Dare risposte occupazionali ai marittimi italiani che decidono di smettere la vita per mare e trovare lavoro a terra. È questo l’obiettivo del progetto Second life, realizzato da Cieli, Centro italiano di eccellenza sulla logistica, i trasporti e le infrastrutture dell’Università di Genova, finanziato da The Itf Seafarers Trust con endorsement della Fit Cisl. Parallelamente al progetto, è stato anche realizzato un software che consente di mettere a confronto le esperienze dei marittimi e le richieste di lavoro a terra.
«Con questa iniziativa – afferma Salvatore Pellecchia, segretario generale della Fit Cisl – la nostra Federazione, in coerenza con la storia, la tradizione e la cultura della Cisl, profonde ancora una volta il proprio impegno fattivo per le lavoratrici e i lavoratori dei trasporti, per proporre soluzioni concrete a una problematica molto sentita dai marittimi. Gli studi del Bimco, associazione datoriale internazionale del trasporto marittimo, dimostrano che, in media, dopo dieci anni per mare i marittimi desiderano un posto di lavoro a terra».
La grande maggioranza dei marittimi (oltre l'80% in media), dopo 10-15 anni di lavoro a bordo delle navi, vorrebbe sbarcare per trovare un impiego a terra, ma non sempre è facile valorizzare le competenze acquisite per mare nei contesti lavorativi tradizionali. L'idea di questo progetto è partita dalla Fit Cisl, che si è rivolta all'Itf (International Transport Workers' Federation), il sindacato internazionale dei marittimi, «a cui - ha spiegato Remo di Fiore, membro dell'esecutivo Itf in quota Fit Cisl, in occasione della presentazione dell'iniziativa - abbiamo chiesto di finanziare questo progetto di ricerca, mirato a comprendere come aiutare e accompagnare i lavoratori del mare nel loro passaggio dalla vita professionale di bordo a quella di terra, oggi non sempre facile e immediato».
L'Itf, rappresentato per l'occasione da Luca Tommasi, ha accettato e la ricerca è stata affidata al Cieli, guidato dal professor Enrico Musso, che ha sottoposto un questionario a circa 700 marittimi italiani grazie alla collaborazione diretta di Esa Group, società genovese guidata da Gian Enzo Duci e specializzata nella gestione degli equipaggi. In base ai dati raccolti, come hanno spiegato Francesco Parola e Giovanni Satta, docenti del Dipartimento di Economia e membri del Cieli, «emerge che l'83% degli intervistati, che erano quasi tutti maschi e con un età media di 36 anni, intende trovare lavoro a terra, ma solo il 23% ci è riuscito al momento». Esistono quindi delle difficoltà oggettive, e i ricercatori del Cieli hanno messo a punto un software che potrebbe aiutare i marittimi a superarle: «Il sistema confronta le competenze del singolo lavoratore con quelle richieste dai profili terrestri, e individua le posizioni per la quali la coincidenza supera il 70%. Per queste figure vengono quindi indicate le carenze formative che il soggetto dovrebbe colmare per avere maggiori possibilità di assunzione».
Al momento il programma si ferma qua, ma nelle intenzioni dei ricercatori c'è quella di svilupparlo ulteriormente rendendolo in grado di indicare all'utente in modo puntuale quali corsi di formazione seguire per colmare le eventuali lacune.
L’obiettivo del progetto Second life è dare risposte lavorative a coloro che decidono di smettere la vita per mare e trovare lavoro a terra
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