del totale.Il Nord-Ovest è l’area che ospita il maggior numero di start up (in particolare la Lombardia e Milano), seguito dal Nord-Est (con buone performance dell’Emilia Romagna e, a livello provinciale, di Trento). Significativo e degno di attenzione è però il contributo fornito dal Mezzogiorno, di poco inferiore a quello del Nord-Est e pari a quello del Centro.
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