Le aziende che dichiarano di occupare persone con disabilità sono passate dal 6,2% del 2011 al 2,2 del 2013. Rispetto alla disabilità psichica, la già bassa percentuale del 3% del 2011 è giunta allo 0,6 del 2013. Sono i dati emersi dallo studio
Le prospettive di impiego delle persone con disabilità psichica: opportunità e barriere nei contesti aziendali", realizzato dall'Isfol nell'ambito del programma Pro.P cofinanziato dalla Dg inclusione del ministero del Lavoro nell'ambito delle attività del Fondo Sociale Europeo, presentato a Roma dalla ricercatrice
Daniela Pavoncello.Secondo la ricerca - che ha coinvolto un campione di 1.200 aziende, di cui 200 con più di 14 dipendenti e quindi con obbligo di inclusione di persone disabili - nel biennio considerato è anche scesa la percentuale di aziende che dichiara di conoscere le convenzioni che permettono di accedere a forme di sostegno per l'inserimento lavorativo: dal 54,3% del 2011 al 44,5 del 2013.Lo studio sottolinea che tali dati si rilevano in un contesto di crisi economica che vede calare considerevolmente il numero di aziende che avviano al lavoro persone svantaggiate secondo la legge 68/99 sull'obbligo di assunzione di persone con disabilità da parte delle aziende medio-grandi: si è passati dal picco di 31.535 avviamenti al lavoro del 2007 ai 22.023 del 2011.I fattori che inibiscono l'inserimento lavorativo in azienda delle persone con disagio psichico vanno dalla scarsa consapevolezza degli incentivi - che negli ultimi due anni ha superato il 50% nelle società coinvolte - alla mancanza di conoscenza delle patologie, allo stigma ma anche all'eccessivo senso di protezione delle famiglie. Tra le aziende con dipendenti con disagio psichico, il 60,5% ha avuto diverse esperienze di inserimento, il 24,5% è alla prima esperienza, il 15% non ha ripetuto l'esperienza.Il 53% delle aziende che ha impiegato persone con disagio psichico ha precedentemente richiesto informazioni sulle loro competenze. Nel 34,5% dei casi si dichiara un sentimento di vicinanza con il disagio. L'intermediazione del Centro per l'impiego ha riguardato il 36% degli inserimenti.Nel 53% dei casi il lavoratore con disagio ha colmato un normale fabbisogno di organico, percentuale che sale al 57,5% per le aziende che avevano raccolto informazioni preliminari sulle competenze.Il 78 per cento delle persone inserite ha orari e compiti flessibili, il 43% svolge mansioni
ad hoc. Il supporto avuto dai servizi pubblici (Asl, Centri per l'impiego e servizi sociali) risulta buono per il 50% delle aziende.La durata del lavoro per persone con disagio psichico ha superato i 24 mesi per il 65% delle aziende coinvolte, i comportamenti problematici non si sono verificati mai o quasi mai (74%) e la reazione dei colleghi è stata positiva (78,5%).Dallo studio emerge che elementi cruciali per superare le barriere sono la valorizzazione delle competenze individuali, il supporto e l'affiancamento delle persone con disabilità psichica e la personalizzazione dell'inserimento lavorativo Sono inoltre importanti la collaborazione dei servizi sanitari, le politiche integrate per rispondere a bisogni dei cittadini e il coinvolgimento dei colleghi perché, come ha sottolineato Pavoncello, "la disabilità aumenta il livello di partecipazione e migliora il clima aziendale".