Servono più manager con competenze innovative - Archivio
Secondo la Forrester’s Business And Technology Services Survey 2022 la resistenza al cambiamento è una delle sfide principali nell’ambito della trasformazione digitale, con il 21% dei decisori che conferma come l’implementazione di nuovi processi e capacità sia uno degli aspetti più complessi. Ancora troppo alta poi, secondo l’Osservatorio Assochange, la percentuale di progetti di cambiamento che falliscono o che non generano gli effetti desiderati: solo il 23% del campione si ritiene pienamente soddisfatto. Ecco perché servono sempre di più manager e profili in grado di accompagnare le imprese nella transizione digitale con processi agili. D’altronde, il Desi-Digital economy and society index 2022 mostra che, se da un lato l’Italia migliora la propria posizione salendo al 18esimo posto sui 27 Paesi europei, dall’altro presenta ancora forti carenze alla voce relativa alla diffusione di competenze digitali di base e avanzate. Un dato che anche l’Osservatorio sulle competenze digitali 2021 ha rilevato, mostrando come nel primo semestre 2021 fossero oltre 51.700 posizioni aperte per figure professionali nel mondo Ict solo considerando gli annunci via web. «Tendenzialmente l’agile viene vista come metodologia di project management per la gestione di nuovi progetti e di processi in generale, ma attenzione: l’agile management ha a che fare prima tutto con le persone - spiega Irene Vecchione, amministratrice delegata di Tack Tmi Italy (Gi Group Holding) –. È un approccio, infatti, che mette in luce la gestione delle risorse con un focus a 360 gradi, comprese emozioni, necessità e relazioni interpersonali. Non è un caso che in contesti di forte cambiamento, come avvenuto durante la pandemia, abbia conosciuto un rilancio che persiste tuttora con il lavoro ibrido e le sfide connesse di gestione Hr e di leadership. I progetti formativi in materia sono aumentati, infatti, del 60% dal 2021 al 2023 registrando dal 2022 ad oggi un forte picco trasversale a diversi ambiti e settori, dalla ricerca & sviluppo all’amministrazione e al commerciale, dal mondo luxury al manifatturiero. In questi termini quando si parla di agile servono, dunque, tanto competenze hard quanto competenze soft, che sono poi quelle realmente abilitanti il cambiamento o l’innovazione che si vorrebbe raggiungere perché si concentrano sulle persone, aiutandole soprattutto ad abbandonare finalmente l’espressione “Abbiamo sempre fatto così” che ne sintetizza l'esatto opposto». Per questo Tack TMI Italy, segnala le cinque competenze di agile management su cui investire davvero per agevolare il cambiamento sul piano dei risultati in termini di efficienza dei processi, ma soprattutto dal punto di vista relazionale, innescando fiducia tra le persone:
- Servant leadership: per i manager significa saper coinvolgere e motivare le persone al cambiamento adottando un approccio di ascolto, accoglienza, agevolazione dell’altro fino alla gestione di potenziali conflitti che favorisca, oltre a un miglior coordinamento di team diversi tra loro e dislocati in remoto, anche una nuova cultura gestionale e decisionale e un cambio di mentalità.
- Responsabilità dell’ultimo miglio per tutti: per i singoli vuol dire allenare, in particolare la capacità di compiere l’ultimo passaggio, intesa come disponibilità e volontà reale di attuare il cambiamento richiesto.
- Capacità di sperimentare e accettare l’errore, fondamentali per arrivare a innovare, imparando a fare qualcosa di diverso senza timori.
- Pragmaticità: ovvero un'attenzione pratica e orientata ai risultati, che consente di affrontare in modo realistico le sfide e apportare continue modifiche ai processi per adattarsi rapidamente alle mutevoli circostanze.
- Soft skill: i must have a tutti i livelli, comprendono competenze come l’intelligenza emotiva, la comunicazione efficace, la collaborazione, la gestione del tempo e l’organizzazione, il problem solving e la flessibilità che consentono alle persone di lavorare in modo sinergico, di adattarsi ai diversi ruoli e responsabilità all'interno di un team e di affrontare le sfide in modo creativo.
«L'agile management si basa su cicli rapidi di apprendimento e adattamento, modalità che aiutano a superare le resistenze al cambiamento e a creare una cultura organizzativa più aperta e flessibile. Dal punto di vista dimensionale, interventi formativi di questo tipo sono utili sia per le pmi per aiutarle a controllare e sviluppare meglio la strategia nel suo complesso agevolando un nuovo mindset generale, sia per le grandi realtà per implementare la strategia stessa, fluidificandone processi e procedure di attuazione – conclude Vecchione -. Il risultato finale dovrebbe essere univoco per tutti; a livello soft, di pieno o anche ottimale coinvolgimento delle persone, fattore essenziale senza il quale non sono raggiungibili gli obiettivi di business, sul fronte hard, di reale semplificazione, per potersi avvantaggiare così anche delle opportunità dell’Intelligenza Artificiale, dall’individuazione di trend utili alla delega di attività routinarie o time consuming, per concentrarsi, invece, su quelle ad alto valore aggiunto». In alcuni casi una figura chiave potrebbe essere quella dello scrum master, ovvero un facilitatore delle dinamiche di team che ha il compito di rimuovere gli ostacoli e promuovere la trasparenza per incoraggiare una piena collaborazione tra le persone per il raggiungimento di risultati.
