Uno dei ricchissimi clienti di Goldman Sachs che ha accettato di partecipare all’acquisto di azioni di Facebook ha violato la clausola di riservatezza imposta dalla banca d’affari e ha chiacchierato con il Wall Street Journal. Le cifre dell’operazione messa insieme da Goldman, ha ammesso, «ricordano molto la bolla di Internet». Eppure l’investitore milionario ha comprato le azioni lo stesso. Non ha resistito. Vendono un pezzo di Facebook, «ti piace farne parte» si è giustificato. Se il social network nato nel dormitorio di Harvard nel 2004 ha convinto 500 milioni di persone a farne parte, non può sorprendere che Goldman abbia avuto pochi problemi a trovare qualche centinaio di facoltosi clienti disposti a investirci almeno 2 milioni di dollari. Difficile dire di no a Facebook. O a Linkedin, o a Twitter, o anche a Groupon, e Zynga, e agli altri nuovi campioni di Internet che con sistemi più o meno ortodossi stanno già raccogliendo (o si preparano a raccogliere) miliardi di dollari di investimenti. Somiglia molto alla bolla di dieci ani fa, ammette quel cliente, e i teorici dell’esplosione hanno già trovato il loro guru in Richard Friedman, il capo di Goldman Sachs Capital Partners, che per primo ha avuto l’opportunità di investire in Facebook ma ha preferito non farlo, perché le cifre non lo hanno convinto. E in effetti l’operazione messa poi in piedi direttamente dalla capogruppo Goldman è complessa e ambiziosa.La banca ha investito 450 milioni di dollari per avere poco meno dell’1% di Facebook, che non è una società quotata. Poi ha creato Fbdc Investor, entità basata in Delaware tramite la quale la banca d’affari newyorchese conta di raccogliere tra i suoi clienti un miliardo e mezzo di dollari per poi investirli sempre su Facebook. Goldman prenderà il 4% di commissione su questi investimenti (60 milioni di dollari). I prezzi sono alti. Facebook è valutato da Goldman in 50 miliardi di dollari, cioè 100 volte i suoi utili, stimati per il 2010 in 500 milioni. Società ad alta crescita (ad esempio Apple) a Wall Street sono quotate al massimo 20 volte gli utili. Con questo criterio, per arrivare a valere 50 miliardi Facebook dovrebbe riuscire a raddoppiare i suoi utili per i prossimi tre anni. Il che è possibile, ma non così semplice. Il rischio bolla c’è.Nel frattempo l’operazione di Goldman ha avuto il merito di far emergere i conti di Facebook, che il fondatore Mark Zuckerberg ha tenuto nascosti per anni. In più è partito il conto alla rovescia per la quotazione del sito. La legge della Sec impone che una società debba diffondere le informazioni sui suoi conti una volta che, alla chiusura di un bilancio, abbia più di 500 azionisti. Proprio quello che si verificherà nel 2011 a Facebook, nonostante lo stratagemma Fbdc con cui Goldman punterebbe a fare entrare investitori facendoli risultate come un unico azionista. La Sec sta indagando. Gli osservatori Usa sono convinti che costringerà Zuckerberg all’esordio a Wall Street entro maggio 2012.
FACEBOOK: 500 MILIONI DI AMICIFacebook è il secondo sito più visitato di Internet, dopo Google. È un "social network", cioè – semplificando – un sito che ha lo scopo di mettere le persone in grado di gestire on line le proprie relazioni sociali. È stato fondato nel 2004 da Mark Zuckerberg, ex studente di Harvard oggi ventiseienne, sul principio dei tradizionali annuari dei college americani. L’avventurosa storia del sito è stata raccontata da Ben Mezrich nel libro "Miliardari per caso" da cui lo scorso anno il regista David Fincher ha realizzato il film "The Social Network". In sei anni il numero di iscritti è cresciuto in maniera esponenziale fino agli attuali 500 milioni. Anche dal punto di vista economico Facebook è un successo straordinario. Raccolti investimenti per 500 mila dollari nel primo anno e 12,7 milioni nel secondo già nel 2006, terzo anno di vita, Yahoo lo voleva comprare 1 miliardo di dollari. L’operazione di Goldman (risale al 3 gennaio) lo valuta invece in 50 miliardi. Nel 2010 il gruppo ha fatturato 2 miliardi con 500 milioni di utili.
LINKEDIN: LA RETE DI COLLEGHI CHE TI TROVA IL LAVOROLinkedIn ha adottato il principio del "social network" adattandolo in chiave professionale. È più anziano di Facebook, dato che è stato fondato nel dicembre del 2002 da Reid Hoffman (che aveva creato e venduto a eBay il servizio di pagamenti elettronici Paypal). Gli iscritti a LinkedIn possono collegarsi ai loro colleghi o ad altre conoscenze professionali per farsi aiutare nel trovare un nuovo lavoro o per farsi coinvolgere in nuovi progetti. Presente in oltre 200 nazioni ha 90 milioni di iscritti. Per finanziare la crescita futura LinkedIn sta valutando la possibilità di andare in Borsa quest’anno. Secondo l’agenzia Reuters si sarebbe già rivolta a tre grandi banche Usa per gestire il progetto. L’obiettivo è anche anticipare Facebook, dato che il social network di Zuckerberg, se dovesse decidere di quotarsi, farebbe probabilmente impallidire le Ipo dei rivali della nuova ondata di Internet.
TWITTER: TUTTI QUEI CINGUETII FANNO POCHI UTILINato nel marzo del 2006 e diventato popolarissimo nel 2008, Twitter è un social network che si basa sul principio del "micro-blogging". Significa che gli utenti comunicano ai loro "seguaci" (gli amici interessati a quello che l’utente ha da dire) attraverso messaggi che hanno una lunghezza massima di 140 caratteri, chiamati "tweet", cioè "cinguettii". Oggi gli iscritti a Twitter sono quasi 200 milioni di persone che, ogni giorno, generano 65 milioni di tweet. Il fondatore è il 34enne Jack Dorsey. Il sito ha già raccolto 57 milioni di dollari di investimenti nei suoi 4 anni di vita, il problema però è che Twitter non riesce a generare ricavi adeguati al suo numero di utenti. Le stime dicono che nel 2009 non sia riuscito a fatturare più di 10 milioni di dollari e che le proiezioni al 2013 parlano di 1,5 miliardi fatturato con 111 milioni di utili. Si parla di una possibile Ipo per il debutto a Wall Street nel 2013.