sabato 19 dicembre 2020
Il direttore di Kilometro Rosso, uno dei parchi scientifici più attivi d’Italia: il trasferimento tecnologico darà una scossa al Paese. Più delle risorse conta il capitale umano
Majorana: finalmente l'Italia finanzia il trasferimento tecnologico
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«Paradossalmente è l’asset per il quale finora non si era pensato a un piano di protezione e sviluppo. Quasi fosse scontato che l’Italia si auto-alimentasse di quelle trovate brillanti che ci permettono da sempre di eccellere e primeggiare sui mercati mondiali rispetto a competitors ben più muscolari»: l’asset in questione a cui allude Salvatore Majorana, direttore di Kilometro Rosso, uno dei parchi scientifici più attivi d’Italia, promotore del fondo d’investimento Eureka! (non a caso, è nipote del celebre fisico Ettore Majorana), è l’inventiva. Una scossa potrebbe finalmente arrivare dall’avvio di Enea Tech, progetto che, con i suoi 500 milioni di euro, favorirà proprio il trasferimento tecnologico ( TT). Dopo decenni di deserto, durante i quali abbiamo assistito agli investimenti con cui francesi, spagnoli, inglesi e tedeschi riversavano risorse nella ricerca scientifica, così da liberarne le potenzialità nel sistema industriale. Majorana anni fa portò il TT al prestigioso IIT di Genova ed è attualmente expert reviewer dell’Erc (European research council) e dell’Eit (European institute of innovation & technology) per i finanziamenti a progetti d’impresa ad alto contenuto tecnologico. «La somma stanziata dal Mise – commenta – è all’incirca pari agli investimenti effettuati dall’intero comparto del venture capital nel 2018. Senza dimenticare il nuovo impegno di Cdp nel venture capital che, con varie modalità, conta su una potenza di fuoco da 1 miliardo di euro».

Trattasi, pur sempre, di somme spalmate su più anni. E che quando una nazione simile alla nostra, come la Francia, iniziò lo stesso percorso, le cifre degli stanziamenti erano sei volte superiori.

Sì, ma che l’Italia abbia inserito nell’agenda di politica economica il trasferimento tecnologico e stanziato dei fondi per farlo, è un cambio di passo storico. Inoltre, la velocità con cui si raggiungono risultati scientifici deve confrontarsi con la capacità del sistema industriale di recepirli, e solo conoscendo i due mondi si vendono i percorsi che li uniscono.

A proposito di percorsi paralleli, da poco è anche venture capitalist del nuovo fondo Eureka.

Coltivavo da un po’ questo so- gno nel cassetto: un sogno maturato quando ho trovato il team giusto. Siamo operativi solo da luglio e, nonostante gli ostacoli di questi ultimi mesi, corriamo già spediti. È una bellissima avventura, sempre sul TT, che mi sta confermando, ancora una volta, che i progetti importanti si condividono scegliendo i compagni di viaggio, le persone: investimenti, risultati, tecnologie vengono di conseguenza.

Perché il TT è così straordinariamente strategico per la ricerca e l’impresa, in particolare, del nostro Paese?

Premettendo che il TT è l’insieme delle attività che favoriscono il passaggio di una tecnologia, idea, brevetto dal dominio della ricerca scientifica a quello delle imprese e del mercato, è chiaro che costituisce il cardine su cui avviene la trasformazione in valore per la comunità delle ricerche scientifiche che la comunità stessa finanzia. In quanto tale rappresenta una delle più ricche e nobili forme di restituzione di valore ai contribuenti.

Cosa ha impedito finora questo passo? Solo i fondi? Ne arriveranno ora con il Next Generation EU...

No, le risorse sono uno strumento utile per avviare la macchina, ma non si erano create ad oggi le condizioni 'ambientali', legate a metodi e capitale umano. Il comparto della ricerca è stato per troppo tempo avvitato su logiche autoreferenziali, nella maggior parte dei casi, funzionali a trovare spazio dentro il sistema universitario stesso. Pubblicare un articolo scientifico permette di acquisire meriti per il percorso di carriera, mentre depositare un brevetto per molto tempo non ha portato nulla ad uno scienziato italiano, né in termini economici, né di successo personale. Tra le azioni su cui ancora dobbiamo insistere, vi è il riassetto dei percorsi dei ricercatori, in modo che vengano premiati anche in relazione alla loro capacità di dialogare con il comparto produttivo del Paese. Da questo discende il secondo elemento su cui dovremmo intervenire: formare professionalità capaci di dialogare con la ricerca e con l’impresa, usando linguaggi adeguati e agendo da cerniera tra mondi diversi.

Lei è tra le figure più attive in Italia sul fronte TT: culturalmente è ancora faticoso convincere dell’importanza di questo ambito?

Me ne occupo da diversi anni, ma ogni volta che ne parlo, vedo nei miei interlocutori un certo smarrimento. Tuttavia, ripeto a me stesso che, se sono finito a lavorare nel settore dell’innovazione, non potevo mancare di due tratti: ottimismo e caparbietà. Ecco, fare TT vuol dire esercitare la capacità di ascolto su due linguaggi diversi, Ricerca e Impresa: studiare il percorso che massimizzi i vantaggi del sistema nel suo complesso prima che i vantaggi dei suoi singoli componenti, ed esercitare una profonda opera di mediazione per convincere tutti gli attori a lasciare sul campo un po’ del proprio oggi, per raggiungere vantaggi condivisi maggiori, domani. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Kilometro Rosso di Bergamo, polo privato dell’innova zione leader in Europa Il direttore del campus è Salvatore Majorana, expert reviewer dell’Erc (European research council) e dell’Eit (European institute of innovation & technology)

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