Saranno poco meno di 193mila i posti di lavoro a disposizione nel prossimo triennio (2019-2021) nei settori della meccanica, dell'Ict, dell'alimentare, del tessile, della chimica e del legno-arredo, sei tra i settori più rilevanti del made in Italy. Gli imprenditori cercano con urgenza figure professionali che in un caso su tre sono di difficile reperimento, vista la scarsità complessiva dell'offerta formativa che è carente soprattutto per le competenze tecnico-scientifiche medio-alte. Questi i risultati della ricerca di Confindustria sul fabbisogno delle imprese nel triennio 2019-2021 in sei settori chiave della manifattura italiana, presentati oggi nel corso della XXV Giornata nazionale Orientagiovani (per la prima volta l'Auditorium dell'associazione degli industriali ha ospitato studenti delle superiori).
Proprio nel corso di questa manifestazione, per il secondo anno consecutivo Umana - Agenzia per il lavoro che conta 133 filiali in tutta Italia e impiega mediamente ogni giorno circa 25mila persone - ha ricevuto il Bollino Its Academy 2019: un premio per certificare la particolare attenzione riservata alla formazione delle risorse umane e per le numerose partnership attivate con gli Istituti tecnici superiori (Its) in ambito nazionale.
Le previsioni sono frutto di elaborazioni dell'Area Lavoro, Welfare e Capitale umano di Confindustria sulla base di dati Istat e Unioncamere e fanno riferimento tanto ai posti di lavoro generati dall'andamento
economico dei settori produttivi quanto alle necessità di sostituzione dei lavoratori in uscita. Le stime tengono conto anche dell'introduzione, in via sperimentale nello stesso triennio 2019-21, del sistema di pre-pensionamento "quota 100".
«Questi dati dimostrano che l'impresa del futuro ha bisogno dei giovani, per questo serve un grande piano d'inclusione - ha spiegato in un videomessaggio il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia -. Serve avvicinare il mondo del lavoro alla scuola per aiutare i giovani a fare le scelte giuste. L'Italia non ha materia prime, ma ha capitale umano, conoscenza e talento e su questo dobbiamo puntare per costruire il futuro del Paese».
I dati sulle uscite previste sono riferiti al 2019 e coincidono con le stime contenute nella relazione tecnica al relativo decreto legge attualmente in circolazione. Sulla base di queste informazioni e delle stime sui tassi di sostituzione tra lavoratori giovani e lavoratori anziani, si prevede che, nei sei settori considerati, ai circa 172mila nuovi posti di lavoro dello scenario "base", se ne aggiungeranno ulteriori 20mila in conseguenza di "quota 100". Nello specifico, le previsioni indicano che saranno 68mila i nuovi posti di lavoro nel settore della meccanica. Di questi, circa un terzo saranno disponibili per professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (come ingegneri, progettisti e specialisti in scienze informatiche) e per professioni tecniche come tecnici della gestione dei processi produttivi e conduttori di impianti produttivi. Nei settori della chimica, della farmaceutica e della fabbricazione di prodotti in gomma e plastica, si prevede per il prossimo triennio una domanda di lavoro pari a circa 18mila addetti. In questo settore, le professioni tecniche, scientifiche e di elevata specializzazione (come l'analista chimico, il ricercatore farmaceutico e il tecnico di laboratorio) rappresenteranno dalla metà ai due terzi delle figure professionali richieste.
«La formazione deve tornare al centro dell'agenda del governo e del Paese - sottolinea il vicepresidente di Confindustria per il Capitale umano Giovanni Brugnoli -. "Quota 100" non è una misura per i giovani. Forse libererà dei posti di lavoro, ma non risolve il mismatch tra offerta formativa e domanda delle imprese. Con il rischio di lasciare un vuoto di competenze fin quando non avremo un sistema educativo che permetterà una rapida professionalizzazione. Le imprese hanno fame di talento, ma per far venir fuori quello dei giovani c'è bisogno di una formazione aperta all'industria. L'invito è quello di scegliere i centri di formazione professionale, le scuole, gli Its e le Università che sono più aperte al mondo del lavoro e che valorizzano il know-how e le tecnologie delle imprese».
La domanda di lavoro delle imprese dell'Ict (operanti nell'industria elettrica ed elettronica, nell'industria ottica e medicale o esercenti servizi informatici e di telecomunicazione) è stimata sui 45mila persone nel triennio 2019-2021. In particolare, in prospettiva le figure professionali più richieste saranno, tra le altre, l'analista programmatore, il progettista/sviluppatore di software e app, il progettista di apparecchiature informatiche e loro periferiche e il progettista di impianti per le telecomunicazioni.
Nell'orizzonte temporale di riferimento, gli ingressi nel settore alimentare, delle bevande e del tabacco saranno 30mila. Inoltre, il fabbisogno occupazionale del settore tessile si attesterà a 21mila lavoratori, mentre nell'industria del legno-arredo la domanda di lavoro consisterà in quasi 11mila nuovi ingressi. In tutti e tre questi settori, le professioni più richieste riguarderanno figure quali gli operai specializzati (tra i quali, per esempio, gli artigiani della tessitura artistica, della lavorazione del legno e i modellisti di capi di abbigliamento) e i conduttori e manutentori di attrezzature elettriche, elettroniche e di impianti.