Alcuni lavoratori stranieri in agricoltura - Archivio
Sono 690mila le domande arrivate per il decreto Flussi 2024, che prevede 151mila ingressi in Italia di lavoratori non comunitari. Tre i click day: il 18 marzo per i lavoratori subordinati non stagionale (243.883 le domande giunte); il 21 marzo per apolidi, rifugiati e assistenza familiare in ambito sociosanitario (112.440 domande); il 25 marzo per i lavoratori subordinati stagionali (332.724 domande). Si sta già procedendo a distribuire telematicamente, per ambito provinciale, le domande presentate a ciascuno Sportello unico per l'immigrazione. Verranno istruite nel rispetto dell'ordine cronologico e nel limite delle quote. Le istanze potranno essere inviate telematicamente fino al 31 dicembre di quest'anno. Le quote da assegnare sono complessivamente 89.050 per motivi di lavoro subordinato stagionale nei settori agricolo e turistico-alberghiero, di cui 41mila riservate alle organizzazioni professionali agricole. Mentre il fabbisogno occupazionale delle professioni tecniche specializzate, nei settori del legno e del mobile, delle costruzioni, delle industrie metallurgiche e dei macchinari è di 4,5 milioni di lavoratori nel quinquennio 2022 – 2026 (Anpal-Unioncamere, Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine 2022-2026).
A partire dal 17 novembre 2023 anche in Italia è in vigore la nuova Blue Card per l’assunzione di lavoratori extracomunitari altamente qualificati, in applicazione della Direttiva UE del 2021. La norma mira, attraverso l’introduzione di un regime più attrattivo ed efficace a colmare il mismatch professionale riscontrato dalle aziende italiane nel reclutamento di personale tecnico specializzato non laureato nei settori del legno e del mobile, delle costruzioni, delle industrie metallurgiche e dei macchinari. Per la piena attuazione della Blue Card è stata pubblicata la circolare del ministero che ne definisce le regole di applicazione.
Il decreto estende le opportunità di ingresso per i lavoratori altamente qualificati, favorendo una maggiore mobilità all’interno dell’Unione Europea. Oltre ai titoli di istruzione superiore, il decreto considera anche esperienze professionali rilevanti come requisito di ingresso. In alternativa ai titoli di istruzione universitaria (laurea almeno triennale), il decreto riconosce anche le qualifiche professionali superiori post-secondarie con almeno cinque anni (tre nel settore Ict) anni di esperienza paragonabile ai titoli di livello terziario.
Le nuove regole consentono alle aziende di valutare candidati in base a criteri più ampi, favorendo una selezione mirata e inclusiva. I requisiti di ammissione più flessibili agevolano l’ingresso di talenti altamente qualificati anche se non laureati. L’apertura a esperienze professionali rilevanti stimola la creatività e l’innovazione.
«Il decreto rappresenta un passo importante verso una politica migratoria più efficace e inclusiva, garantendo alle aziende la possibilità, fino a oggi negata, di assumere personale specializzato anche se non laureato per far fronte ai propri fabbisogni operativi, associando anche un regime fiscale di grande attrattività per talenti provenienti da tutto il mondo - spiega Andrea Benigni, ceo di Eca Italia -. Con questo nuovo strumento normativo le aziende italiane che spaziano dall’automazione industriale passando per meccatronica, automotive o ingegneria vedono ampliare in forma esponenziale il loro bacino geografico di reclutamento, potendo in tal modo far fronte a quel fenomeno di people scarcity che condiziona a diversi livelli l’operatività dei business».
