Otto persone su dieci hanno ritrovato lavoro in poco più di sei mesi, più di una su due con lavoro di tipo dipendente e c’è stata una crescita di tre punti percentuali circa per i contratti a tempo indeterminato per tutte le categorie. Un dirigente su quattro ha avviato attività microimprenditoriali, in aumento i quadri. Fondamentale per tutte le figure professionali è stato il networking (68%). Questi in sintesi i risultati Intoo, la società di Gi Group che si occupa di processi di sviluppo e transizione di carriera e che nel 2018 ha supportato in programmi di ricollocamento complessivamente 2.334 persone, quasi la metà (47%) nella fascia 40- 50 anni e suddivise tra 401 dirigenti, 465 quadri e 1.468 tra impiegati e operai. Si sono leggermente ridotti i tempi per raggiungere una nuova occupazione (6,3 mesi in media rispetto ai 6,5 del 2017), stabile la percentuale di successo di oltre l’85% e le pmi si confermano bacino prevalente di destinazione.
«Nel 2018 il mercato del lavoro è stato piuttosto ricettivo verso molte professionalità e la situazione generale abbastanza stabile ha anche favorito l’offerta di condizioni più interessanti di ingresso; abbiamo rilevato apertura anche da realtà più grandi e una maggior attenzione da parte delle aziende a lavorare sul fronte della formazione&sviluppo interno per l’upgrade di competenze più in linea con le sfide di business – commenta Cetti Galante, amministratore delegato di Intoo –. Alla luce della maggior incertezza con cui si prospetta il 2019, desideriamo tenere l’alta l’attenzione sulla necessità dell’aggiornamento costante delle competenze a tutte le età, come dovere sempre più individuale delle persone, e al tempo stesso incoraggiare i singoli a provare a chiedere alla propria realtà il supporto dell’outplacement, in caso di necessità. E’ fondamentale non trovarsi soli ed essere aiutati a ricominciare; i tempi di rientro e le percentuali di successo stabili nel tempo indicano quanto sia importante l’affiancamento di un servizio professionale per ripartire e che ciò che conta davvero è ridurre al minimo il tempo di inattività».
La ricollocazione come lavoro dipendente (a tempo determinato/indeterminato) è migliorata per i dirigenti (dal 53 al 56%), un po’ diminuita per quadri (dal 73 al 70%) e impiegati/operai (dall’82% all’81%) tuttavia per tutti sono aumentati i contratti a tempo indeterminato (dal 38 al 41% per i dirigenti, dal 40 al 43% per i quadri, dal 22 al 26% per impiegati/operai).
Il canale di ricollocazione di maggior successo per tutte le figure professionali è stato il networking (nel 68% dei casi, in crescita di cinque punti sul 2017 e con punte del 77% per i dirigenti) inteso come la capacità di gestire e attivare al meglio la propria rete di conoscenze al fine di acquisire informazioni e suggerimenti anche in modo informale sulle ricerche di personale che non vengono promosse tramite inserzioni. Grazie al supporto professionale le persone sono in grado di massimizzare l’attività di relazione e mappatura del mercato, allargando il proprio bacino di contatti e utilizzando in modo più corretto anche le società di ricerca e selezione e la propria autocandidatura, i canali utilizzati subito dopo il network. «Si può ritrovare occupazione o identificare una strada professionale alternativa autonoma riuscendo a fare un importante lavoro su se stessi, identificando le competenze distintive, integrandole e aggiornandole dove necessario per riproporsi nel modo più mirato, indipendentemente dal livello gerarchico – conclude Cetti Galante –. Considerando la quota preponderante di posizioni di lavoro aperte, ma “non visibili” nelle dinamiche odierne del mercato, per tutti e più specificatamente per le figure più alte, è sempre più cruciale, integrata al networking, la cura del proprio personal branding online con attività e interventi mirati sui propri ambiti di specializzazione, soprattutto su Linkedin. Coltivare e mantenere una propria visibilità individuale permette di lavorare con consapevolezza in ottica preventiva futura sui propri contatti, oltre ad avere più opportunità prima di tutto all’interno dell’azienda stessa».
La società di Gi Group traccia un bilancio del 2018: più tempi indeterminati e molti autonomi
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