lunedì 27 luglio 2015
FCA patteggia per la scorretta gestione di 23 campagne di richiamo dei suoi veicoli e perde quasi il 7% in Borsa. Da Melfi invece buone notizie: 1.481 assunzioni a tempo indeterminato
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Con le auto, almeno negli Stati Uniti, non si scherza. E chi sbaglia, paga. Proprio nel giorno in cui può ufficialmente annunciare che 1.481 persone entrate nei mesi scorsi nello stabilimento di Melfi (Potenza) avranno da sabato prossimo un contratto a tempo indeterminato, una tegola non da poco si abbatte su Fiat Chrysler Automobiles.
 Arriva dagli Usa infatti la notizia che FCA ha raggiunto un accordo con le autorità americane per risolvere la disputa sui “richiami” di milioni di auto. L’intesa, cioè la sanzione pattuita, ha il valore complessivo di 105 milioni di dollari, di cui 70 milioni da versare alle autorità, più l’impegno a spendere 20 milioni per «azioni migliorative per il settore e i consumatori». Un ulteriore pagamento di 15 milioni di dollari sarà dovuto da FCA Usa «nel caso in cui non osservasse alcune disposizioni contenute nel consent order». Così, in una giornata di scambi già negativa di suo, ieri FCA è andata a picco in Borsa, perdendo oltre il 7% e scendendo sotto i 13 euro proprio per effetto della mega multa ricevuta in Usa.

Per il dipartimento americano dei Trasporti, identificare i difetti nei veicoli non è sufficiente. I produttori di auto «devono risolvere i problemi delle loro vetture, e rispettare l’obbligo più importante: proteggere la sicurezza degli americani alla guida», ha spiegato il segretario ai Trasporti, Anthony Foxx, lanciando un messaggio chiaro a tutto il settore delle quattro ruote. Per questo a Fca è stata imposta una forte sanzione, molto più bassa comunque degli oltre 700 milioni di dollari che le autorità avrebbero potuto comminare a FCA se avessero accertato il mancato rispetto dei requisiti legali in ognuno dei 23 richiami. 

Il Gruppo ha ammesso «di non aver fornito nei tempi adeguati un rimedio ai difetti emersi in tre campagne di richiamo, e di aver mancato nella completezza della comunicazione relativa agli stessi». Alla luce di queste considerazioni, FCA «ha accettato le conseguenze con rinnovato impegno nel miglioramento della gestione dei richiami», sottolineando l'intenzione di riconquistare la fiducia dei clienti e di ricostruire il rapporto con l'Nhtsa.

Proprio pochi giorni fa FCA è intervenuta richiamando in via cautelare 1,4 milioni di vetture per il rischio di potenziali attacchi hacker al suo sistema di infotainment. Ma l’intera industria dell’auto attendeva l’esito del braccio di ferro fra FCA e le autorità Usa, preparandosi a una stretta dei controlli di sicurezza dopo gli 1,2 miliardi di dollari versati dalla Toyota lo scorso anno per un problema legato a problemi di acceleratore. Quest’anno la Honda è stata condannata a pagare 70 milioni di dollari per aver nascosto alle autorità americane per la sicurezza stradale dati su incidenti che hanno provocato morti e feriti, e file riguardanti pendenze legali con i clienti su garanzia e rimborsi. Nel mirino della Nthsa nel 2014 sono finiti anche altri costruttori. Fra questi la General Motors e Hyundai - multate per 35 e 17,5 milioni di dollari- per non aver richiamato nei tempi giusti i veicoli difettosi.
La notizia positiva invece arriva da Melfi, dove il segretario nazionale della Fim-Cisl, Ferdinando Uliano, ha reso noto che è stato sottoscritto l’accordo che trasforma a tempo indeterminato 1.481 lavoratori inseriti in somministrazione nello stabilimento di Melfi. È la prima volta che in Fiat si procede con un così alto numeri di ingressi in così breve tempo (massimo 6 mesi) a stabilizzare a tempo indeterminato.
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