lunedì 16 agosto 2021
Il 97% dei lavoratori delle imprese di pulizia favorevole al nuovo accordo. Anche se su quasi 1.000 intese depositate al Cnel, ben il 61,9% è scaduto
Il presidente del Cnel Tiziano Treu

Il presidente del Cnel Tiziano Treu - Foto Gennari

COMMENTA E CONDIVIDI

Per un contratto che si chiude, altri 610 aspettano il rinnovo. L'accordo sul nuovo Ccnl delle imprese di pulizia, servizi integrati/multiservizi ha incassato il consenso del 97% dei lavoratori. Sono circa 600mila gli addetti di un comparto che opera prevalentemente in regime di appalto. Il nuovo Ccnl scadrà il 31 dicembre 2024. L’aumento economico è di 120 euro a regime per il II livello, con prima trance di 40 euro a luglio 2021 e ultima trance di dieci euro a luglio 2025, per una massa salariale complessiva pari a 3.430 euro nel periodo di vigenza contrattuale. Sulla parte normativa il rinnovo interviene su diversi istituti adeguando o integrando la precedente disciplina, in particolare: sul cambio appalto, implementando le informazioni e le comunicazioni tra azienda cessante e azienda subentrante e da dare alle organizzazioni sindacali; sul ricorso al contratto a tempo determinato e ai contratti di somministrazione il limite di utilizzo complessivo viene individuato nel 35%; viene demandata alla contrattazione di secondo livello la possibilità di sottoscrivere specifiche intese sul meccanismo della banca delle ore, da definire a livello aziendale con le Rsu/Rsa e le organizzazioni sindacali ; sul contratto di lavoro a tempo parziale le parti rivedono le modalità e i tempi per la presentazione alle Rsa/Rsu/organizzazioni sindacali dei dati sull’utilizzo del part-time, utili a realizzare un esame congiunto per consolidare le ore di supplementare prestate; sul trattamento di malattia non ci sono interventi sull’articolato normativo attuale. Sul tema delle assenze, che ha lungamente impegnato il confronto tra le parti, viene istituita una commissione paritetica, con il compito di definire con l’Inps una convenzione al fine di acquisire i dati relativi al fenomeno delle micro-assenze.

Molto importante è l’introduzione di un ampio articolato volto a contrastare le violenze e le molestie sessuali nei luoghi di lavoro, che impegna le parti a definire un Codice di condotta/Linee Guida sulle misure da adottare. Inoltre, alle lavoratrici inserite nei percorsi di protezione relativi alla violenza di genere, è riconosciuto il diritto di astenersi dal lavoro con congedo retribuito per un periodo massimo di 90 giorni lavorativi, recependo e in coerenza con le previsioni normative, prorogabile per ulteriori 90 giorni lavorativi con diritto al pagamento di una indennità pari al 70% della retribuzione corrente.

Ancora troppi, però, i contratti collettivi nazionali di lavoro da rinnovare. All’Archivio nazionale dei contratti pubblici e privati del Cnel, aggiornato al 30 giugno 2021, ne sono depositati 985, in aumento di 35 unità rispetto al trimestre precedente (+3,7%) e di 50 rispetto a giugno 2020 (+5,3%), nonostante la pandemia dovuta al Co­vid-19. Di questi, 610 (pari al 61,9% del totale) risultano scaduti, mentre 375 (38,1%) sono in vigore rispetto alla data di scadenza riportata nel testo. Escludendo il pubblico impiego, i settori in cui si registra la maggior per­centuale di contratti scadu­ti sono: Credito e Assicurazioni (85,7%), Poligrafici e Spettacolo (81,8%), E­dilizia (72%). Inoltre sono 69 i contratti scaduti nel primo semestre del 2021 non ancora rin­novati, ulteriori 81 andranno a scadenza nel secondo se­mestre 2021 e 117 scadono nel cor­so del 2022.

«Non possiamo parlare di Pnrr e di ripresa senza partire dai contratti scaduti e dalla qualità delle condizioni di lavoro, anche economiche, dei lavoratori, ormai datate. Un buon punto di partenza può essere il nuovo contratto dei metalmeccanici. Ci sono oltre dieci milioni di lavoratori con contratto scaduto. Il rinnovo potrebbe dare impulso a una nuova stagione contrattuale, non più rinviabile, anche perché le ricadute occupazionali del Pnrr sono incer­te e più basse di quelle dichiarate nei piani di al­tri Paesi – spiega il presidente del Cnel Tiziano Treu -. Le crisi di questi anni fino a quella del 2020 hanno dimostrato che i sistemi nazionali di protezione sociale fin qui vigenti non sono in grado di rispon­dere alle nuove criticità sociali e devono essere sostenuti da risorse e li­nee guida comuni della Unione Europea. L’eccezionalità del momento richiede il co­raggio di innovare anche nelle politiche sociali.. Occorre un salto di qualità che si rifletta nella concezione stessa della qualità e del­le funzioni di un welfare adatto alle future gene­razioni».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: