L'orientatore e consulente Franco Ferrazza - Archivio
«Nel 1998, in un incontro di formazione ai volontari del Cso, Centro Sviluppo Occupazione di Milano, usai per la prima volta il termine "mantenersi impiegabili", perché cercavo di spiegare la sensazione che avevo sul fatto che il mestiere di cercare lavoro non servisse solo per cercare lavoro o cambiarlo, ma servisse anche a capire dove siamo e cosa accade intorno a noi». Parte da lontano l'esperienza di Franco Ferrazza, ex manager e direttore del personale per diverse multinazionali, consulente, formatore e orientatore Asnor in formazione.
Come giudica la riforma dell'orientamento nelle scuole?
Già che si voglia mettere mano a una riforma strutturale è un importante passo in avanti. Non penso sia utile, però, affidare il futuro degli studenti ai docenti. Sarebbe molto meglio rivolgersi a orientatori professionisti. Non bastano poche ore di formazione ad acquisire competenze ed esperienze che possono rivelarsi determinanti nella scelta di un percorso di studio o lavorativo.
In che senso?
Il sistema dell'orientamento sta per essere sottoposto a una riforma radicale che richiederà un grande lavoro di riprogettazione da parte delle scuole. La costruzione, da parte dell'allievo/a, del proprio progetto di vita, in rapporto a una conoscenza progressiva di sé e del contesto in cui vive e in cui si proietta, rappresenta un aspetto cruciale per la sua crescita e il suo futuro, ma costituisce anche una delle sfide piủ difficili del percorso educativo. Qualcosa che, per la sua centralità e complessità, dovrebbe coinvolgere interamente l'attività didattico-educativa e fin dalla scuola dell'infanzia. Da sempre l'orientamento nel post diploma, che guardi direttamente al mercato del lavoro o a una formazione ulteriore, è un momento centrale e sicuramente una delle prime scelte adulte dei nostri giovani.
I giovani, però, hanno l'imbarazzo della scelta...
È vero. L'offerta universitaria oggi è "nebulizzata". Nell'anno accademico 2021/22 sono stati 2.370 i corsi di laurea triennali e 324 quelli magistrali a ciclo unico. A questi percorsi si aggiungono 2.428 lauree magistrali. Il ministero ci dice che il sistema italiano è composto complessivamente da: 97 istituzioni universitarie, di cui 67 Statali, 19 non Statali legalmente riconosciute, 11 non Statali telematiche legalmente riconosciute. Numeri che continueranno a crescere. Dal 2010 si sono poi aggiunti gli Its-Istituti tecnici superiori, esempio virtuoso di scuole di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica che permettono di conseguire il diploma di tecnico superiore. Rappresentano un'opportunità di assoluto rilievo, in quanto espressione di una connessione delle politiche d'istruzione, formazione e lavoro con le politiche industriali: la maggior parte di questi percorsi hanno annualmente percentuali di inserimento lavorativo che superano il 90%.
Da dove partire allora?
Da quando mi occupo di orientamento, che sia rivolto alla ricerca del lavoro o a una scelta formativa, propongo a chi incontro e accompagno di partire da due punti chiave: il desiderio e la realtà. Sono questi i cardini sui quali ritengo ci si debba confrontare. Quando parlo di desiderio, ne parlo in modo ampio, come una domanda che si manifesta rispetto a ciò che mi interessa, mi piace o so fare, partendo quindi da me. Quando parlo di realtà, parlo di tutto ciò che mi circonda, quindi anche delle informazioni che abbiamo riportato precedentemente, ma non solo. E dal paragone di questi due criteri che potrò vedere e capire meglio cosa provare, sperimentare, cosa fare. Qualcuno può dire che non sempre il desiderio è chiaro, anzi alcune volte sembra proprio non esserci. Per questo mi sono permesso di "allargare", sotto questo termine, anche gli interessi, il saper fare, le predisposizioni.