martedì 7 novembre 2023
Il paniere Istat è stato aggiornato con la Coicop 2018, la nuova classificazione di riferimento internazionale. Il presidente Chelli: con questi nuovi strumenti lavoriamo per ridurre le disuguaglianze
Una protesta contro l'abolizione del reddito di cittadinanza

Una protesta contro l'abolizione del reddito di cittadinanza - Ansa

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Nel 2022 sono in condizione di povertà assoluta poco più di 2,18 milioni di famiglie: l’8,3% delle famiglie italiane. Ma come si è arrivati a questi dati? E come sono cambiati gli strumenti per misurare la povertà assoluta in Italia? Ad esempio, smartphone, succhi di frutta, cereali per la colazione, ma anche servizi per la consegna della spesa a domicilio oggi rientrano nel paniere dei beni considerati essenziali, che non riguardano soltanto il cibo ma anche la disponibilità di avere casa e servizi. Il paniere è stato aggiornato con la Coicop 2018, la nuova classificazione di riferimento internazionale della spesa per consumi, che cerca di fornire un quadro di categorie omogenee di beni e servizi destinati al consumo delle famiglie.

Nello specifico l’Istituto nazionale di statistica ha adottato questa nuova classificazione, a seguito della nuova normativa europea (Regolamento Ue 2019/1700), che introduce cambiamenti anche nella classificazione di beni e servizi destinati al consumo da utilizzare nell’indagine sulle spese delle famiglie italiane. È più dettagliata rispetto alla versione precedente, riflette i cambiamenti significativi dei beni e dei servizi in alcune aree, migliora i collegamenti con altre classificazioni.

Di tutto ciò si è discusso in una giornata di studi su “La povertà assoluta. Revisione della metodologia e prospettive di misura del fenomeno” nella quale il presidente di Istat ha spiegato che già «a partire dagli anni Novanta era cominciata una collaborazione con esperti esterni su una definizione di stima della povertà assoluta e che nel 2004 il tema fu ripreso da una commissione di studio interistituzionale – ha spiegato Francesco Maria Chelli –, passando in rassegna le varie revisioni della metodologia e le diverse indagini che hanno portato alla definizione delle stime della povertà assoluta e relativa degli ultimi anni», che si basano su una misurazione che va al di là di «una visione esclusivamente economica e monetaria» e prende in considerazione «anche le altre componenti del benessere».

«Il paniere di beni, è più ampio di quello di sussistenza non solo perché è contestualizzato – nei beni che individua come necessari – nel tempo-spazio sociale cui si riferisce – ha aggiunto la sociologa Chiara Saraceni –, ma perché è pluridimensionale e non trascinato univocamente dalla componente alimentare». Per sottolineare queste differenze anche in cifre, per un adulto (di 30-59 anni) che vive solo se risiede in comune centro dell’area metropolitana in Piemonte, la soglia di povertà è pari a 887,90 euro mensili; in Sicilia è pari a 762,02 euro mensili; se risiede in comune centro dell’area metropolitana della Lombardia, a 1.175,15 euro; mentre se risiede in un piccolo comune della Puglia tale soglia è pari a 685,30 euro.

«Al centro del nostro impegno – ha concluso Chelli – c’è la consapevolezza che la povertà è un’eredità indegna e una vergogna intollerabile che desideriamo sconfiggere. Gli strumenti per conoscerla in tutte le sue dimensioni dunque sono imprescindibili per debellarla». E in parallelo all’indagine sulla povertà assoluta così come è effettuata da Istat, con tutti i perfezionamenti e aggiornamenti che sono stati fatti, bisogna trovare il modo di misurare anche la disponibilità di beni pubblici considerati essenziali e delle modalità di accesso, in modo da procedere poi ad analisi per piccole aree. Perché la scarsità di servizi per la prima infanzia, di scuole a tempo pieno o un servizio sanitario pubblico inefficiente o poco accessibile, possono ridurre la qualità della vita delle persone più povere, differenziandoli nella capacità di soddisfacimento dei bisogni - nei funzionamenti - non solo rispetto a chi è più abbiente, ma anche da individui e famiglie nelle stesse condizioni economiche che vivono in aree del paese meglio dotate di beni pubblici e in quartieri meno inquinati.

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