Sergio Marchionne è "lodato a Motown (Detroit, ndr) ma è sotto esame a Torino". È quanto sostiene il Financial Times in una analisi a seguito del referendum sull'accordo per Mirafiori. Secondo il quotidiano economico-finanziario britannico, il manager italo-canadese che guida sia Fiat sia Chrysler, viene "apostrofato come un capitalista rapace dai dirigenti sindacali italiani per la riforma del lavoro che vuole introdurre in Fiat, mentre gli americani lo indicano come un eroe che ha portato nuova vita in Chrysler".Il foglio rosa salmone d'Oltremanica aggiunge che "Fiat ha trasformato lo stabilimento di Jefferson North, l'ultimo rimasto a Detroit, da un ambiente sporco e semibuio a uno spazio pulito e invitante, installando il suo sistema 'World class manufacturing' e spingendo i lavoratori a migliorare in tutto, dalla sicurezza alla produttività".Lo stabilimento, secondo quanto riporta il quotidiano, "dopo aver prodotto a stento 60.000 vetture nel 2009 prevede di produrne 265.000 quest'anno, perchè i lavoratori in due turni costruiscono una nuova Jeep Grand Cherokee e un grande Suv Dodge Durango". "Marchionne - prosegue il quotidiano - ha avanzato l'ipotesi che Jefferson North possa produrre un Suv per la Maserati, marchio di eccellenza del gruppo Fiat".
CGIL DOPO IL VOTO"Valuteremo se ricorrere alla magistratura" dopo il referendum di Mirafiori. Lo ha affermato ieri il leader della Cgil, Susanna Camusso, intervenendo al programma in mezz'ora in onda su Rai3. Il segretario ha aggiunto subito dopo che tuttavia "non si può affidare la rappresentanza sindacale al ricorso della magistratura"."Sicuramente - ha sottolineato Camusso - ci sono dei diritti che non sono a disposizione di nessun accordo sindacale che vanno salvaguardati". In particolare, ha spiegato il segretario, "una clausola che impedisce a un lavoratore di partecipare a uno sciopero è sicuramente un tema che arriva fino alla Corte Costituzionale. Siamo di fronte a diritti che non sono disponibili nè a un'impresa né a un sindacato".