Due politici e un sindacalista – rispettivamente Antonio Di Pietro, Paolo Ferrero e Giorgio Cremaschi – hanno detto che l’intesa su Mirafiori è qualcosa che ricorda gli anni del fascismo. Maurizio Landini, segretario nazionale della Fiom, ha sintetizzato le 36 pagine dell’accordo firmato il 23 dicembre in questo modo: «Si riducono le garanzie per i lavoratori e si conferma che non si vogliono pagare i primi giorni di malattia, con sanzioni che possono arrivare fino al licenziamento per i lavoratori che dovessero decidere di scioperare». I sindacalisti che hanno messo i l loro nomi in calce all’accordo per il rilancio di Mirafiori però sono stanchi di essere descritti come i nuovi nemici dei lavoratori. Rocco Palombella della Uilm ha chiesto alla Fiom di smetterla con le «dichiarazioni roboanti» e il «terrorismo nei confronti dei lavoratori». Giovanni Centrella dell’Ugl ha invitato i politici a evitare di «gettare benzina sul fuoco». Giuseppe Farina, segretario nazionale della Fim, è con loro. «La stampa tende a dare 'politicità' alle trattative tra aziende e sindacati e a questo si aggiunge molta approssimazione – dice ad Avvenire – per questo è necessario ribadire quello che per noi è sempre stato chiaro: cioè che questa intesa non mette in discussione in nessun modo i diritti dei lavoratori». Lunedì la Fim ha deciso di fare ordine: ha messo sul suo sito il documento 'Mirafiori: vero o falso? Miti e leggende del Natale 2010' in cui, punto per punto, risponde alle bugie che circolano sull’intesa. La prima falsità è che nell’accordo di Mirafiori «chi farà sciopero sarà licenziato». Non è vero, spiega la Fim, perché l’intesa prevede invece che i sindacati firmatari dell’accordo non possano dichiarare sciopero nello straordinario obbligatorio, e in caso contrario sarebbero multati. Non è vero nemmeno che «l’azienda può farti lavorare anche 10 ore al giorno più una di straordinario», perché questo non è possibile e l’accordo prevede invece che si possa sperimentare un sistema a turni di 10 ore per 4 giorni a settimana se la maggioranza dei lavoratori lo chiederà. Nell’accordo c’è scritto che dopo 6 mesi di monitoraggio delle assenze di malattia se l’assenteismo medio rimane sotto al 6% (oggi è al 7,5%) non succederà nulla, altrimenti dopo 2 assenze brevi legate ai giorni di festa (salvi i casi già previsti dal contratto nazionale) la 'Commissionde assentesimo' verificherà il da farsi e potrà decidere di non pagare il primo giorno. Successivamente la percentuale dovrà scender al 4% e quindi al 3,5% (la media del settore in Piemonte è al 4%).Il nodo vero, però, è quello della democrazia sindacale. La Fiom non avendo firmato sarà esclusa dalla Rsu. È vero che così salta l’accordo del ’93 sulla concertazione nazionale, però, aggiunge Farina, «chi si assume la responsabilità di firmare l’intesa deve anche avere più permessi e garanzie per fare funzionare le cose». Poi i protocolli «che ormai hanno vent’anni hanno anche bisogno di una manutenzione straordinaria». Non che il segretario Fim pensi che l’intesa su Mirafiori sia un testo fantastico. È anzi un accordo «impegnativo» perché chiede turni più duri ai lavoratori, e non solo. «Avrei fatto volentieri a meno di due cose: dell’uscita dell’azienda da Confindustria e della rottura dell’accordo interconfederale – spiega il sindacalista – però l’atteggiamento della Fiom su Pomigliano, con gli scioperi selvaggi contro un testo approvato dai lavoratori tramite il referendum, ha convinto Fiat che il contratto tradizionale non le avrebbe garantito il rispetto delle intese». E allora la Fim in cambio del miliardo di investimenti ha dovuto accettare le due 'newco' (a Pomigliano e a Mirafiori) ritenendole comunque realtà «provvisorie», in attesa che al tavolo con Federmeccanica si arrivi a un contratto dell’auto capace di fare rientrare la nuova Fiat in Confindustria. Un tavolo che sarà «decisivo » anche per la Cgil, che dovrà trovare «il coraggio di accettare che le regole approvate a maggioranza valgono per tutti, e per tutte le categorie». E, dal canto suo, l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, ha commentato: «Mi spiace che alla Fiom non si rendano conto dell’importanza di questo progetto di Mirafiori».