lunedì 19 maggio 2014
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Lavoro pubblico a dieta. Il personale in esubero va lasciato a casa, mettendolo in pensione o in disponibilità (è la “cassa integrazione” del settore pubblico). La prima soluzione, a conti fatti, è un’agevolazione per i lavoratori i quali, infatti, possono andare in pensione, volontariamente o su decisione della p.a. (è un obbligo) da cui dipendono, in base ai requisiti vigenti prima della riforma Fornero. Insomma una soluzione simile a quella prevista, nel settore privato, a favore dei lavoratori “esodati”. Ma anche la seconda soluzione non è meno conveniente ai lavoratori: è la messa in disponibilità (alternativa che le p.a. “devono” mettere in atto se non è possibile il pensionamento) che comporta lo stop del rapporto di lavoro e la riduzione dello stipendio all’80%. E’ quanto prevede la circolare n. 4/2014 del Ministro per la p.a., Maria Anna Madia, sui piani di razionalizzazione e di riduzione della spesa del personale.Il prepensionamentoIl “prepensionamento dei lavoratori pubblici in esubero” è nato dalla Spending Review di cui al dl n. 95/2012. Nel prevedere la riduzione degli organici nelle p.a, il citato decreto ha stabilito che per il personale in esubero possano continuare a valere i vecchi requisiti di pensione (età e contributi), ossia quelli vigenti prima della riforma Fornero (dl n. 201/2011), che è divenuta operativa dal 1° gennaio 2012. La deroga, nello specifico, può essere applicata ai dipendenti che soddisfino due condizioni:1)    risultino in “esubero” nelle rispettive dotazioni organiche delle p.a. da cui dipendono;2)    ottengano la “decorrenza” della pensione (“finestra” inclusa poiché si applicano i “vecchi” requisiti) entro il 31 dicembre 2016. Chi è in “esubero”La circolare n. 4/2014 dettaglia l’iter per arrivare ad individuare i lavoratori destinatari delle nuove disposizioni che, come prima detto (punto 1 precedente), sono i lavoratori “in esubero. La circolare spiega che il lavoratore è in esubero se è stato “nominativamente” individuato dalla p.a. cui appartiene come “soprannumerario” o “eccedentario”. Si ha “soprannumerarietà” se il personale in servizio supera la dotazione organica in tutte le qualifiche, categorie o aree; in tal caso dunque, la p.a. non ha un posto vacante per l’eventuale riconversione del personale in più o per una diversa distribuzione dei posti. Si ha “eccedenza”, invece, se il personale in servizio supera la dotazione organica solo in alcune qualifiche, categorie o aree; quindi la p.a. ha uno o più posti disponibili sui quali potrebbe riconvertire o redistribuire il personale.In pensione o in disponibilità Il principio è chiaro: il personale in esubero va lasciato a casa. A tal fine la p.a. utilizza i due strumenti: prepensionamento e messa in disponibilità. Una volta assodata la presenza di personale soprannumerario o in eccedenza (cioè in esubero), la procedura è questa,: 1) il dirigente responsabile ne dà informativa ai sindacati (Rsu) per assicurare obiettività e trasparenza all’operazione; 2) trascorsi 30 giorni dall’avvio dell’esame, in assenza di criteri e modalità condivisi, la p.a. procede alla dichiarazione di esubero (cioè all’individuazione nominativa de lavoratori in più) e di messa in mobilità (include prepensionamento e collocazione in disponibilità);3) trascorsi 90 giorni dall’informativa ai sindacati, se il prepensionamento non è bastato per azzerare gli esuberi, la p.a. procede infine alla collocazione in disponibilità: i lavoratori sono esonerati dal lavoro in cambio della riduzione di stipendio e indennità integrativa speciale alla misura dell’80%. Si resta a casa, intascando uno stipendio ridotto e attendendo la pensione (i periodi di “disponibilità” sono utili sia al diritto che alla misura della pensione).
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