Le tensioni tra Russia e Ucraina e i
timori di un'escalation della crisi scuotono i mercati
finanziari. Le borse, arrivate la scorsa settimana ai massimi
degli ultimi anni, vanno a picco mentre gli investitori cercano
porti sicuri e si rifugiano nell'oro, nello yen e nel franco
svizzero. Salgono anche le quotazioni del greggio e del grano
visto che l'Ucraina è considerata il granaio d'Europa.Di certo l'occupazione russa della Crimea e le minacce Usa di
sanzioni contro Mosca sono accolte male fin dalla riapertura dei
mercati. Soffre, ma tutto sommato contiene i danni,
Tokyo dove
lo yen si apprezza rispetto al dollaro mentre, seguendo i fusi
orari, quando tocca alla borsa moscovita, è crollo. Il risultato
finale a
Mosca sarà di una caduta del 10,8% con il rublo ai
minimi storici malgrado l'intervento della banca centrale russa
per rialzare i tassi. In difficoltà anche le valute delle
regioni vicine, lo zloty polacco, il fiorino ungherese e la lira
turca. Si rafforza invece il franco svizzero, ai massimi da
novembre 2011 rispetto al dollaro e da oltre un anno sull'euro.Le borse europee intanto cadono come tessere di un domino con
Francoforte (-3,44%) e
Milano (-3,34%) a guidare i cali mentre
Wall Street non riesce a fare da argine contro le perdite,
malgrado i dati migliori delle attese arrivati dall'indice Ism
manifatturiero e dalla spesa per consumi personali.
Le vendite colpiscono in prima battuta banche e aziende
presenti nell'area della crisi, come
Carslberg (-5%), prima
birra in Ucraina, con i gruppi tedeschi e gli italiani
Unicredit
(-6%) e
Buzzi Unicem (-8%) tra i più penalizzati.Ma i venti di
guerra offrono anche agli investitori l'occasione per prendere
profitto dei recenti guadagni e i ribassi, alla fine, sono
trasversali a tutti i listini e ai settori. Si salvano forse i
petroliferi grazie al rialzo del greggio. Il
Brent si è infatti
pprezzato a quota 112,40 dollari al barile e, tra i beni rifugio,
l'oro si è riportato ai massimi di fine ottobre (a 1.355 dollari
l'oncia).
Schizzano infine i prezzi del grano sui timori che
un'eventuale scontro militare possa avere un impatto sula
produzione dell'Ucraina.