lunedì 4 novembre 2024
Le aziende di Pechino abbandonano i Paesi del sudest asiatico colpiti dalle tariffe statunitense per rilanciare la produzione altrove. Continuando, così, a dominare il mercato globale
Una "distesa" di pannelli solari in Cina

Una "distesa" di pannelli solari in Cina - ANSA

COMMENTA E CONDIVIDI

Chiudi qui. E riapri lì. Incalzate dalle tariffe commerciali a stelle e strisce, le aziende cinesi di pannelli solari chiudono i battenti rapidamente. Ma, altrettanto rapidamente, rispuntano in altri Paesi del sudest asiatico. L’ultima migrazione ha colpito il Vietnam, raggiunto dai dazi statunitensi e “abbandonato” dalle aziende cinesi a favore di altri “lidi”, come l’Indonesia e il Laos.
“È un enorme gioco del gatto e del topo”, spiega alla Reuters William A. Reinsch, ex funzionario dell'amministrazione Clinton e consigliere senior del Center for Strategic and International Studies. “Spostare gli impianti? Non è così difficile. Si imposta e si ricomincia. La regolamentazione è tale che gli Stati Uniti restano sempre un passo indietro". Il risultato di questa “diacronia”? Pechino resta leader mondiale nel settore, nonostante il tentativo dell’amministrazione Usa di erigere delle mura per contenere l’attivismo (e la sovraproduzione) cinese.

Pechino rappresenta circa l'80% delle esportazioni solari mondiali. Ma non basta, primeggia incontrastata sul mercato Usa. Come scrive la Reuters, “le importazioni americane di forniture solari sono triplicate da quando Washington ha iniziato a imporre i suoi dazi nel 2012, raggiungendo un record di 15 miliardi di dollari l'anno scorso, secondo i dati federali”. Poco o nulla arriva direttamente dalla Cina. Nel 2023, circa l'80% proveniva invece da Vietnam, Thailandia, Maleysia e Cambogia. Peccato che tutti questi Paesi ospitino fabbriche di proprietà cinese. Funziona così: Washington impone dazi sulle esportazioni solari e Pechino “sposta” le sue aziende in Paesi ancora non raggiunti dalle misure Usa.

Negli ultimi 18 mesi, almeno quattro progetti cinesi sono stati “attivati” in Indonesia e Laos. Altri due sono stati annunciati. Gli impianti avviati nei due Paesi totalizzano 22,9 gigawatt di capacità di celle o pannelli solari. Gran parte di quella produzione sarà venduta negli Stati Uniti, "il secondo mercato solare più grande al mondo dopo la Cina e uno dei più redditizi".

Il mercato di pannelli solari, attraversato da una serie di tensioni, è uno dei tanti settori strategici nei quali si sta consumando la guerra commerciale tra Usa e Cina. L'eccesso di offerta cinese ha fatto scendere i prezzi dei pannelli solari prodotti nel gigante asiatico del 42% nel 2023, rendendoli più economici del 60% rispetto ai “fratelli” prodotti negli Stati Uniti.
La capacità produttiva globale, nel settore, si è spostata sempre più da Europa, Giappone e Stati Uniti alla Cina nell'ultimo decennio. Il gigante asiatico ha investito oltre 50 miliardi di dollari in nuova capacità di fornitura di energia solare fotovoltaica, dieci volte di più dell'Europa, e ha creato oltre 300.000 posti di lavoro nel settore manifatturiero lungo la filiera del valore dell'energia solare fotovoltaica dal 2011. Alla fine del 2023, la capacità produttiva annuale della Cina per i moduli solari finiti era di 861 gigawatt, secondo i dati forniti dalla China Photovoltaic Industry Association. L'Europa è la destinazione complessiva più grande per i moduli solari cinesi anche se la quota europea sul totale è scesa al 46,35% nel 2023 dal 55% nel 2022.



© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: