Maggiore responsabilità, più competenze e obiettivi sfidanti anche per i candidati "a tempo". Le aziende sono sempre alla ricerca di profili specializzati e questo vale anche per il lavoro temporaneo. Almeno stando ai risultati di un'indagine condotta da Page Personnel, multinazionale inglese operante nella ricerca di professionisti qualificati, per analizzarel'evoluzione del lavoro temporaneo e dell'interim management e per capire come questa modalità di collaborazione sia percepita dai candidati, ma anche dalle aziende.A considerare formazione, competenze e autonomia come i
'plus' più importanti sono
quattro selezionatori su cinque, a livello globale, che ricercano profili soprattutto per il dipartimento It (83%), Sales (79%), Engineering & Manufacturing (80%)."In uno scenario in continua evoluzione, le aziende stanno diventando sempre più esigenti: i lavori temporanei o
ad interim, che per loro natura hanno una scadenza spesso molto stretta, richiedono sempre maggiori competenze, autonomia, responsabilità e capacità di lavorare sotto pressione e a ritmi molto serrati - dichiara
Tomaso Mainini, managing director di Page Group -. Dalla nostra indagine emerge un quadro estremamente interessante: tre manager su quattro ritengono che il lavoro temporaneo e l'interim management siano ottimi strumenti per portare a bordo candidati talentuosi e competenti. In particolare, l'80% dei manager che operano nel settore Procurement& Supply Chain esprime pareri assolutamente favorevoli. Il tasso di soddisfazione scende, rimanendo comunque su valori decisamente buoni, nei settori legati alle risorse umane (74%), Marketing e It (69%) ed Engineering & Manufacturing (64%)".Quattro selezionatori su cinque (84%) si aspettano, dunque, dai lavoratori temporanei e dai manager ad interim, notevole flessibilità e capacità di adattarsi più velocemente ai nuovi carichi di lavoro. Non meno importanti sono la capacità di lavorare in completa autonomia (83%) e spiccate doti di comunicazione (82%) per operare in sinergia con gli altri membri del team o con i colleghi di altri dipartimenti.I lavoratori temporanei e ad interim devono garantire, poi, elevati livelli di performance in pochissimo tempo. Il 73% dei dirigenti intervistati conferma questa tendenza (la percentuale maggiore si registra nei paesi latino-americani, con l'84%). Nelle nazioni europee, invece, la media è ferma al 69%, con un'unica eccezione rappresentata dall'Italia dove si raggiunge unpicco del 90%.Dal canto loro, i lavoratori temporanei sono convinti che i limiti di tempo li obblighino ad aumentare i propri risultati: il 68% dei lavoratori somministrati e il 67% di quelli ad interim risponde in modo affermativo a questa domanda.Dal punto di vista geografico, il Paese più pressante in questo senso per i somministrati è la Spagna (78%), seguito dai paesi dell'America Latina al 76% (con il Brasile che raggiunge il 78%). Fra i manager
ad interim questa tendenza è confermata nelle nazioni dell'Asia Pacifico (78%), ma le percentuali sono rilevanti anche in America Latina (73%), con il Cile al 77%.Il controllo e la supervisione della produttività dei lavoratori temporanei o dei manager
ad interim sono estremamente approfonditi tra i selezionatori delle nazioni latino-americane (68% contro 55% su scala globale) e in Italia, con una percentuale che si attesta al 79%.Per quanto riguarda le nazioni europee vicine all'Italia, invece, la situazione è assolutamente differente: il 72% dei manager in Svezia, il 64% in Svizzera e il 62% in Francia negano che il controllo o la supervisione dei risultati sia aumentata con l'aumento della complessità dei compiti.Ma il personale temporaneo o ad interim soddisfa gli stessi bisogni dei lavoratori a tempo indeterminato in azienda? In questo caso, lo scenario è assolutamente vario: il 40% dei manager sostiene di impiegare lavoratori in somministrazione o ad interim per soddisfare le stesse mansioni degli impiegati permanenti e la proporzione è anche più alta in Belgio (55%), Italia e Spagna (49%), Brasile (48%) e Regno Unito (47%).Tutti i settori commerciali sono colpiti da questi limiti temporali e dall'accelerato ritmo di lavoro, e in particolare: enti no profit (71% di tutti gli intervistati e l'80% dei lavoratori temporanei) e industria (70% di tutti gli intervistati e il 74% dei lavoratori temporanei). I selezionatori intervistati (il 63% in media) hanno anche rilevato che i compiti che i lavoratori temporanei e i manager
ad interim devono svolgere sono più soggetti a cambiamenti e più complessi da comprendere: la tendenza è ancora più marcata nel Regno Unito (79%), in Germania (71%) e in Italia (75%). Solo i selezionatori spagnoli (45%) e i cileni (42%) ne sono meno convinti.E la conferma arriva anche dai lavoratori: il 61%, infatti, dichiara di dover ricorrere a maggiori risorse per comprendere e gestire i propri incarichi. Andando ancora più nel dettaglio, si può dire che i lavoratori somministrati di tutte le nazioni evidenziano l'aumento di complessità del loro lavoro, specialmente nell'Asia Pacifico e in America Latina (66%), con il Brasile che arriva addirittura al 73%; una tendenza confermata anche dai manager ad interim (il 73% nell'AsiaPacifico e il 75% in Brasile). In America Latina (21%) - con un picco in Cile del 29% - e in Europa - in Svezia (28%) e in Svizzera (25%) - la situazione è diametralmente opposta: i selezionatori dichiarano di nonscegliere lavoratori in somministrazione o dirigenti ad interim per svolgere gli stessi compiti dei colleghi a tempo indeterminato. Ma qual è la fotografia del lavoratore temporaneo di oggi? Più di otto su dieci (82%) hanno almeno anni di esperienza. Quattro quinti dei cinque lavoratori temporanei sono oltre i 30 anni di età (95% di
interim manager). Più nello specifico, il 66% ha 36 anni o più (88% degli
interim manager) e il 41% ha oltre 46 anni (60% di
interim manager)."Ma c'è un aspetto - prosegue Mainini - ancora più sorprendente: un grado di istruzione più alto non è più un'eccezione per lavoratori somministrati e
ad interim, anzi: sette lavoratori su dieci hanno un livello universitario (laurea di primo livello, laurea specialistica o laurea in Gestione di impresa). E anche durante il rapporto di lavoro la formazione è considerata fondamentale per il successo aziendale, sia dai dirigenti, sia dai dipendenti. In particolare, il 52% dei lavoratori dichiara di aver ricevuto formazione in relazione a un incarico di lavoro (in particolare, 65% dei lavoratori somministrati e 55% dei manager
ad interim). Dall'altro lato, un'ampia maggioranza(58%) di manager selezionatori conferma di aver investito, o di essere comunque pronta a farlo, nella formazione dei propri lavoratori temporanei".Per tutte le forme di lavoro temporaneo e
ad interim, infine, sette impiegati su dieci (72%) sono tenuti a dimostrare maggiore autonomia nei compiti assegnati, con un picco significativo nel settore dei trasporti (80%) e nell'edilizia (79%).Dal punto di vista geografico, è interessante notare come la percentuale sia molto alta nelle nazioni dell'Asia Pacifico (78%) - specialmente a Hong Kong (88%) - ma anche in Messico (86%) e in Francia (81%).