Il differenziale di rendimento fra Btp e Bund "dovrebbe collocarsi su valori dell'ordine dei 200 punti". Lo si legge in un quaderno della collana Questioni di Economia e Finanza di Bankitalia: "il recente andamento dello spread è in larga parte riconducibile a fenomeni di contagio non legati alle condizioni di fondo del Paese".Nell'Occasional Paper dal titolo Recent estimates of sovereign risk premia for euro-area countries (Stime recenti dei premi per il rischio sovrano di alcuni Paesi dell'area dell'euro), gli studiosi Antonio Di Cesare, Giuseppe Grande, Michele Manna e Marco Taboga analizzano i fattori che determinano il livello dei tassi di interesse sui titoli di Stato, focalizzandosi sul forte aumento dei premi per il rischio sovrano che ha recentemente interessato alcuni Paesi dell'area dell'euro, tra cui l'Italia.Lo scopo principale del lavoro è comprendere se l'elevato livello del premio per il rischio attualmente richiesto dagli investitori trovi giustificazione negli andamenti macroeconomici e fiscali dei singoli Paesi dell'area. Lo studio mostra che la dinamica delle determinanti macroeconomiche e fiscali fondamentali (crescita economica, condizioni fiscali, rischi finanziari) a partire dall'estate del 2011 non sarebbe sufficiente a giustificare il forte incremento dei premi per il rischio occorso in alcuni paesi, tra cui l'Italia. Vari modelli indicano infatti che, sulla base dell'andamento dei fondamentali economici del Paese, "il premio per il rischio sulla scadenza dei dieci anni, misurato dal differenziale di rendimento fra il BTP e il corrispondente Bund tedesco, dovrebbe collocarsi su valori dell'ordine dei 200 punti base (contro un livello di circa 450 punti base nella media di giugno del 2012). Ampie differenze tra gli spread stimati e quelli correnti si riscontrano anche per scadenze più brevi (180 punti base contro 410 sulla scadenza a due anni e 270 punti base contro 490 su quella a cinque anni)".Una parte significativa dello spread, rilevano i ricercatori, è spiegata dal forte calo del rendimento del Bund tedesco, che ha beneficiato di ingenti flussi di acquisti legati alla ricerca di attività ritenute più sicure da parte degli investitori. Il recente andamento del differenziale, dunque, è in larga parte riconducibile a fenomeni di contagio "non legati alle condizioni di fondo del Paese" riflettendo, in particolare, l'emergere tra gli investitori di timori sulla solidità dell'Unione Monetaria. Vi sono segnali che indicano che l'affiorare della percezione di un rischio di reversibilità dell'euro contribuisce a spiegare l'incremento dei tassi d'interesse nei Paesi più esposti alle tensioni e il sensibile calo dei tassi nei Paesi considerati più solidi.