La pandemia non cancella la speranza degli italiani - Archivio
Un Paese che guarda avanti nonostante la pandemia, nel quale l’indice generale di fiducia continua a crescere (+3 punti rispetto al 2020, Italia terza tra i Paesi europei analizzati) e che premia tre istituzioni sulle quattro analizzate: il governo guadagna dieci punti rispetto al 2020 e per la prima volta in 21 anni abbandona l’area della sfiducia, il business guadagna due punti ed è secondo tra i Paesi europei analizzati, i media crescono di un punto e solo le Ong arretrano. Se l’istituzione cresce, resta però un problema di leadership perché solo gli scienziati, gli amministratori delegati della propria azienda e la comunità locale sono ritenuti dagli italiani meritevoli di fiducia. Il datore di lavoro è la realtà che riscuote la fiducia più alta con il 76% del campione e guadagna quattro punti rispetto al 2020. La pandemia consolida la fiducia nelle aziende italiane, che crescono di tre punti rispetto allo scorso anno e conquistano la prima posizione assoluta. La perdita di lavoro resta la paura principale per il 53% degli italiani, seguita dal cambiamento climatico e dal Covid-19. Solo il 35% degli italiani è disposto a vaccinarsi al più presto, una percentuale che però in Europa è inferiore solo al 42% del Regno Unito.
È il quadro dell’Italia descritto dalla XXI edizione dell’Edelman Trust Barometer, la più importante indagine globale sul tema della fiducia realizzata dall’agenzia di comunicazione Edelman in 28 Paesi su di un campione di 33mila persone, diviso tra élite (la parte più informata e con maggior tenore di vita) e il resto della popolazione. La ricerca, che ha analizzato la fiducia verso aziende, media, governo e associazioni non governative, è stata presentata dall’amministratrice delegata di Edelman Fiorella Passoni e commentata da monsignor Melchor Sanchez de Toca y Alameda (sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura), Elena Flor (responsabile Corporate Social Responsibility di Intesa Sanpaolo) e Fulvio Giuliani (capo redattore Rtl 102.5).
Mettendo l’Italia a confronto con i propri partner occidentali si rileva che: il nostro Paese è davanti a Regno Unito, Francia, Spagna, Stati Uniti, Germania per fiducia nel business; nel governo è terzo in Europa dietro Olanda e Germania; gli italiani sono più fiduciosi nei media rispetto a Paesi di grande tradizione giornalistica come Stati Uniti, Regno Unito, Francia, mentre il quadro cambia rispetto alle Ong dove l’Italia è solo quartultima nel mondo.
L’indagine mette in evidenza l’importanza attribuita dagli italiani alla realtà rappresentata dal mondo aziendale e dai suoi protagonisti. Il 74% del campione si aspetta infatti che gli amministratori delegati prendano posizione pubblicamente rispetto a temi quali l’impatto della pandemia e l’automazione sul lavoro, un dato che si riflette sulla fiducia nei loro confronti nel fare ciò che è giusto, in crescita di quattro punti rispetto al 2020. Tra le voci considerate più credibili per acquisire informazioni sulle aziende, gli esperti accademici restano in testa ma perdono dieci punti percentuali rispetto al 2020 mentre guadagnano i rappresentanti delle Ong, gli esponenti governativi e i giornalisti.
Un fenomeno emerso chiaramente dall’indagine è una diffusa infodemia che coinvolge non solo l’Italia ma tutto il mondo e che riguarda il corretto approccio nei confronti delle notizie. Nel nostro Paese un italiano su tre ha una buona igiene dell’informazione (dato migliore rispetto a quello globale pari a uno su quattro) e cioè acquisisce notizie in modo regolare, le verifica, evita di diffonderle se non sono attendibili e non acquisisce solo le notizie che confermano le proprie tesi.
Se la fiducia nell’istituzione media è cresciuta di un punto rispetto allo scorso anno, la pandemia ha accentuato la perdita di fiducia nelle diverse tipologie di strumento informativo: i motori di ricerca riscuotono più fiducia in assoluto ma perdono sei punti rispetto allo scorso anno, seguono i media tradizionali che ne perdono 13, gli owned media arretrano di 15, mentre fanalino di coda sono i social media che riscuotono la fiducia del 30% degli italiani e perdono tre punti rispetto allo scorso anno.
Gli italiani continuano a perdere fiducia verso il settore tecnologico che, pur restando al primo posto, ha perso dieci punti in dieci anni mentre la tendenza decennale è positiva per l’automotive (un punto percentuale in più) ma soprattutto per il settore dei servizi finanziari che ha guadagnato dieci punti passando dal 32% di fiducia al 42% di quest’anno.
L’indagine ha analizzato anche la fiducia degli italiani nei confronti di alcuni governi stranieri. Il 61% del campione premia la Germania che batte il Regno Unito (53%) mentre sono nettamente nell’area della sfiducia sia gli Usa (40%) che la Cina (30%).
«La XXI edizione dell’Edelman Trust Barometer ci dimostra quanto la narrazione storicamente negativa che noi italiani assumiamo rispetto al nostro paese non rispecchi pienamente la realtà e come molte criticità siano condivise dai partner occidentali che in molti casi fanno anche peggio. Alcune tendenze si rafforzano, come ad esempio la fiducia verso il datore di lavoro ed in generale verso il mondo aziendale, con gli italiani che si aspettano dai ceo un ruolo attivo nella società mentre si palesa una evidente distonia tra la fiducia verso l’istituzione in generale e lo scetticismo verso i leader che dovrebbero farsi carico dei problemi della collettività – ha affermato l'ad di Edelman Italia –. In questo periodo denso di difficoltà e incertezza, sia in Italia che nel mondo si richiede ai leader di giustificare la propria posizione attraverso i fatti e di farsi carico con empatia delle paure dei cittadini. L’indagine inoltre ha confermato che il problema della gestione dell’informazione è ancora più evidente rispetto al passato e tutte le istituzioni sono chiamate a compiere ogni sforzo per offrire notizie obiettive, affidabili, verificate».