Il tempo dell’idrogeno è ora. In un pianeta dove l’emergenza climatica è sempre più pressante, l’idrogeno rappresenta una risorsa già ora pienamente utilizzabile per sfruttare le energie rinnovabili per il trasporto e molto altro. Solo la produzione di auto a idrogeno è destinata a decuplicare nel giro di un paio d’anni, passando dalle circa 3mila vetture attualmente circolanti in Europa alle 30mila che verranno prodotte dall’anno prossimo dalla Toyota. L’Italia fino ad ora è rimasta ai margini del processo di sviluppo delle tecnologie dell’idrogeno: il nostro Paese, pur potendo contare su eccellenze nel campo della ricerca e dell’innovazione, ha scontato una carenza di investimenti e di strategie politiche. Negli ultimi tre anni queste tecnologie si stanno affermando soprattutto in Giappone e Corea: è arrivato il momento di lanciare anche in Italia un processo per compiere questa svolta e in mettere in atto una vera e propria democrazia energetica. Così, l’idrogeno in stile italiano farà funzionare gli impianti elettrici e gli altri usi energetici di un quartiere medievale destinato a un progetto turistico d’avanguardia in Puglia.
Questi alcuni dei temi del convegno che si è tenuto presso la Sala Istituto Santa Maria in Aquiro del Senato della Repubblica, organizzato dalla Fondazione H2U e da Maurizio Buccarella, Vice presidente del Gruppo Misto del Senato, con il Patrocinio dell’Anci, Associazione Nazionale Comuni Italiani. Nel corso del convegno, ospitato dal Senatore Buccarella - che vede la partecipazione di Nicola Conenna, Presidente della Fondazione H2U The Hydrogen University; del delegato Energia dell’Anci, Ivan Stomeo, e del Presidente della Commissione Ambiente ed Energia dell’Anci Federico Pizzarotti; di Pasquale Murgante, Sindaco di Accadia (FG), assieme ad altri relatori, è stata presentata la proposta di Legge di iniziativa popolare della Transizione Energetica e Idrogeno rinnovabile per l’Italia.
«In Italia è ormai necessaria, anzi indispensabile, una legge quadro sulla questione della transizione energetica - ha dichiarato Nicola Conenna, presidente della Fondazione H2U The Hydrogen University -. Il vettore idrogeno rinnovabile sarà una componente fondamentale della Transizione, come energy storage delle energie rinnovabili, utilizzando l’elettricità in surplus delle fonti di energia rinnovabile discontinua; in questo caso le emissioni sono veramente zero e i costi sono sostenibili. Il nostro obiettivo è mettere in atto una vera e propria democrazia energetica, per avviare la quale metteremo in campo nel Paese una vasta campagna di informazione e di coinvolgimento delle principali componenti della società civile».
«È tempo che la Politica inizi ad occuparsi seriamente, con la necessaria priorità, delle tematiche della transizione energetica e dell’adozione di pratiche virtuose per affrontare i cambiamenti climatici planetari - ha affermato Maurizio Buccarella, vice presidente del Gruppo Misto del Senato -. L’iniziativa di partecipazione democratica promossa con la proposta di legge popolare va nella giusta direzione e confido possa contribuire ad inserire nell’agenda dei governi le soluzioni per garantire un futuro per noi tutti, in accordo con le leggi naturali e con un’idea di sviluppo sostenibile».
Il contesto
Secondo uno studio per l’Hydrogen Council, entro il 2030 si stima un potenziale giro di affari di circa 2,5 miliardi di dollari con 10-15 milioni di automobili e circa 500mila camion e la creazione di 30 milioni di posti di lavoro entro il 2050 in tutto il mondo. Inoltre, impiegato su larga scala, l’idrogeno potrà coprire circa un quinto dei consumi energetici entro il 2050, con una riduzione di circa sei gigatoni delle emissioni annuali di CO2 rispetto ai livelli attuali, contribuendo quindi per un 20% all’abbattimento delle emissioni serra, necessario a limitare il riscaldamento globale del Pianeta.
L’elemento tecnologico base per l’utilizzo del vettore energetico idrogeno, la fuel cell (cella a combustibile), che è in grado di ossidare l’idrogeno a bassa temperatura e produrre corrente elettrica on demand, è ormai agli inizi della fase commerciale e industriale. Si tratta di una tecnologia straordinaria in grado di produrre 100 kw in un apparato delle dimensioni di un computer portatile e a emissioni zero. Queste tecnologie, di origine spaziale, diventeranno competitive nell’arco dei prossimi cinque anni, con costi che scendono, in assenza di incentivi, di circa il 20% all’anno.
La macchina del futuro è adesso
Per raccontare la storia di questo combustibile si deve pensare che l’auto a idrogeno è figlia della conquista della Luna. I primi lanciatori per l’esplorazione spaziale usavano combustibili solidi, ma con le stazioni orbitanti e il programma lunare si è cominciato a utilizzare idrogeno liquido come propellente per tutti i veicoli spaziali. La Nasa e l’Esa avevano sviluppato questa tecnologia negli anni ’60 e ’70, ma il trasferimento alle automobili ha richiesto del tempo perché bisognava aumentare la potenza e abbassare i costi. Attualmente si vendono 3/4 mila auto a idrogeno l’anno, che corrispondono alla capacità produttiva attuale, ma la prospettiva futura vede, per esempio, il colosso automobilistico della Toyota con una fabbrica in costruzione che sarà pronta il prossimo anno, per una capacità produttiva di 30mila auto l’anno, cui si sommano le attività dei coreani della Hyundai.
Dal punto di vista tecnico, le auto a idrogeno usano un serbatoio in alluminio e fibra di carbonio che costa dieci volte più dell’acciaio (circa 2mila euro), capace di contenere dai 100 – 150 litri di idrogeno compresso a 700 bar (atmosfere) e con un’autonomia di 600 - 800 km. E’ tutto molto leggero, il pieno, che si fa in tre minuti, pesa da 5 a 8 chili, la fuel cell 10-15 chili. Le auto elettriche alimentate a idrogeno, basate su questa tecnologia, sono già una realtà e hanno ottime prestazioni. Nell’Europa continentale ci sono 150 distributori soprattutto in Germania, a Parigi, Londra e Scandinavia. In Italia, per ora l’unico distributore esistente è a Bolzano.
Il primo villaggio a idrogeno in Europa
Nel corso del convegno è stato anche presentato il Progetto Accadue Accadia, che punta a utilizzare il surplus della mancata produzione eolica delle numerose pale presenti sul Subappennino Dauno, in Puglia, per produrre idrogeno rinnovabile, da utilizzarsi per fini energetici nella rigenerazione urbana dell’Antico Borgo del Rione Fossi, oltre che nel settore dei trasporti. Il progetto prevede di utilizzare la corrente elettrica prodotta dai parchi eolici che non può entrare in rete per problemi strutturali non facilmente eliminabili. Servirà per produrre idrogeno rinnovabile da utilizzare per fornire energia, combustibile e riscaldamento a un antico quartiere medievale di Accadia (Foggia) mediante apposito idrogenodotto e fuel cell installate. «Sarà – ha anticipato il sindaco della cittadina pugliese Pasquale Murgante - il primo villaggio a idrogeno d’Europa: un’area di rigenerazione urbana destinata ad albergo diffuso, artigianato e studi cinematografici. Si tratta di un ambizioso progetto che vuole coniugare tradizione e innovazione e far rivivere uno dei tanti paesi di montagna in progressivo spopolamento con un turismo di avanguardia».
Secondo uno studio, si stima la creazione di 30 milioni di posti di lavoro in tutto il mondo entro il 2050
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