Si è svolta a Torino la prima Borsa internazionale delle mostre:
Amiex - Art&Museum International Exhibithion Xchange. L'evento era promosso da Fondazione Industria e Cultura, costituita da Confcultura, Servizi Innovativi e Tecnologici e Federturismo, organizzato da Gl events Italia-Lingotto Fiere e con la partnership istituzionale del Comune di Torino.
Amiex è un innovativo marketplace europeo in cui il mondo della cultura e quello dell'impresa si incontrano per sviluppare, scambiare o coprodurre eventi culturali ed esposizioni. Un evento di filiera in cui si sono dati appuntamento i principali operatori pubblici e privati, nazionali e internazionali del settore dell'arte, della cultura, dei musei e dei servizi ad essi collegati. Considerando anche che ogni anno, solo nel nostro Paese, vengono allestite 17.500 eventi culturali. Una grande occasione per chi vuole occuparsi di organizzazione e cura di mostre.Osservando i dati sui curatori, in realtà, emerge una ristrettissima cerchia di figure invitate a curare decine di eventi: su 3.591 curatori censiti soltanto 17 hanno curato più di dieci eventi, a fronte dei 2.707 curatori che hanno curato un solo progetto, senza svolgere tale attività in maniera continuativa o esclusiva. Tale situazione, senza differenze di genere (51,1% uomini contro 48,9% donne), spiega anche - si rileva - "la modesta presenza di stranieri (10,4% nel 2012): il mercato della curatela rimane prevalentemente locale, al più regionale, e l'eccesso di offerta favorisce la nascita di minimonopoli locali, i cui detentori sono stimolati a produrre per produrre".Per quanto riguarda la distribuzione geografica, le mostre rimangono un prodotto urbano settentrionale: primeggiano ancora Lombardia (1.828) e Lazio (1.340), seguite da Emilia Romagna (792), Toscana (752), Piemonte (741) e Veneto (593), con un allargamento del divario tra Nord (55%), Centro (29,2%) e Sud/Isole (15,8%). Tuttavia, mentre Milano e Roma (con rispettivamente 1.138 e 1.121 mostre) fanno la parte del leone nelle regioni capofila, nelle altre la distribuzione è tendenzialmente uniforme, con un rapporto più equilibrato tra capoluoghi e centri periferici.A Torino non si è trattato di una fiera, di un salone o tantomeno di un festival, ma di un format 2.0 che ha superato la visione tradizionale dell'appuntamento tra operatori del settore.
Amiex si è sviluppata lungo due linee principali, due vere e proprie 'anime' strettamente connesse tra loro: il business matching e i workshop. Nel business matching domanda e offerta nazionale e internazionale del settore si sono incontrate in un luogo fisico e su una piattaforma virtuale. Vi sono stati momenti
one to one e aree dedicate agli incontri
one to many, oltre a business lounge dove dare corso a un appuntamento prendendo comodamente un caffè. "
Amiex - si legge in una nota degli organizzatori - ha intercettato e raccolto la richiesta degli operatori culturali, che da tempo manifestano l'esigenza di fare sistema e di confrontarsi in momenti dedicati. L'ambito delle mostre in particolare, secondo una recente analisi, ha retto l'impatto della crisi economica rimanendo in piedi nonostante le difficoltà; un segnale importante di un mercato da valorizzare.
Amiex ha dedicato un'attenzione particolare a tutto ciò che si trova al di là del confine nazionale: eranopresenti alla rassegna un selezionato numero di realtà museali ed espositive internazionali che hanno portato il loro punto di vista e sono state parte attiva dell'evento". Infine, un'attenzione agli operatori culturali del futuro,
con il programma
Amiex4young, con facilitazioni e attività specifiche per i più giovani che si avvicinano a questo settore produttivo e che già stanno svolgendo un percorso in questo senso presso alcune realtà partner.