Le sanzioni dell'Occidente mettono in difficoltà gli oligarchi russi - Ansa
Il fiato sul collo, adesso, iniziano a sentirlo anche quelli che solitamente sono più tranquilli. Gli oligarchi, i grandi detentori del potere economico in Russia, sono i primi a patire le conseguenze non solo delle sanzioni implementate dalla comunità internazionale, ma anche di una congiuntura internazionale che di certo non depone a loro favore. La rivista Forbes ha rivelato che fra il 16 e il 24 febbraio, 116 magnati russi hanno perso 126 miliardi di dollari. La perdita record è stata il primo giorno di invasione dell’Ucraina, quando il Moex, l’indice della Borsa di Mosca, è crollato del 33% con 71 miliardi di dollari bruciati nel giro di poche ore.
A inizio settimana, ha pensato bene di eliminare i problemi alla radice, non aprendo. Una situazione che preoccupa e che ha portato alcuni di loro a condannare apertamente la guerra, come Oleg Derikpasa o Mikhail Fridman, detentori di fortune calcolare in decine di miliardi di dollari, che hanno fatto appelli alla pace. Fra i miliardari maggiormente colpiti ci sono Leonid Mikhelson, direttore generale e azionista di maggioranza di Novatek, il maggiore fornitore privato di gas in Russia, che ha visto il suo patrimonio calare di 4,5 miliardi di dollari. Perdite ingenti anche per il boss del gigante petrolifero Lukoil, Vagit Alekperov, che ha visto le azioni della sua compagnia crollare del 30%, pari a 4 miliardi di dollari. Male anche per Alexey Mordashov, boss del gigante russo della siderurgia, Severstal, che ha perso 4,2 miliardi di dollari. Vladimir Lisine, presidente del gruppo siderurgico NLMK, ha perso 4,1 miliardi di dollari. È andata meglio a Roman Abramovich, il miliardario più noto in Europa e residente a Londra, che ha perso 'solo' 1,2 miliardi di dollari, ma che è stato costretto a cedere il controllo del celebre club calcistico Chelsea agli amministratori della fondazione.