mercoledì 10 giugno 2015
Per esercitare la professione è obbligatoria la formazione e occorre avere una qualsiasi laurea, in genere Giurisprudenza o Economia e commercio o Scienze politiche o Sociologia eccetera, nonché un periodo di tirocinio professionale o praticantato di 18 mesi.
COMMENTA E CONDIVIDI
Nei primi quattro mesi del 2015 sono cresciute le richieste di praticantato presso gli studi dei consulenti del lavoro rispetto ai primi quattro mesi dell’anno precedente. È il dato che emerge da un’analisi di Ancl Su – Regione Lombardia, associazione nazionale consulenti del lavoro. "Per esercitare la professione di consulente del lavoro da qualche anno è obbligatoria la formazione e occorre avere una qualsiasi laurea, in genere Giurisprudenza o Economia e commercio o Scienze politiche o Sociologia eccetera, nonché un periodo di tirocinio professionale o praticantato di 18 mesi - spiega Andrea Fortuna, presidente di Ancl Su – Regione Lombardia, associazione nazionale consulenti del lavoro – sindacato unitario. In Italia siamo in 27mila, i nostri studi hanno circa 100mila dipendenti e amministrano circa 1.250.000 aziende, con circa otto milioni di addetti. Riguardo il  percorso professionale del consulente del lavoro, è possibile che da posizione interna all'area della gestione delle risorse umane, l'aspirante professionista possa avviare un'attività libera come consulente del lavoro entrando in uno studio professionale dove svolge il praticantato o aprendone uno proprio se già in possesso dei requisiti di legge . Si tratta di una figura che opera come libero professionista. Per esercitare la professione al livello prefigurato incidono notevolmente l'esperienza e l'apprendimento on the job. Occorre inoltre avere una buona conoscenza del diritto del lavoro e capacità di mediazione. Nel 2014 sono aumentati gli adempimenti, come ad esempio la gestione della cassa integrazione, della mobilità e dei fallimenti e più recentemente altre pratiche relative al jobs act e l’istruttoria sul credito alle micro-imprese"Per essere un buon consulente del lavoro servono innanzitutto conoscenze generali di tipo giuridico-amministrativo e contabile, orientate in modo particolare ai temi del lavoro. Poi occorrono capacità di interpretare le norme retributive, fiscali, previdenziali e assistenziali relative al rapporto di lavoro. Inoltre, occorre saper applicare gli adempimenti previsti per legge, nonché  fornire informazioni ai clienti. È una figura che deve saper esaminare le esigenze dell'impresa e stilarne un profilo. Tra le competenze trasversali appaiono essenziali la comunicazione interpersonale, la capacità di analisi, l'orientamento al cliente e il problem solving. Questa figura professionale, disciplinata dalla legge n. 12 del 1979, Norme per l'ordinamento della professione di consulente del lavoro, può esercitare soltanto se iscritta nell'apposito albo dei consulenti del lavoro. Questo ruolo svolge una serie di attività connesse alla gestione del personale erogando servizi, soprattutto per le piccole e medie imprese: informazioni sugli adempimenti in materia di lavoro, previdenza ed assistenza sociale dei lavoratori, tenuta del libro matricola, libro paga e prospetti paga. È chiamato alla denuncia dei lavoratori occupati agli uffici Inps e Inail e agli uffici del ministero del Lavoro, allo studio e gestione dei criteri e delle modalità di retribuzione, alla selezione e formazione del personale e soluzione delle controversie di lavoro. Durante il suo lavoro, intrattiene relazioni con i clienti e con altre figure professionali operanti in diverse organizzazioni (Inps, Inail eccetera). Il consulente utilizza normalmente software specifici destinati all'amministrazione del personale.Intanto consulenti del lavoro lanciano, dal loro sito, Job-Lab, un sondaggio per valutare la reale situazione occupazionale nelle diverse regioni d'Italia a quattro mesi dall'avvio della riforma del lavoro del governo Renzi, il cosiddetto Jobs act."I consulenti del lavoro - fa sapere la categoria - monitorano costantemente tutti gli sviluppi del mercato del lavoro per analizzarne gli effetti e raccogliere informazioni e suggerimenti che possano migliorarne l'evoluzione. In questo contesto si colloca anche il Job-Lab, il questionario, elaborato dalla Fondazione Studi. Pochi minuti di attenzione per consentire all'Osservatorio della Fondazione Studi di avere una visione chiara e aggiornata sulle necessità e sulle evoluzioni settoriali, finalizzandola all'organizzazione di eventi e attività formative ad hoc". "Lo sviluppo di un sistema di analisi e monitoraggio - dicono i consulenti del lavoro - interno al settore del mondo della consulenza del lavoro ha una duplice volontà: da un lato avere una visione costante e continua, sulle riflessioni e analisi che i consulenti fanno relativamente alle problematiche e ai cambiamenti nel mercato del lavoro; dall'altro acquisire dati, informazioni,suggerimenti all'interno di un sistema partecipativo".
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: