Il sistema duale è modello formativo concepito per favorire l’occupazione perché progettato nella modalità, teorica e pratica, e nella scelta dei corsi, sulla base delle competenze che il mondo produttivo ricerca. In Italia la gestazione di questo filone formativo è stato lungo, ma da due anni 2016/17 e 2017/18, è stato messo a regime e finanziato dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in accordo con le Regioni.
Una svolta importante ed attesa dal mondo della formazione professionale, che per sua natura, è vocata ai mestieri, ed è proprio Forma (Associazione Nazionale Enti di Formazione Professionale) insieme con Confap (Confederazione Nazionale Formazione Aggiornamento Professionale), a commissionare a Noviter una ricerca che faccia il bilancio di questi due anni.
L’indagine è stata presentata ieri pomeriggio a Roma nella Sala della Lupa presso la Camera dei deputati in un incontro corale con tutti i più importanti rappresentati del privato sociale di matrice cattolica che gestiscono centri ed esperienze legate alla formazione professionale in tutto il Paese e coinvolti nelle fasi della ricerca.
La presidente del Ciosf-Fp (Centro Opere Femminili Salesiani per la formazione Professionale) Manuela Robazza commenta così i risultati: «L’aspetto chiave che ci soddisfa è aver dimostrato che una corretta formazione e un coinvolgimento attivo delle imprese, si trasforma in occupazione. I nostri numeri sono ancora piccoli e in certe regioni fatichiamo, ma centinaia di nuovi occupati contrattualizzati, significano che questa è la strada giusta»
Infatti i risultati illustrati da Eugenio Gotti di Noviter sono chiari: il primo monitoraggio sull’anno formativo 2016-2017 aveva evidenziato alcune difficoltà e timori soprattutto connessi al lavoro in team tra formatori, imprese, allievi e famiglie, aspetto del tutto superato alla luce dei risultati positivi e del grande sforzo organizzativo dei Centri di Formazione Professionale.
La seconda edizione del rapporto La nostra via duale sull’anno scolastico appena concluso, ha anche coinvolto più centri (+21), più regioni (+2) e più allievi. Hanno risposto ai quesiti 6.974 ragazzi rispetto ai 3.931 dell’anno precedente. Un segnale di coinvolgimento e consapevolezza vera, sul valore di esprimersi a proposito di scelte che indirizzeranno il loro futuro. Aumentano i percorsi offerti, aumentano gli iscritti e aumentano le regioni attive nel promuovere la filiera professionalizzante, anche se il Centro-Nord si dimostra più attivo.
Paola Vacchina, presidente di Forma, che ha preso la parola dopo l’on. Mara Garfagna, ha ribadito il successo sottolineando che restano ancora aspetti da migliorare. È ancora preponderante la modalità formativa dell’alternanza rinforzata rispetto all’apprendistato e all’impresa formativa simulata. Anche se è evidente la maggiore collaborazione con le imprese è un segnale incoraggiante, le attività produttive contattate dei Cfp sono state 6.385, il 97% in più dell’anno precedente e l’81% di queste ha accettato di esser coinvolto: «Va reso strutturale il rapporto con le imprese, ma anche noi siamo sfidati a cambiare mentalità. Ma insieme alle istituzioni vanno riviste le liste professioni, a questo per fortuna si sta lavorando. Poi ci vuole impegno istituzionale costante e pluriennale».
«Ci vuole anche un po’ di ingegno e voglia imprenditoriale da parte di noi formatori - racconta Robazza - girando per le varie regioni dove abbiamo i centri del Ciofs-Fp, ho visto esperienze bellissime. Ne cito una per tutte a Roma, nel quartiere Testaccio, è nato un pastificio artigianale con una bottega aperta a tutti in cui i ragazzi lavorano e imparano, era una scommessa, ma oggi c’è la fila di acquirenti: famiglie e anche ristoranti che danno fiducia, e reddito, ai nostri giovani».
È un modello formativo concepito per favorire l’occupazione perché progettato nella modalità, teorica e pratica, e nella scelta dei corsi, sulla base delle competenze che il mondo produttivo ricerca
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