domenica 2 ottobre 2022
La quota di Neet, non occupati e fuori dal mondo della formazione, è scesa all’11,25%, il minimo dall’inizio delle rilevazioni Le nuove regole prevedono penalità per i contratti più brevi
La riforma spagnola funziona. E ora i giovani trovano lavoro

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Nella Spagna della ripresa post-pandemica, c’è una buona notizia e viene dal mercato del lavoro: la diminuzione ai minimi storici dei 'ninis', come sono chiamati qui i giovani Neet, acronimo mutuato dall’inglese per identificare quanti non studiano né lavorano. La quota di Neet spagnoli nella fascia d’età 15-24 anni è scesa all’11,25% nel secondo trimestre dell’anno, secondo il report di settembre dell’Osservatorio della Fondazione per gli Studi di Economia applicata Fedea e di BBVA Reserch, realizzato sulla base dell’ultima Inchiesta statale sulla popolazione attiva. Rileva che il tasso di 'ninis', mai sceso sotto il 13,3% del 2006, prima della Grande Recessione, «è oggi a livelli minimi».

La 'svolta' nel 2022, grazie al grande aumento dell’impiego giovanile, che ha guadagnato stabilità e che imprenditori e sindacati attribuiscono alla riforma del lavoro varata dal governo di coalizione Psoe-Podemos dopo l’accordo con le parti sociali a fine 2021. Durante l’ultima crisi finanziaria, per l’alta percentuale di abbandono scolastico e di disoccupazione, la percentuale di 'ninis' fra i 18 e i 24 anni non attivi in istruzione, lavoro o formazione aveva toccato quota 24,4%. In pratica 1 giovane su 4. Dal 2014, negli anni della ripresa pre-covid, il loro numero si era andato riducendo poco a poco. Poi, il nuovo aumento provocato dalla crisi del Covid, e, infine, «l’inversione di rotta nel 2022, quando il tasso di inattivi è caduto con maggiore intensità e velocità», ha segnalato Juan Enrique Gallo, del Consiglio della Gioventù in Spagna, durante la presentazione del rapporto

Per gli economisti è uno degli effetti positivi della riforma, che interviene su più fronti: prevede più penalità per i contratti ultra-brevi; elimina quelli per opera o servizi; introduce l’obbligo di giustificare le cause dei contratti temporanei e multe molto più elevate per le infrazioni rilevate dell’ispettorato del lavoro. Che con controlli a tappeto ha fatto emergere migliaia di impieghi fraudolenti. «Il risultato è oltre un milione di occupati in più con contratto indefinito nell’ultimo anno, che ha portato a un totale di quasi 20,5 milioni di iscritti alla Previdenza sociale nel secondo trimestre dell’anno – evidenzia Florentino Felgueroso di Fedea –. Il tasso dei minori di 30 anni con contratti indefiniti è aumentato di 32 punti percentuali, fino al 69%, rispetto al 37% di media fra settembre 2017-2019».

Ma la riattivazione dell’impiego post- pandemia è solo un dei fattori della riduzione dei 'ninis'. Un altro, secondo il ricercatore, è «la diminuzione dell’abbandono scolastico», passato dal 31,7% nel 2008 al 13,3% del 2021, stando ai dati del ministero di Educazione. E anche se la Spagna resta fra i Paesi con i maggiori livelli di abbandono dei banchi in Europa, l’evoluzione si deve anche alla riforma della formazione professionale voluta dal governo per collegarla più strettamente a imprese e mercato del lavoro. Gli alunni iscritti alla formazione professionale sono aumentati del 28,7% nel corso 2020-21, rispetto a cinque anni fa.

Per la Ceoe, la Confindustria spagnola, il panorama più roseo è «il rilesso della scommessa delle imprese spagnole sulla formazione adattata alle necessità reali del tessuto produttivo, oltre che conseguenza della riforma che ha apportato flessibilità al mercato del lavoro, con contratti di formazione orientati alla situazione reale dell’industria ». Tuttavia, è ancora presto per cantare vittoria. Raquel Sebastián, economista dell’Università Complutense di Madrid, rileva «l’importanza del decremento di Neet in Spagna, il secondo paese europeo con più giovani che non lavorano né studiano, dopo Italia». Ma mette in guardia su quell’11,25% residuo: «È un dato pessimo per la nostra società, perché queste persone non stanno accumulando capitale umano, e questa perdita le accompagnerà durante l’intera vita lavorativa».

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