giovedì 18 giugno 2015
Può rappresentare la leva strategica per lo sviluppo e l'internazionalizzazione. Ne è convinto il 61% di imprenditori, dipendenti, quadri, liberi professionisti, consulenti e rappresentanti di associazioni datoriali.
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La formazione continua può rappresentare la leva strategica per lo sviluppo e l'internazionalizzazione del settore agroalimentare. Ne è convinto il 61% di imprenditori, dipendenti, quadri, liberi professionisti, consulenti e rappresentanti di associazioni datoriali raggiunti dal sondaggio Coltivare l'eccellenza. La strategia della formazione per l'agroalimentare italiano, realizzato da FondItalia, Fondo paritetico per la formazione continua, in collaborazione con ExpoTraining ed ExpoLavoro & Sicurezza, la fiera della formazione patrocinata da Expo 2015, e Fiera Milano.I risultati del sondaggio rivelano che per il 96% degli intervistati l'aggiornamento tecnico e l'incremento delle competenze specifiche possono fare la differenza nello sviluppo e nella competitività delle imprese del comparto all’interno dei mercati nazionali e internazionali.Un dato che sottolinea una domanda crescente nonostante i problemi strutturali del settore, come l'estrema frammentazione delle aziende che ne limita anche la competitività.Il 55% ritiene, inoltre, che il peso del comparto agroalimentare sia pari a un terzo del complessivo scenario produttivo italiano, mentre il 57% di essi concorda nel dichiarare che si tratta di un settore in pieno sviluppo o che abbia ancora possibilità di crescita anche se solo all’estero (30% degli intervistati).La formazione continua nel settore agroalimentare sarebbe in grado, per il 26% degli intervistati, di aumentare la produttività tra il 10 e il 20%. Inoltre, il 75% dichiara che la formazione dei dipendenti del settore dovrebbe basarsi su modelli produttivi sostenibili.Infine, il giudizio sull'Expo: per il 75% l'Esposizione Universale è un'ottima opportunità per rilanciare il settore e per sensibilizzare gli attori a intraprendere scelte oculate per una ripresa stabile e duratura."Delle 69mila imprese che ad oggi hanno aderito a Fonditalia, il 25% opera nella filiera agroalimentare. Si tratta quindi di comparti in cui la formazione dei lavoratori è sentita come necessaria e in grado di fare la differenza, vera e propria energia essenziale per le imprese che vogliono mantenere salda la loro posizione nell’attuale fluttuante mercato del lavoro e investire nel futuro”, ha spiegato Francesco Franco, presidente FondItalia."L'85% degli intervistati ritiene che possa essere vantaggioso per le imprese usufruire dei supporti dei Fondi interprofessionali: è una richiesta di aggiornamento delle competenze - ha aggiunto - che nasce dalla volontà di fronteggiare le nuove sfide dei mercati internazionali e di valorizzare la qualità dei prodotti italiani"."I Fondi giocano un ruolo fondamentale e il loro compito è quello di facilitare quanto più possibile le procedure di accesso ai finanziamenti per le aziende”, ha dichiarato Egidio Sangue, vicepresidente e direttore di Fonditalia.
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