giovedì 11 giugno 2015
Si celebra il 12 giugno. L'Organizzazione internazionale del lavoro l'ha istituita per focalizzare l'attenzione sulla portata globale di questo fenomeno e sulle azioni e gli sforzi necessari per eliminarlo. Sono almeno 168 milioni i minori tra i cinque e i 14 anni a essere sfruttati, 34mila in Italia. Istruzione gratuita, obbligatoria e di qualità per combattere questa pratica incivile.
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Il 12 giugno si celebra la Giornata mondiale contro il lavoro minorile. A istituirla, nel 2002, l'Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro) per focalizzare l'attenzione sull a portata globale di questo fenomeno e sulle azioni e gli sforzi necessari per eliminarlo.Così, ogni anno il 12 giugno, la Giornata mondiale riunisce i governi, le organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori, la società civile e milioni di persone di tutto il mondo con l'obiettivo di mettere in luce la triste condizione dei minori lavoratori e ciò che può essere fatto per aiutarli.Giovedì, alle 11.30, Kailash Satyarthi e Corinne Vargha, capo del dipartimento dell'Ilo sui Principi e i diritti fondamentali nel lavoro, terranno una conferenza stampa al Palais des Nations diGinevra per presentare il 'Rapporto mondiale sul lavoro minorile 2015: aprire la strada al lavoro dignitoso per i giovanì. Lo studio esamina la doppia sfida dell'eliminazione del lavoro minorile e del lavoro dignitoso per i giovani.  Kailash Satyarthi parteciperà a un gruppo di discussione insieme alla first lady del Panama, Lorena Castillo de Varela, al segretario per il Lavoro e gli affari sociali del Messico, Alfonso Navarrete Prida, al segretario generale della Confederazione sindacale internazionale, Sharan Burrow, e al direttore esecutivo della Federazione dei datori di lavoro del Kenya, JacquelineMugo.In conclusione dell'evento, Salissou Ada, ministro dell'Impiego, del lavoro e della sicurezza sociale del Niger, lancerà una campagna per la ratifica del protocollo dell'Ilo sul lavoro forzato adottato dalla Conferenza internazionale del lavoro a giugno 2014."Quest'anno, la Giornata mondiale contro il lavoro minorile pone l'accento sull'importanzadell'istruzione di qualità per lottare efficacemente contro il lavoro minorile". A dirlo l'Ilo."Dobbiamo agire con urgenza - avverte -. In effetti, nel 2015, la comunità internazionale si prepara a esaminare le ragioni per cui non sono stati raggiunti gli obiettivi di sviluppo relativi all'istruzione, e anche a stabilire nuovi obiettivi e nuove strategie".I bambini costretti a lavorare invece di andare a scuola e di giocare sono una realtà ancoralargamente diffusa in questo Terzo millennio, come se i progressi fatti nel campo dei diritti non siano ancora riusciti a strappare i più piccoli dalla schiavitù e dallo sfruttamento. E non soltanto nei Paesi in via di sviluppo. Sono almeno 168 milioni i minori nel mondo che lavorano, nei settori più disparati: cucendo scarpe da ginnastica, facendo palloni e perfino sgusciando i gamberetti che arrivano sulle nostre tavole. E almeno 340mila gli under 16 che lavorano in Italia,con un nucleo di 28mila coinvolti in attività molto pericolose per la salute e la sicurezza.Di qui l'appello dell'Ilo "per l'istruzione gratuita, obbligatoria e di qualità per tutti i minori, almeno fino all'età minima per l'ammissione all'impiego, e un'azione decisa a favore di colore che sono attualmente coinvolti nel lavoro minorile; nuovi sforzi per garantire la coerenza e l'efficacia delle politiche nazionali sul lavoro minorile e politiche che garantiscano l'accesso a una istruzione di qualità, e investimenti a favore degli insegnanti"."Molti dei minori che lavorano - sostiene - non frequentano per niente la scuola. Altri riescono a conciliare scuola e lavoro, ma perlopiù a discapito della propria istruzione. Senza adeguata istruzione e senza qualifiche, una volta diventati adulti, i minori che hanno lavorato avranno più probabilità di trovare un lavoro precario pagato poco, o di essere disoccupati. Inoltre, è molto alta la probabilità che anche i loro figli siano costretti a lavorare. Infrangere questo circolo vizioso rappresenta una sfida mondiale nella quale è fondamentale il ruolo dell'istruzione"."L'istruzione gratuita, obbligatoria e di qualità - continua l'Ilo - fino all'età minima per l'ammissione all'impiego costituisce uno strumento chiave per porre fine al lavoro minorile. La frequenza scolastica sottrae almeno parzialmente i minori al mercato del lavoro e costituisce la base per acquisire le qualifiche necessarie a una futura occupazione redditizia. La crisi mondiale dell'occupazione giovanile, insieme ai problemi che incontrano i giovani al momento del passaggio dalla scuola al lavoro, dimostra quanto sia necessaria una istruzione pertinente e di qualità, in grado di sviluppare le qualifiche indispensabili per riuscire nel mercato del lavoro e nellavita in generale".Nonostante le sfide, ammette l'Ilo "si registrano alcuni progressi, ma c'è anche spazio per progressi ulteriori. Da dieci anni, il lavoro minorile tende a diminuire mentre si registra un aumento della frequenza scolastica. Ma resta ancora molto da fare per eliminare del tutto il lavoro minorile. La cosa più urgente ora è di trarre vantaggio dalle esperienze positive per poter agire con più rapidità".Fra le azioni urgenti più necessarie, sempre secondo l'Organizzazione internazionale del lavoro: provvedere all'istruzione gratuita, obbligatoria e di qualità; garantire a tutte le ragazze e a tutti iragazzi un ambiente educativo sicuro e di qualità; fornire opportunità ai più grandi che non hanno avuto la possibilità di studiare, di seguire programmi mirati di formazione professionale che forniscano anche le basi dell'istruzione; garantire l'applicazione di una legislazione coerente in materia di lavoro minorile e di frequenza scolastica.E ancora promuovere politiche di protezione sociale per favorire la frequenza scolastica; garantire l'adeguata formazione, la professionalità e la competenza degli insegnanti, assicurando loro condizioni di lavoro dignitoso fondato sul dialogo sociale; proteggere i giovani lavoratori durante la transizione dalla scuola al lavoro, impedendo che essi vengano intrappolati in forme di lavoro inaccettabili.
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