Note positive e qualche campanello di allarme dall’anagrafe delle imprese nel secondo trimestre del 2019. Tra aprile e giugno i registri delle Camere di Commercio hanno ricevuto poco più di 92mila domande di iscrizione, dato in linea con quelli registrati nel secondo trimestre degli ultimi tre anni, a fronte di quasi 63mila richieste di cancellazione, in aumento nell’ultimo triennio, da parte di imprese esistenti. Il saldo del secondo trimestre del 2019, uno tra i meno brillanti dell’ultimo decennio, risulta pertanto positivo per 29.227 unità ma più basso rispetto a quello dell’anno scorso di quasi duemila realtà. In termini percentuali, tra aprile e giugno lo stock delle imprese registrate è cresciuto complessivamente dello 0,48% (contro lo 0,52% del secondo trimestre 2018), pari ad un valore assoluto, al 30 giugno di quest’anno, di 6.092.374 unità di cui 1.299.549 artigiane. Da segnalare come poco più del 13% dell’incremento della base imprenditoriale rilevato nel periodo (quasi 4mila unità) sia frutto del recupero delle imprese artigiane che fanno registrare un incremento pari allo 0,3% (rispetto allo 0,18% del corrispondente trimestre del 2018), determinato principalmente da una significativo aumento delle iscrizioni.
È al Sud che si registrano sia il saldo maggiore in termini assoluti (10.677 imprese in più), sia l’incremento relativo più elevato (+0,52%). In tutte le regioni, il trimestre si è chiuso comunque con il segno positivo: dalla Lombardia (5.014 imprese in più all’appello), alla Valle d’Aosta (101). Il Mezzogiorno spiega il 36,5% del saldo complessivo che, comunque, appare in contrazione negli ultimi due anni. A eccezione del Nord-Ovest, tutte le circoscrizioni hanno fatto però registrare un tasso di crescita inferiore a quello misurato nel corrispondente trimestre dello scorso anno.
Se si eccettua l’industria estrattiva (settore numericamente limitato a sole 4.120 imprese), tutti i settori hanno messo a segno saldi positivi nel trimestre. Meglio degli altri, in termini assoluti, ha fatto il settore degli alberghi e ristoranti, uno tra i più rilevanti per numero di realtà esistenti, con 5.284 imprese in più. A ruota altri due grandi comparti quello delle costruzioni (+4.518 unità) e del commercio con 3.377 imprese in più rispetto alla fine di marzo. Bene anche il settore delle attività professionali, scientifiche e tecniche (+2.959) e quello dei “servizi alle imprese” come noleggio e agenzie di viaggio con +2.693. In termini relativi, le performance migliori vengono dai settori legati ai servizi: +1,4% le attività professionali scientifiche e tecniche, +1,3% le attività di noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese e +1,2% gli alberghi e ristoranti. Quanto all’universo delle imprese artigiane, esso è dominato da tre settori: si tratta, nell’ordine, del settore delle “Costruzioni” (488.142 realtà al 30 giugno 2019), del settore “Attività manifatturiere” (296.274) e da quello degli “Altri servizi” (186.689). Con 971.105 unità, alla fine del trimestre da poco concluso, determinano il 74,7% dello stock complessivo delle imprese artigiane e spiegano peraltro il 75,4% del saldo trimestrale, nonostante il contributo addirittura negativo delle “Attività manifatturiere” (con -222 unità, determinando una variazione negativa dello stock di circa lo 0,1%).
Una su tre al Sud. Più dinamiche attività professionali, servizi alle imprese e turismo. In recupero l'artigianato
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