In occasione della Settimana del lavoro agile 2019 (20-24 maggio a Milano) Page Group presenta le buone pratiche utili alle aziende che ancora non hanno adottato politiche di flessibilità oraria e di welfare. Dynamic working, comunicazione coerente e politiche aziendali sono i tre punti principali attorno ai quali costruire e implementare piani efficaci di smart working. Millennial e Generazione X sono d’accordo nel conferire un impatto positivo dello smart working sul work life balance (rispettivamente per il 72% e per il 62%, secondo lo studio di Page Group Lavoro e vita privata), dati che rendono evidente la necessità di ripensare i propri modelli organizzativi per le società che vogliono attrarre i migliori talenti e favorire il benessere dei propri dipendenti grazie ad un contesto lavorativo flessibile e moderno. Tuttavia, creare un ambiente di lavoro che rispetti queste caratteristiche non è sempre semplice.
Dal ripensamento degli spazi all’adozione di nuove tecnologie, i fattori che concorrono alla creazione di un ecosistema agile sono molteplici e spesso determinati da elementi esterni al mondo del lavoro: infatti, il cambiamento degli stili di vita e delle aspettative delle generazioni più giovani hanno contribuito a creare una vera e propria “nuova normalità”. Motivo per cui, ad oggi, il lavoro flessibile non è più considerato un benefit esclusivo, ma un elemento assodato all’interno della quotidianità in cui viviamo e lavoriamo.
«Le aziende dovrebbero implementare strumenti, tecnologie e abilità in grado di supportare il cambiamento. Dagli hot desk per favorire la collaborazione, e quindi l’affinamento delle abilità organizzative e interpersonali, fino agli strumenti che rendano possibile il lavoro da remoto. I datori di lavoro potrebbero per esempio prendere in considerazione di fornire al personale laptop e smartphone, con copertura dei costi di gestione annessa per il lavoro da casa», spiega Tomaso Mainini, Managing Director Italia di Page Group.
Grazie alla propria esperienza, Page Group ha individuato tre pilastri chiave su cui fondare la nuova normalità e portarla all’interno delle aziende:
1. Dynamic working: lavoro basato su rendimento e conseguimento dei risultati, piuttosto che sul numero di ore passate in ufficio. Se il rendimento è elevato e le responsabilità rispettate, non dovrebbe importare dove e quando i risultati sono prodotti.
2. Comunicazione coerente: i dipendenti devono essere sempre coinvolti e consapevoli delle decisioni e dei cambiamenti che arrivano da amministratori e dirigenti. Questo permette di creare un ambiente inclusivo, in cui nessuno si sente discriminato.
3. Politiche a livello aziendale: nel caso in cui venga introdotta una politica di lavoro flessibile, dev’essere applicata a tutti i livelli (magari escludendo solo i dipendenti in prova). Questo per creare un senso di comunità e un ambiente che promuove l’uguaglianza. Inoltre, in questo modo il personale si sente supportato, accettato e riconosciuto.
«Affinché il lavoro flessibile possa effettivamente progredire in Italia, i datori di lavoro devono concentrarsi sulla redditività, incoraggiando i dipendenti ad assumersi la responsabilità del proprio lavoro. Le aziende concorreranno così a creare un ambiente fatto di fiducia e prestazioni elevate», conclude Mainini.
Il panorama delineato dallo studio di Page Group sottolinea infatti la difficoltà delle aziende italiane nell’implementare strumenti che rendano possibile il lavoro agile. Motivo per cui solo il 32% dei Millennial intervistati conferma di poter lavorare da remoto e, a più di un quarto di essi (26%) è concesso solo una volta al mese.
Dynamic working, comunicazione coerente e politiche aziendali: sono i tre pilastri su cui costruire piani efficaci
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