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L'esperienza della Fondazione Enea Tech si è interrotta bruscamente dopo nemmeno un anno. Costituito nel maggio del 2020 con il decreto Rilancio, questo ente di diritto privato a controllo pubblico avrebbe dovuto promuovere «iniziative e investimenti utili alla valorizzazione e all’utilizzo dei risultati della ricerca presso le imprese operanti sul territorio nazionale» gestendo i 500 milioni di euro che lo stesso decreto assegnava al Fondo per il trasferimento tecnologico. L’obiettivo doveva essere quello di finanziare le startup innovative più promettenti con investimenti massimi di 15 milioni di euro ad azienda. Il decreto legge Sostegni bis, ha chiuso questa esperienza ancora prima che l’ente riuscisse a completare il suo primo investimento.
Il testo approvato il 25 maggio stabilisce che la Fondazione Enea Tech cambia nome in Fondazione Enea Biomedical Tech: si occuperà di potenziare la ricerca nella produzione di nuovi farmaci e vaccini e realizzare programmi di riconversione industriale nel settore medico. Duecento milioni di euro dovranno essere spesi per l’innovazione nelle scienze della vita. La sorte degli altri 300 milioni non è specificata.
Dietro questo passaggio c’è molto del gioco della politica. La Fondazione era stata fortemente voluta da Stefano Patuanelli quando era ministro dello Sviluppo economico nel secondo governo Conte. A guidarla è stato messo Salvo Mizzi, considerato un manager in quota Cinque Stelle, mentre Daniel De Vito, ex capo segreteria del ministro, solo a marzo di quest’anno era stato nominato capo coordinamento della direzione generale.
Da subito era emersa un’evidente sovrapposizione tra i compiti della Fondazione e quelli di Cdp Ventures, altra entità a controllo pubblico che si occupa di fare investimenti su startup innovative. Con l’arrivo di Giancarlo Giorgetti al ministero dello Sviluppo economico l’aria è cambiata. Il nuovo ministro ha messo la produzione di un vaccino italiano tra le priorità e alla prima occasione ha cambiato faccia e compiti alla Fondazione. Presto cambieranno anche le persone. Nel frattempo il sito della Fondazione Enea Tech è sospeso e indicato come “in progress”, gli account social sono chiusi ed è sparito anche il blog.
Chi ci ha rimesso di più sono le startup. Enea Tech aveva firmato tra aprile e maggio i suoi primi accordi di collaborazione istituzionali (uno anche con l’Agenzia spaziale europea) e si preparava a concludere le prime operazioni di finanziamento. Erano circa 25 le aziende innovative che erano state selezionate dai quattro giovani professionisti arruolati per decidere come investire i fondi. Queste startup erano ormai a un passo dall’ottenere l’investimento e improvvisamente si trovano a dover programmare il futuro senza risorse che sembravano imminenti.
«Avevamo firmato il 15 maggio una lettera di intenti con Enea Tech per un investimento di 500mila euro» racconta Marco Bevilacqua, uno dei tre fondatori della startup Reefilla, che propone un sistema innovativo di ricarica per i veicoli elettrici. L’azienda è nelle sue primissime fasi. Con quei fondi avrebbe potuto preparare il prototipo per arrivare rapidamente sul mercato. «L’accordo con Enea Tech è quello che ci ha convinti a lasciare i nostri lavori precedenti per dedicarci interamente a Reefilla – dice Bevilacqua –. Non siamo pentiti, si stanno aprendo nuove opportunità, però è chiaro che ora stiamo rivedendo tutti i piani: la priorità torna ad essere la ricerca del finanziamento per partire».
Per Francesco Cerruti, direttore di VC Hub Italia, associazione che rappresenta i maggiori fondi di venture capital italiani e diverse startup, l’obiettivo è convincere il governo a non privare il sistema delle startup italiane di risorse che erano già state stanziate: «Purtroppo, il decreto Sostegni ha di fatto privato l’ecosistema dell’innovazione di 500 milioni di euro che il precedente esecutivo aveva destinato al suo sviluppo. Non si tratta di sostenere un ente piuttosto che un altro. Ci auguriamo che il governo trovi il modo per confermare lo stanziamento dei 500 milioni a sostegno dell’ecosistema italiano dell’innovazione».