Con l’accordo raggiunto tra Federchimica e Farmindustria e i sindacati confederali sul rinnovo del contratto del settore chimico- farmaceutico, si apre qualche spiraglio nelle turbolente relazioni industriali. È la prima intesa tra Confindustria e sindacati, infatti, dopo la rottura sul modello contrattuale. L’accordo prevede un aumento complessivo di 100 euro e un aumento medio sui minimi di 90 euro, distribuito in tre
tranche: la prima di 40 euro dall’1 gennaio 2017; la seconda di 35 euro dall’1 gennaio 2018 e la terza di 15 euro dall’1 dicembre 2018. L’intesa – raggiunta ieri mattina dopo una lunga trattativa durata tutta la notte – riguarda più di 171mila lavoratori, impiegati in quasi 3mila imprese, il 90% delle quali piccole e medie. La vera novità è la verifica annuale dei minimi agli eventuali scostamenti rispetto all’inflazione. «Un segnale di responsabilità oltremodo utile per riaprire il tavolo confederale e gli altri tavoli di categoria – rilevano
Emilio Miceli, Angelo Colombini, Paolo Pirani, rispettivamente segretari generali di Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil –. Una concreta risposta in difesa del reddito dei lavoratori del settore, del welfare contrattuale, della prestazione lavorativa». Per Federchimica «le scelte finalizzate a migliorare produttività, occupabilità, flessibilità ed esigibilità sono state: la valorizzazione della contrattazione aziendale, la semplificazione del testo contrattuale, la promozione di un metodo partecipativo di confronto e la formazione». «Ben fatto», è stato il commento della leader della Cgil,
Susanna Camusso: «È l`esemplificazione migliore della capacità del sindacato di dare risposte positive ai problemi di tutela salariale, di professionalità del lavoro e di competitività delle imprese». «Un buon accordo – ha detto
Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl – non solo dal punto di vista economico e per la qualità che esprime, che rafforza la contrattazione di secondo livello e la partecipazione su investimenti e strategie aziendali». Soddisfatto anche il leader della Uil,
Carmelo Barbagallo: «Tradizionalmente, il settore chimico ha fatto da apripista: altre categorie dovranno seguire, non solo nel privato, ma anche nel pubblico, perché se non si firmano i contratti, i lavoratori continuano a perdere potere d’acquisto e noi non potremo restare a guardare». L’intesa dovrà essere approvata dalle assemblee dei lavoratori entro novembre. Sono circa sette milioni i lavoratori in attesa di rinnovo contrattuale.