Confrontarsi dal vivo con l’organizzazione complessa di un’azienda e studiare assieme nuove strategie di marketing. Smontare e aggiustare motori o ideare e realizzare un libro. Fino a partecipare alla progettazione e realizzazione di un macchinario complesso per l’industria pesante. L’alternanza scuola lavoro significa questo e tanto altro per i ragazzi che riescono ad accedervi. Accanto al monitoraggio svolto dal Ministero e da Indire, infatti, sono le testimonianze degli studenti – presentate ieri al salone Job&Orienta di Verona – a rendere ragione di uno strumento, meglio una "metodologia" come preferiscono definirla gli esperti, in grado di cambiare non solo l’approcio delle scuole verso una didattica per competenze, ma anche creare un legame di rete tra istruzione, aziende e territori, a tutto vantaggio dell’occupabilità futura dei giovani e della competitività delle imprese.E così ecco gli studenti dell’Ipsia Bernini di Napoli impegnati nel progetto T-Tep con la Toyota imparare sul campo, pardon in officina, a riparare i motori, prima grazie all’affiancamento di tecnici esperti e poi in autonomia. Esperienza che permette poi al 60% dei diplomati di essere subito assunti nelle concessionarie della provincia. Ecco le studentesse del liceo artistico Nani-Boccioni di Verona "sfidate" a scrivere un volume di racconti, realizzarne le illustrazioni, seguire – grazie alla collaborazione con l’editore Del Miglio – l’intera fase di produzione, presentazione e distribuzione nelle librerie. O ancora, gli studenti dell’Istituto Tecnico economico tecnologico Capitini di Perugia confontarsi con aziende dl calibro di Cucinelli e Ducati. Fino ad arrivare all’esperienza forse più completa e complessa, quella dell’Istituto tecnico Malignani di Udine in collaborazione con la multinazionale Danieli, che opera nell’impiantistica per aziende siderurgiche. Gli studenti hanno infatti partecipato alla progettazione e poi alla realizzazione del prototipo di un’innovativa "cesoia adiabatica" e di un "misuratore di cavità" a stretto contatto coi ricercatori dell’azienda.Esperienze positive, ma l’alternanza scuola lavoro sconta ancora diverse criticità. «La prima è quella di scambiarla per un periodo di orientamento – spiega Antonella Zuccaro direttore di Indire – privilegiando la conoscenza delle imprese e penalizzando l’attività operativa degli studenti, come avviene spesso nei licei. La seconda riguarda il tempo dedicato all’alternanza ancora troppo limitato: 122 ore in media in un anno, divise per un 20% di attività in aula e un 70% di stage, concentrate normalmente in 1 o 2 settimane massimo». Ancora troppo poco per costruire un vero sistema duale.