La formazione dei manager dell'innovazione
Dotare i manager di competenze innovative per consentire alle aziende di affrontare le sfide continue dell'innovazione, della digitalizzazione e dello sviluppo tecnologico. È questo l’obiettivo della formazione. In molti casi finanziati tramite i Fondi Interprofessionali come Fondimpresa o Fondirigenti. Da segnalare, per esempio, il percorso di apprendimento permanente Innovation Management e Tecnologie 4.0, organizzato dall’Università di Padova in collaborazione con t2i – Trasferimento Tecnologico e Innovazione, la società consortile partecipata dalle Camere di Commercio di Treviso-Belluno|Dolomiti, di Verona e di Venezia-Rovigo. Il corso si rivolge agli imprenditori, manager, direttori generali, ma anche ai direttori tecnici, gli specialisti in Ricerca & Sviluppo, Marketing, Progettazione, Qualità, e prevede 88 ore di lezione in presenza, da svolgersi presso la sede t2i di Treviso (Piazza delle Istituzioni, 34/a). Obiettivo è acquisire conoscenze teoriche e capacità pratiche chiave per guidare il processo di innovazione digitale in azienda, dotandosi di strumenti fondamentali per orientarsi in un panorama sempre più complesso ed in evoluzione continua. L’evoluzione dei modelli di business è il focus centrale, su cui saranno strutturati metodi e schemi di valutazione delle opportunità offerte dalle tecnologie più innovative: Intelligenza Artificiale, Big Data, Digital Twin e Mixed Reality. L’approccio indispensabile dell’Open Innovation sarà approfondito sia sul fronte della Proprietà Intellettuale, attraverso i suoi strumenti di valorizzazione del know-how aziendale, che nella progettazione e sviluppo di relazioni efficaci con l’ecosistema locale della innovazione (start up, incubatori, acceleratori, venture capital, Università). Ogni lezione offre analisi di casi reali, workshop e simulazione di casi pratici. Sono previste visite in realtà aziendali eccellenti che rappresentano delle buone pratiche nella trasformazione digitale, i cui manager condivideranno le proprie esperienze e strategie, attraverso un’efficace interazione diretta. Per ulteriori informazioni: www.unipd.it/innovation-management-tecnologie-40.
I profili più richiesti
Anitec-Assinform – l’Associazione Italiana per l’Information and Communication Technology aderente a Confindustria – ha attivato la piattaforma on line Formati con noi realizzata in collaborazione con il Dipartimento per la Trasformazione Digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e con il sostegno di Confindustria. La piattaforma – linkabile sul sito www.anitec-assinform.it – individua i 16 profili professionali più richiesti dal mercato (individuati sulla base dell’analisi condotta dal Centro studi Anitec-Assinform a partire dai dati dell’Osservatorio Competenze Digitali) e mette a sistema le iniziative di formazione delle aziende associate fornendo un «punto di accesso unico», strutturato e interrogabile. Per ciascun profilo (developer, mobile application developer, big data specialist, digital media specialist, systems analyst, cloud specialist, enterprise architect, test specialist, data specialist, information security specialist, data base admin, devOps expert, network specialist, data scientist, web data scientist, information security manager) sono presenti: una descrizione delle caratteristiche e dei requisiti minimi richiesti dalle imprese; i corsi di formazione collegati e le opportunità di lavoro oggi disponibili presso le aziende del settore. La piattaforma, nata grazie al lavoro svolto in stretta sinergia con il Dipartimento, è finalizzata a: far conoscere al pubblico i programmi di formazione relativi alle competenze specialistiche Ict erogati dalle aziende associate; mettere in evidenza le opportunità di lavoro oggi disponibili nel mondo Ict; fornire supporto a tutte le persone interessate ad acquisire nuove competenze. Con questa iniziativa, l’Associazione ha voluto dare un contributo concreto e visibile all’azione che il Governo ha impostato, a partire dalla definizione e attuazione delle tante misure per la digitalizzazione previste dal Pnrr-Piano nazionale di ripresa e resilienza, per affrontare il divario di competenze digitali e specialistiche Ict nel Paese. Proprio la scarsa disponibilità di competenze specialistiche rappresenta un elemento di debolezza che rischia di rallentare la trasformazione digitale del paese. A essere penalizzati sono, in particolare, i giovani e i giovanissimi, con il rischio di ampliare i già significativi divari sociali, generazionali e territoriali. La piattaforma sarà aggiornata regolarmente con i corsi e le posizioni aperte presso le imprese.