L'allarme della Cgia: tre milioni di lavoratori in meno entro dieci anni
Entro i prossimi dieci anni la platea delle persone in età lavorativa (15-64 anni) presente in Italia è destinata a diminuire di tre milioni di unità potenziali (-8,1%) a causa dell'invecchiamento della popolazione. Lo stima l'Ufficio studi della Cgia, che ha elaborato le previsioni demografiche dell'Istat. Se all'inizio del 2024 questa coorte demografica includeva poco meno di 37,5 milioni di unità, nel 2034 la stessa è destinata a scendere rovinosamente, arrestandosi a poco meno di 34,5 milioni di persone, con sempre meno giovani e con tanti baby boomer destinati a uscire dal mercato del lavoro per raggiunti limiti di età, molti territori subiranno un autentico "spopolamento", anche di potenziali lavoratori, soprattutto nel Mezzogiorno.
Tra le 107 province d'Italia monitorate, solo quella di Prato registrerà in questi dieci anni una variazione assoluta positiva (+ 1.269 unità pari al +0,75 per cento). Tutte le altre 106, invece, presenteranno un saldo anticipato dal segno meno. «Se alla recessione demografica aggiungiamo l'instabilità geopolitica, la transizione energetica e digitale, le nostre imprese sono destinate a subire dei contraccolpi spaventosi», il tutto in assenza di «misure in grado di cambiare segno a questo fenomeno in tempi ragionevolmente brevi» e nemmeno «il ricorso agli stranieri potrà risolvere la situazione», sottolinea la Cgia.
Le contrazioni della popolazione in età lavorativa più importanti riguarderanno, in particolare, il Sud. Lo scenario più critico interesserà la Basilicata che entro il prossimo decennio subirà una riduzione di questa platea di persone del 14,6 per cento (-49.466 persone). Seguono la Sardegna con il -14,2 per cento (-110.999), la Sicilia con il -12,8 per cento (-392.873), la Calabria con il -12,7 per cento (-147.979) e il Molise con il -12,7 per cento (-22.980). Per contro, le regioni meno interessate da questo fenomeno saranno la Lombardia con il -3,4 per cento (-218.678), il Trentino Alto Adige con il -3,1 per cento (-21.368) e, infine, l'Emilia Romagna con il -2,6 per cento (-71.665).
I fabbisogni in agricoltura
La Confagricoltura mette in rilievo lo sforzo organizzativo delle proprie strutture territoriali che, oltre a caricare sul portale del ministero dell'Interno le istanze per conto delle aziende agricole associate, hanno espletato l’iter di controlli preventivi, come richiesto dalle nuove norme di semplificazione, sollevando gli ispettorati territoriali da questo onere.
Anche se le quote sono aumentate, resta il timore, a causa della cronica carenza di manodopera in agricoltura, che ancora una volta il numero delle domande possa superare le quote messe a disposizione. Ma le preoccupazioni maggiori, anche alla luce di quanto è accaduto nel 2023, riguardano i tempi di completamento delle procedure, soprattutto a causa del ritardo nel rilascio dei visti di ingresso agli stranieri provenienti da alcuni Paesi (Nord Africa, India e Pakistan) che ha precluso, in alcuni casi, l’instaurazione del rapporto lavorativo.
Sarebbe inoltre auspicabile, secondo l’organizzazione che rappresenta i datori di lavoro agricolo, aumentare il numero delle quote da assegnare per motivi di conversione dei permessi di soggiorno stagionali in permessi per lavoro subordinato (fissate in 4mila unità per l’anno 2024), attraverso un decreto integrativo che accolga anche le domande già presentate nel click day di dicembre 2023, ma rimaste fuori quota per incapienza. È infatti in continua crescita l’interesse di aziende e lavoratori per questa tipologia di richieste che consente la stabilizzazione della situazione lavorativa e di quella soggettiva dello straniero, alleggerendo al contempo i click day stagionali.
Confagricoltura ricorda che un terzo della manodopera nel settore primario è di nazionalità straniera, con una quota elevata di extracomunitari (circa il 70%). Tra i Paesi di provenienza predomina l’Africa, in particolare Marocco, Tunisia, Senegal, Nigeria e Mali. Rilevante anche la quota di manodopera non comunitaria proveniente dell’Est Europa, in particolare Albania e Macedonia, e dall’Asia, soprattutto India e Pakistan.