«Capitolo chiuso» sulla riforma dei contratti. Il leader di Confindustria,
Giorgio Squinzi, mette un punto fermo: «Ci siamo resi conto dell’impossibilità di portare avanti qualunque trattativa con il sindacato. Non abbiamo margini di manovra per poter proseguire il colloquio sui contratti nel modo tradizionale». Si apre così la strada a un intervento per legge sulle regole per la contrattazione, per la prima volta su un campo di gioco fino a oggi riservato agli accordi tra parti sociali. Lo stesso Squinzi avverte: ora sul tema «in qualche modo potrebbe anche entrare il governo»; e aggiunge: «Ci auguriamo che non si combinino dei danni». La trattativa non è dunque mai partita davvero, con la Cgil e la Uil che avevano chiesto di chiudere prima la partita dei rinnovi dei contratti collettivi scaduti o in scadenza (in prima battuta alimentaristi, chimici e metalmeccanici). Ed è duro l’attacco ai sindacati del presidente di Confindustria, che parla a Milano dopo un incontro in Assolombarda con tutte le 40 associazioni di categorie che hanno i contratti da rinnovare nei prossimi mesi. «Le posizioni del sindacato, prima di tutto, sono irrealistiche sul piano monetario e poi anche per il futuro del nostro Paese. Se il sindacato fa così non ci sono più margini. Sono mesi, almeno da luglio, che ci prendono a schiaffoni e rinunciano a tutte le nostre aperture. Ne prendiamo atto». Non ci saranno ripercussioni sulle singole trattative per i rinnovi, garantisce Squinzi: «Premesso che, contrariamente a quanto dice la signora Camusso, non vogliamo ridurre i salari, non vogliamo bloccare le trattative, ogni trattativa ha una sua autonomia e inoltre non chiediamo una moratoria in nessun modo». Viale dell’Astronomia definirà nei prossimi giorni un documento con le sue proposte di riscrittura delle relazioni sindacali, con anche un «decalogo delle cose che si possono e di quelle che non si possono fare in eventuali trattative che le categorie ritengono di portare avanti». In ogni caso «le singole categorie sono libere: per chi ritiene di andare avanti l’autonomia c’è». «Il presidente di Confindustria non la racconta giusta», è la replica del leader della Uil,
Carmelo Barbagallo: «Fa da sponda a un possibile intervento del governo. Questo è un film che non vorremmo vedere. Nell’ultimo incontro avevamo concordato che i tavoli di categoria per il rinnovo dei contratti e quello interconfederale per la riforma del modello contrattuale avrebbero dovuto procedere contemporaneamente e autonomamente: Squinzi se n’è dimenticato? E cosa hanno fatto in Confindustria da febbraio, quando abbiamo presentato la nostra proposta di riforma, sino a luglio? Hanno dormito?». Intanto la leader della Cisl
Annamaria Furlan ribadisce la sua posizione: «Io non mi arrendo: le parti sociali devono svolgere fino in fondo il loro ruolo e assumersi le loro responsabilità»; l’attuale modello contrattuale «appartiene al passato, è evidente che abbiamo bisogno di uno nuovo, mantenendo il contratto nazionale, ma puntando sulla produttività e quindi sul secondo livello».