venerdì 24 giugno 2022
Dopo la decisione dell'Europarlamento, cresce lo scetticismo di politici, filiera e addetti ai lavori. Ma il governo è spaccato sulla posizione da assumere
Una protesta contro l'automobile degli ambientalisti di Greenpace in Germania

Una protesta contro l'automobile degli ambientalisti di Greenpace in Germania - Reuters

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Italia, Bulgaria, Portogallo, Romania e Slovacchia hanno presentato un documento che propone di posticipare l'eliminazione dei motori a combustione dal 2035 al 2040 e di ridurre le emissioni di CO2 del 90% (anziché del 100% come proposto dalla Commissione europea e votato dall'Europarlamento) nel 2035. Al documento, predisposto in vista della riunione del Consiglio ambiente Ue fissata per martedì 28, l'Italia si è associata con l'obiettivo specifico di ottenere modifiche al testo sotto esame sui veicoli commerciali, i biocarburanti e le produzioni di nicchia.

Del tema si è discusso ieri anche a Roma con la richiesta, espressa da produttori e sindacati del settore automotive, in un tavolo convocato al Mise, che ha riunito cinque ministri e oltre 40 sigle. Rinviare lo stop ai motori termici, fissato dal Parlamento Ue al 2035 e che sarà al vaglio del Consiglio europeo ambiente il prossimo 28 giugno, o avere almeno una percentuale inferiore rispetto al 100% previsto: questa la richiesta arrivata da gran parte della filiera. La posizione del governo non è però apparsa univoca. Le diverse anime passano dal ministro dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti, che teme una "curva pericolosa per la quale usare prima il freno", al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che ritiene "difficile poter fermare la tabella di marcia". E poi il ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, che sembra avere un approccio pragmatico.

Il rinvio al 2040 è stato definito "auspicabile" dal presidente di Anfia, Paolo Scudieri, spiegando che non si tratta di "trascurare l'ambiente, ma dare la possibilità ad altre fonti ecologiche, come i carburanti sintetici, i biocarburanti, l'idrogeno, di partecipare alla transizione che dovrà essere caratterizzata da "pluralità tecnologica e linearità". Una transizione però nei fatti già iniziata con tempi che, al di là delle decisioni prese in sede europea, sono dettati dai grandi player della produzione, come ha sottolineato il ministro del Lavoro, Orlando, secondo il quale "possiamo chiedere più risorse per mantenere la tabella di marcia, ma mi sembra molto difficile sovvertirla". È il titolare del lavoro ad esprimere la posizione più "verde" del governo. Enrico Giovannini, titolare dei Trasporti, preme da sempre per non rinviare la transizione, ma non ha espresso questa volta la propria posizione, anche perché richiamato da impegni internazionali si è trattenuto solo poco al tavolo.

I numeri sembrano comunque segnare già oggi un netto cambio di scenario. Negli ultimi tre anni, infatti, sono più che dimezzate in Italia le immatricolazioni delle auto alimentate a benzina e gasolio, mentre crescono quelle delle auto elettriche. A delineare il quadro è l'Unrae, l'Associazione delle case automobilistiche estere in Italia, che spiega come le immatricolazioni delle auto a benzina nel 2021 si siano fermate a 436 mila, quelle a gasolio a 323 mila, rappresentando comunque ancora il 90% del parco circolante, con oltre 34,5 milioni di unità. Le auto elettriche "con la spina" sono invece salite a quasi 137 mila nel 2021, raggiungendo quota 9,4% del totale. Una percentuale però ancora molto lontana dal 26% della Germania, dal 18,6% del Regno Unito e dal 18,3% della Francia.

"A livello europeo si sta allargando il fronte dei Paesi che chiedono un passaggio più graduale verso il green", ha affermato il ministro Giancarlo Giorgetti al termine del tavolo, osservando come "anche in Germania le forze politiche si stiano confrontando sul tema in maniera pragmatica, ascoltando le richieste e le esigenze anche del settore industriale". Giorgetti ha ribadito il sostegno governativo alla ricerca in nome della neutralità tecnologica, "obiettivi che il Mise conta di raggiungere anche con contratti di sviluppo e accordi di innovazione, senza trascurare le opportunità offerte dal Pnrr". In vista del Consiglio Ue "l'impegno preso", ha spiegato il viceministro allo Sviluppo economico, Gilberto Pichetto, "è favorire sia in quella sede che nelle successive fasi istituzionali, scelte equilibrate e compatibili con gli interessi del secondo Paese manifatturiero europeo, ispirandoci ai principi della neutralità tecnologica e della sostenibilità industriale".

Di "paesaggio molto vario" ha parlato il ministro Roberto Cingolani, spiegando che "non tutti hanno chiesto di rimandare la transizione" ma "sono emerse richieste miste: c'è chi è più sull'elettrico, chi su un certo tipo di carburante". Sul fronte sindacale, duro l'affondo della Fiom, che ha parlato di "ennesima occasione persa" senza "l'opportunità di un vero confronto", chiedendo di restringere il tavolo e farne partire uno specifico. La Uilm sottolinea come l'Italia abbia già accumulato troppo ritardo, proponendo incentivi all'acquisto di auto elettriche e la creazione di una Agenzia degli approvvigionamenti. Dalla Fim invece la proposta di una cabina di regia tecnica per orientare la transizione.


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