mercoledì 26 giugno 2024
Cresce l'allarme blatte. Sono ovunque: bar, ristoranti, alberghi, ma anche nuclei familiari. Una guida per stanarle e combatterle
Cresce la filiera della disinfestazione

Cresce la filiera della disinfestazione - Archivio

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Nessuno ne è immune. Bar, ristoranti, alberghi e abitazioni sono costantemente sotto la minaccia di un’invasione di blatte. Un problema che riguarda le grandi città come i piccoli capoluoghi di provincia. Basta guardare in terra, nei nostri marciapiedi, per scorgerne una. Soprattutto vicino i cassonetti della spazzatura, quando arriva il buio. Un allarme generalizzato: basti pensare che a livello globale si prevede che il mercato del controllo dei parassiti, crescerà del 5,2% entro il 2029. Un settore in costante sviluppo, tanto è vero che l’ultima edizione di PestMed, fiera-evento biennale per i professionisti della disinfestazione e sanificazione che si svolge al BolognaFiere, si è chiusa con un + 30% degli espositori stranieri e un aumento del 40% di visitatori. E che Anid-Associazione di imprenditori della disinfestazione conta attualmente più di 500 aziende professionali e di alta qualificazione, in un settore che in Italia ha circa 1.500 strutture. Fa parte di Confindustria Servizi Hcfs, la famiglia del mondo dei servizi e beni per la ristorazione collettiva, l’igiene, la salute, la sicurezza, la manutenzione di immobili e impianti, la salubrità degli ambienti, che ha circa 57.400 imprese e 657mila addetti per un fatturato annuo di oltre 28 miliardi di euro.

Sul nostro pianeta sono presenti circa 4.400 specie di scarafaggi, raccolti in 500 generi e in sei famiglie. In Italia ne sono presenti 40 tipi. Tra queste specie, alcune sono infestanti e possono causare gravi danni alle attività umane e, in particolare, a bar, ristoranti e hotel, i principali bersagli dell’insetto. «Un problema che di certo riguarda in particolare il settore food, ma che poi colpisce la vita di qualsiasi nucleo familiare, con il rischio che, nelle nostre case, possa crearsi una vera e propria colonia - spiega Andrea Cattarin, president & chief executive Officer di Sgd Group -. Molti pensano che le cause di un'infestazione siano il disordine e la sporcizia che certo hanno un loro peso ma non sono, diciamo così, l’elemento indispensabile. Le blatte si nutrono di qualsiasi sostanza organica ed anche una piccola quantità di cibo può attirarne a centinaia e questo vuol dire che possono insinuarsi anche in appartamenti perfettamente puliti, nuovi, tenuti bene, appena restaurati. Basta che siano presenti sul pianerottolo o nel condominio e il gioco è fatto».

Se dunque le blatte sono nei paraggi, il rischio di avere intrusi è altissimo. «A quel punto - continua Cattarin - è sufficiente che cada una briciola mentre tagliamo il pane per offrire nutrimento a questi odiosi insetti. Un ragionamento questo che vale anche per un magazzino disordinato. Pur avendo alimenti tutti ben confezionati, il caos e la disorganizzazione non ci permettono di localizzarli e quindi di avere contezza della loro presenza, lasciando la possibilità di formare una famiglia con numerosi componenti. Se poi, anche per sbaglio, ci si dimentica di un cartone umido che tende a produrre muffa creiamo rifugio e cibo per rendere possibile la loro sopravvivenza. Sono particolari ai quali occorre porre massima attenzione perché la distrazione o la non curanza possono costare davvero molto caro».

Ma quali sono le porte d'accesso che garantiamo loro? «Le blatte - afferma l'esperto- possono entrare dalle zanzariere, da sotto le porte, da cattive rifiniture fra tubo e piastrelle in bagno o in cucina e da fessure presenti nel condominio. Ma anche i cavidotti, gli impianti di riscaldamento e gli scarichi sono un’ottima autostrada. Le merci d'entrata sono uno dei maggiori punti di ingresso, con la complicità di ispezioni mal condotte o addirittura inesistenti e degli imballi secondari. Tutto questo rende chiaro il fatto che la colpa dell'infestazione è soprattutto nostra ed è per questo che il fai da te risulta del tutto inefficace. Occorre rivolgersi a specialisti del settore per comprendere come intervenire quando il danno è ormai presente o comunque cosa fare in via preventiva per non ritrovarsi poi con un problema gigantesco. Cosa che vale per tutti ma soprattutto per chi gestisce un bar o un ristorante».

Ma tornando al monitoraggio, «la prima cosa da fare – sottolinea il ceo di Sgd Group - è un'ispezione visiva di un tecnico specializzato. Con l'ausilio di strumentazione professionale si possono individuare, negli angoli più nascosti, gli escrementi, solidi o liquidi, che sono ovviamente la spia della loro presenza. Occorre quindi utilizzare le trappole che possono essere di due tipi: con attrattivi elementari e con ferormoni di aggregazione. Generalmente queste ultime, dal costo economico decisamente più contenuto, si utilizzano per la blattella germanica ma se, invece, voglio avere un'ampio raggio di azione è indispensabile ricorrere a un sistema che le catturi più o meno tutte. In questo caso, i cartoncini collanti con attrattivo alimentare sono lo strumento più efficace. Importante, in entrambi i casi, è il posizionamento scelto. Dalla mia esperienza, le trappole vanno messe sotto al lavandino, possibilmente dietro ai cassetti, negli stipiti, dietro il frigorifero, dietro la lavastoviglie, vicino al forno e, in linea generale, nelle parti basse, laddove ci sono delle condizioni che favoriscono la permanenza degli scarafaggi».

L'altra possibilità è fornita dall'uso degli insetticidi che non vanno mai abbinati alle esche in gel perché l'azione repellente dello spray fa sì che le blatte non caschino nel tranello. «Esistono - conclude Cattarin- insetticidi con caratteristiche diverse: formulati in esca e formulati liquidi con azione abbattente o residuale. L’impiego e la scelta di questi insetticidi dipendono da caso a caso, solitamente si interviene inizialmente con prodotti in spray, per contenere i costi, ma si possono utilizzare anche esche in gel. Ma questi, lo ripeto, sono solo consigli che, per essere attuati, hanno bisogno di una mano esperta Il fai da te può ridurre il rischio ma di certo non lo elimina».

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