martedì 4 giugno 2024
Presentata la 170esima indagine congiunturale. Peggiora la produzione industriale: -1,3% rispetto ai tre mesi precedenti e -4% in confronto allo stesso periodo del 2023
Federmeccanica presenta la 170esima indagine congiunturale

Federmeccanica presenta la 170esima indagine congiunturale - Archivio

COMMENTA E CONDIVIDI

«Molte ombre e poche flebili luci» in questi primi tre mesi del 2024. Emerge dalla 170esima indagine congiunturale di Federmeccanica. Nel nostro Paese si è assistito a un peggioramento dell’attività produttiva industriale che si è ridotta dell’1,3% rispetto al trimestre precedente e nel confronto con l’analogo periodo del 2023: la contrazione è stata più marcata e pari a -4%. Nel settore metalmeccanico la sofferenza è stata addirittura maggiore: il calo congiunturale è stato del 2,1%, mentre rispetto al primo trimestre dell’anno precedente i volumi prodotti sono diminuiti del 4,1%. A condizionare l'andamento è stato, in particolar modo, il calo della produzione di Autoveicoli e rimorchi (-7,3%), ma contrazioni, seppure più contenute, sono state registrate anche negli altri comparti del settore con la sola eccezione di quello degli Altri mezzi di trasporto che è l'unico ad aver aumentato i volumi rispetto al trimestre precedente (+2,4%).

Anche nell'Unione Europea l'attività metalmeccanica ha registrato un ulteriore peggioramento nel primo trimestre rispetto al precedente, ma le dinamiche produttive, seppure in ribasso nei principali Paesi membri, risultano differenziate: in Francia il calo congiunturale è stato del 2,9% e in Germania del 2%, mentre in Spagna la variazione è stata positiva (+0,7%).

Il 33% delle imprese intervistate dichiara un portafoglio ordini in peggioramento, quota in salita dal 30% della scorsa rilevazione. Saldi negativi sulle consistenze in essere trovano riscontro soprattutto nelle imprese oltre i 500 dipendenti. Prevalgono previsioni della stazionarietà nei livelli di produzione (51%), quando il 21% prospetta una contrazione a fronte del 28% che pronostica incrementi. La gran parte delle aziende (69%) pensa di mantenere inalterati i livelli occupazionali nei prossimi sei mesi; il 20% presume di doverli aumentare, mentre l'11% prevede una riduzione. Inoltre, la quota di imprese che valuta cattiva o pessima la situazione della liquidità aziendale aumenta dal 5% della scorsa indagine al 6%. Oltre la metà delle imprese rispondenti (54%) non prevede, rispetto al passato, nuove attività di investimento nei prossimi 6-12 mesi, sono pari al 12% quelle che pensano addirittura di ridurle, mentre sono solo il 34% quelle che dichiarano di volerle aumentare.

Le tensioni geopolitiche da un lato, in particolare il conflitto in Ucraina e la crisi del Mar Rosso, le difficoltà di attraversamento delle Alpi e in più in generale le carenze infrastrutturali del Paese dall'altro, stanno impattando negativamente sui trasporti e sulla logistica, creando un disagio significativo al complesso produttivo nazionale, alle sue catene di approvvigionamento e alla competitività dei nostri prodotti. A tale riguardo, ben il 67% delle imprese intervistate considera importanti le problematiche connesse ai trasporti e alla logistica contro il 26% che le ritiene poco importanti, mentre il restante 7% esprime indifferenza.

Con particolare riferimento alle difficoltà connesse ai traffici marittimi che attraversano il Mar Rosso, sono pari al 40% le imprese intervistate che dichiarano di risentirne le conseguenze. Nell'ambito della tipologia delle ripercussioni, il 47% delle rispondenti ne soffre in termini di allungamento dei tempi, per il 41% comporta un incremento dei costi mentre il 9% ritiene di perdere competitività e il 2% di incontrare difficoltà nell'accesso ai mercati.

Infine, con riferimento al conflitto russo-ucraino, la percentuale di imprese che, in questo inizio 2024, ha dichiarato di risentire degli effetti della guerra è stata pari al 33%, quota non trascurabile seppure in ridimensionamento rispetto al 37% della precedente indagine.

«Due indicatori chiave, tra gli altri, evidenziano a livello congiunturale e tendenziale non solo risultati estremamente negativi, ma anche trend in costante e preoccupante peggioramento - spiega il vicepresidente di Federmeccanica Diego Andreis -. La produzione industriale che scende e l'export che continua la sua caduta. Sotto il primo profilo la performance della metalmeccanica/meccatronica in netto arretramento ha compromesso i risultati dell'intera industria, rendendo manifesto una volta di più il peso decisivo del nostro settore nell'economia italiana. Le ragioni sono molteplici, dai limiti strutturali e di competitività della nostra industria, ai fattori esogeni come la progressiva frammentazione dei mercati, la debolezza dell'economia europea e, in particolare, della Germania e della Francia, principali paesi di sbocco dei nostri prodotti. Viene così a mancare anche il tradizionale punto forza della metalmeccanica/meccatronica: l'export. Fino al quarto trimestre 2022 cresceva a due cifre; dal primo trimestre del 2023 ha iniziato un trend di decrescita inarrestabile per diventare negativo lo scorso anno e peggiorando ulteriormente nel primo trimestre 2024».

«È difficile fare la conta dei problemi, ma va fatta e devono essere tutti affrontati dal primo all'ultimo per risolverli - conclude il direttore generale di Federmeccanica Stefano Franchi -. È anche complicato fare una classifica dei fattori di criticità, perché ognuno ha la sua incidenza nel bilancio complessivo, ma non c'è dubbio che alcuni pesano di più. Nel passaggio dalla scorsa indagine a questa, salta agli occhi come la contrazione dei profitti già registrata si associa a fatturati per di più stabili o in diminuzione, sia nel 2023 che ancor di più nelle previsioni del 2024. Non solo, anche l'aumento del fatturato se accompagnato dalla perdita di profitti non può certo essere considerato un dato positivo, tutt'altro. Occorre ricordarlo ancora una volta, l'aumento dei margini è fondamentale non solo per la redistribuzione, ma anche per la capacità di investimento che infatti vediamo ridursi. Tutto purtroppo torna osservando i dati ma non nel verso giusto, sono conti che non tornano. Ogni impresa sta attraversando una fase complessa, molte aziende hanno grandi difficoltà e c'è chi soffre di più. Una cosa è certa, nessuno deve essere lasciato indietro. Per cambiare rotta tutti devono fare la loro parte, noi faremo la nostra come sempre».




© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: