È considerato uno strumento utile ai fini della produttività e del worklife balance, ma il 64% delle aziende e il 93% dei candidati non sanno che in Parlamento è in discussione un disegno di legge sul tema. A rivelarlo è Infojobs, principale realtà italiana nel settore del recruiting on line per numero di offerte di lavoro, traffico Internet e numero di cv in database, che ha chiesto ad aziende e lavoratori cosa ne pensano della prospettiva di adottare politiche di lavoro agile in una indagine cui hanno preso parte oltre 40mila lavoratori e 400 aziende.
Da questo sondaggio emerge un quadro sfaccettato, in cui aziende e candidati restituiscono la complessità di una tematica in cui cultura aziendale, tecnologia e normativa si intersecano, in uno scenario in cui il legislatore sarà chiamato a mettere ordine. Eppure, lo smart working, o lavoro agile, è uno dei temi più caldi del dibattito sulla riforma del mercato del lavoro e sulle forme organizzative più efficaci per conciliare produttività ed equilibrio tra vita privata e vita lavorativa.
Se fino a qualche anno fa l’effettiva applicazione di politiche di smart working era resa difficile dalla limitata disponibilità di strumenti adeguati al lavoro da remoto, oggi, grazie alla rivoluzione digitale e alla piena diffusione didevice mobili e strumenti cloud, il lavoro agile è finalmente una prospettiva concreta per milioni di lavoratori. Anche il Parlamento si sta interessando al tema, con l'avvio della discussione in Senato sul disegno di legge che mira a fare chiarezza su una disciplina rimasta finora ai margini delle diverse riforme del mercato del lavoro susseguitesi negli anni.
"Il dibattito in aula sul tema del lavoro agile - afferma Giuseppe Bruno, general manager di Infojobs - è fondamentale per disporre di una legge ad hoc su questa disciplina, che ormai è divenuta uno strumento di lavoro comune per molte aziende italiane. La futura legge diventerà così uno strumento per fare chiarezza sulla materia, favorire ulteriormente l’adozione dello smartworking ed educare aziende e lavoratori sui suoi benefici".
Il dato più evidente è la scarsa conoscenza dei contenuti sulla proposta di legge all’esame del Parlamento: il 63,8% delle aziende e il 92,7% dei candidati non conoscono i contenuti della proposta di legge (39% delle aziende e 62% dei candidati non sanno nemmeno che esista una proposta di legge). Solo l’8,1% delle aziende e il 7,2% dei candidati ne conosce approfonditamente gli elementi.
I due target concordano, invece, sull’impatto positivo dello smartworking nella produttività e nell’equilibrio tra vita privata e lavoro: il 36,8% dei candidati e il 25,6% delle aziende affermano che migliorerebbe le condizioni lavorative dei dipendenti, la loro motivazione e inciderebbe positivamente sulla produttività, a cui si aggiunge il 49,7% di candidati e il 63,3% delle aziende, secondo cui potrebbe in alcuni casi portare a dei benefici anche se non in tutti i settori. Solo l’11,1% delle aziende e il 13,5% dei candidati pensano che lo smartworking non porterebbe vantaggi in termini di produttività.
Sempre secondo l'indagine condotta da Infojobs, ad oggi il 44,2% delle aziende utilizza il lavoro agile, ma in maniera strutturata solo il 13,6%, a cui si aggiunge il 30,6% del campione che adotta politiche di smartworking solo in alcune aree. Dal punto di vista dei candidati, le percentuali sono ancora più nette, con il 78,5% degli intervistati che dichiara di non essere al corrente di politiche di smart working nella propria azienda, a cui si oppone l’11,6% del campione secondo cui il lavoro agile viene adottato in alcuni casi isolati e solo il 7,8% nella cui azienda c’è una politica di lavoro agile strutturata di cui tutti i dipendenti sono a conoscenza. I motivi alla base di questa situazione sono la mancanza di una normativa certa sul tema (per il 37,2% delle aziende) o del supporto tecnologico necessario (18,6%).
Sull’aspetto tecnologico, emerge, inoltre, come il 49% delle aziende non reputi la propria struttura pronta, dal punto di vista dell’infrastruttura tecnologica, a implementare politiche di smart working, percentuale che sale al 68% dal punto di vista dei candidati. Per quanto riguarda la motivazione dei lavoratori, il 39,9% dei candidati si dice disposto a lavorare in smart working, convinto che orari più flessibili inciderebbero positivamente sulle prestazioni.
Oltre alle performance, anche l’impatto sulla vita privata gioca un ruolo importante, con il 32,7% dei candidati che accetterebbe di lavorare in smart working proprio per gli effetti positivi che questa modalità avrebbe sulla vita familiare. Solo il 23% dei candidati lo reputa deleterio, motivando però il rifiuto del lavoro agile con la volontà di tenere separati lavoro e vita privata.