venerdì 21 marzo 2014
Il 78% contro il 52%, ma a fare la differenza è la paura di fallire (92% il dato italiano rispetto al 46% degli under 30 statunitensi).
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L'autoimprenditorialità non conosce confini, ma ha un'età: i giovani sotto i 30 anni hanno l'atteggiamento più favorevole, con una percentuale più alta in Italia che negli Usa (78% contro il 52%), ma a fare la differenza è la paura di fallire (92% il dato italiano rispetto al 46% degli under 30 americani). Sono questi i dati più significativi che emergono dal Rapporto Amway 2013 sull'imprenditorialità in Italia, Europa e Stati Uniti, presentato a Roma in occasione dell'incontro Self made italy - Imprenditorialità come antidoto alla crisi: un sogno solo americano?, organizzato in collaborazione con l'ambasciata degli Stati Uniti d'America. Per il quarto anno consecutivo, Amway azienda leader mondiale nel settore della vendita diretta, ha infatti realizzato con Gfk Norimberga e in collaborazione con l'Università tecnica di Monaco un'indagine sulla propensione all'autoimprenditorialità. "Siamo molto orgogliosi di presentare i dati del Rapporto Amway 2013 - afferma Fabrizio Suaria, amministratore delegato di Amway Italia- al fianco di un'istituzione così rilevante come l'ambasciata degli Stati Uniti d'America. Il settore della vendita diretta coinvolge nel mondo quasi 90 milioni di addetti, di cui circa 16 milioni solo negli Usa e 520mila in Italia. In Europa gli incaricati nel settore della vendita diretta superano gli 11 milioni. Consapevole dell'importanza di questi numeri, Amway è da sempre attenta al dibattito su temi quali il lavoro e l'imprenditorialità, impegnandosi a sostenere la cultura d'impresa in Italia e nel mondo, alimentando il confronto sulle diverse tematiche che sono legate all'avvio di un business in proprio e le problematiche connesse, come formazione, burocrazia e rischio d'impresa".I dati rilevano un atteggiamento più favorevole all'imprenditorialità di italiani ed europei (69%) rispetto agli americani (56%). Il 58% degli italiani dichiara di avere la capacità di immaginare di poter avviare un'attività in proprio (49% la media europea), mentre solo il 39% dei ragazzi americani si vede imprenditore.In generale, la voglia di fare impresa non manca e le principali motivazioni che stimolano l'avvio di un business autonomo rilevate in Italia sono sostanzialmente le stesse di quelle registrate negli Stati Uniti, anche se con percentuali sensibilmente diverse: l'indipendenza da un datore di lavoro (44% Italia; 65% Usa); la possibilità di realizzare se stessi e le proprie idee (40% Italia; 62% Usa), la miglior conciliabilità della carriera lavorativa con il tempo dedicato alla famiglia e a se stessi (23% Italia; 53% Usa).La classifica si stravolge tra i giovani under 30: al primo posto si posiziona l'autorealizzazione (55% Italia; 64% Usa), seguita dall'indipendenza (48% Italia; 59% Usa) e dalla conciliabilità (20% Italia; 50% Usa). Lo spirito e la voglia di fare impresa degli under 30 italiani sono frenati dalla paura del fallimento: il 92% dei giovani italiani (contro il 75% dei giovani europei) vede una possibile sconfitta come un ostacolo all'avvio di un business in proprio. Solo il 46% dei giovani americani è della stessa opinione.La sfiducia nei confronti del sistema Paese percepita dagli italiani è evidente: solo il 36% dei nostri giovani crede che l'Italia sia un ambiente ideale per avviare un lavoro autonomo. Ben diversa è, invece, la percezione dei giovani americani: il 72% afferma di vivere in un Paese favorevole all'imprenditorialità. Tra Italia e America si identificano notevoli diversità tra i fattori che possono stimolare la libera impresa.La possibilità di avere finanziamenti pubblici e prestiti per le start up (46%) e una minore burocrazia (45%) si posizionano al primo e secondo posto nel nostro Paese, mentre in America la prima e vera leva per stimolare l'autoimprenditorialità è ritenuta essere la formazione, ovvero lo sviluppo di competenza nel settore (40%), fattore che in Italia si piazza solo al quarto posto (22%).
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