mercoledì 18 settembre 2024
Nei prossimi cinque anni, ci sarà una forte domanda di lavoratori con una preparazione tecnica, vale a dire che le imprese stimano un fabbisogno di capitale umano di oltre 3,2 milioni di lavoratori
Partita la riforma degli istituti tecnici e professionali

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Debutta la nuova istruzione tecnica e professionale, anche se alcune sperimentazioni erano entrate in vigore nell'anno scolastico che si è concluso a giugno. A luglio la Camera dei deputati aveva approvato in via definitiva il ddl di riforma dell'istruzione tecnico-professionale, che introduce il modello della filiera definita del 4+2. Avranno più spazio le materie Stem, le lingue, la formazione scuola-lavoro (Ptco). Inoltre, gli studenti di queste scuole, che diventano quadriennali, potranno accedere direttamente ai corsi degli Its Academy. In alternativa, il percorso quadriennale conferisce un titolo di studio spendibile nel mondo del lavoro come un diploma quinquennale e consente di iscriversi all'Università. Vengono istituiti i "campus", reti che collegano l'offerta didattica degli Istituti tecnici e professionali, degli Its Academy e dei Centri di formazione professionale e poi laboratori ed esperti in aula provenienti dalle aziende. «Con la nuova filiera tecnico-professionale costruiamo un canale di istruzione di serie A, in grado di dare una solida formazione ai nostri ragazzi, secondo programmi fortemente innovativi, che assicureranno competenze teoriche e pratiche di qualità, anche grazie al contributo delle imprese», spiega il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara. E aggiunge: «È un sistema di istruzione che, alla luce delle migliori esperienze europee, dà a ogni giovane gli strumenti per costruirsi, in base alle proprie inclinazioni, un solido futuro. E che al tempo stesso consente al sistema produttivo di avere le professionalità necessarie per essere competitivo. A oggi la metà delle aziende fa fatica a coprire i posti disponibili. Un mismatch drammatico tra offerta e domanda di lavoro. Ce ne siamo fatti carico».

«In Italia vi è un enorme fabbisogno di preparazione tecnica – dichiara Rosario Rasizza, presidente di Assosomm-Associazione italiana delle Agenzie per il lavoro -. Nei prossimi cinque anni, ci sarà una forte domanda di lavoratori con una preparazione tecnica, vale a dire che le imprese stimano un fabbisogno di capitale umano di oltre 3,2 milioni di lavoratori, il 39% dei quali dovrà essere laureato (o più), ma la maggioranza, cioè il 55%, dovrà uscire da scuole secondarie non liceali, come istituti tecnici e professionali». È quanto emerge dalla ricerca realizzata da Censis per Assosomm. «Ci possono essere molti motivi per cui le imprese ricercano questo tipo di professionalità, ma il dato è troppo alto per non riconoscere che la domanda di professionalità va nella direzione di una formazione intermedia, non specialistica e duttile – precisa Rasizza -. Il sistema Paese, però, è tutt’altro che pronto a rispondere a questa domanda, prima di tutto per la questione demografica, per cui, nei prossimi anni, mancheranno all’appello quasi un milione di giovani, ma soprattutto perché il vuoto che ci attende è concentrato proprio nella fascia dei lavoratori con una formazione “intermedia”: il sistema delle imprese avrà bisogno di 1.775.500 lavoratori con una formazione tecnica, ma il sistema scolastico ne prepara 666mila in meno. Mentre forma 264.500 liceali in più di quanto il sistema delle imprese è pronto ad assorbire». «Le imprese saranno sempre più “formative” – prosegue Rasizza commentando la ricerca - sarà quindi opportunità delle imprese riequilibrare questa situazione, sia dando ai liceali la formazione pratica aggiuntiva e necessaria, sia soprattutto adeguando e incrementando le competenze tecniche di coloro che escono dagli istituti professionali. Sarà una sfida cruciale per il Paese e sarà compito delle aziende, supportate dai provvedimenti istituzionali, colmare questo gap, anche considerando un marginale 7,5% di disoccupati/inoccupati che partecipa a iniziative strutturate di formazione».

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