È una recessione "mordi e fuggi" quella che sta fustigando gli italiani, che tuttavia si confermano un popolo fra i più ricchi al mondo: il 60% delle famiglie del Belpaese ha una ricchezza netta superiore a quella del 90% dei nuclei di tutto il mondo. La grande crisi è stata in parte archiviata nel 2009, quando la "ricchezza delle famiglie italiane" (tema al centro del rapporto della Banca d’Italia presentato ieri) è aumentata di circa l’1,1%. Ma poi nel primo semestre di quest’anno c’è stata, secondo stime preliminari, una nuova diminuzione dello 0,3%. E ci sono sempre meno Bot nei risparmi delle famiglie, che concentrano più della metà dei loro averi nel mattone e, in preda all’incertezza, hanno lasciato più soldi sul conto in banca o nel risparmio postale. Restano pochi però i debiti rispetto alle altre nazioni, a riprova di una ricchezza che, peraltro, continua a non essere distribuita in modo omogeneo: il 10% dei nuclei ne detiene il 45%, praticamente come nel 2008, mentre la metà più povera delle famiglie non assomma più del 10% della ricchezza totale.È la fotografia di un Paese diviso fra un benessere costruito nel passato e un presente in cui il reddito tagliato dalla crisi erode la ricchezza accumulata, quella scattata ieri da questo annuale rapporto di Via Nazionale. L’indagine è una fucina di informazioni, utilizzate soprattutto dalle opposizioni per fare polemica politica. Per Cesare Damiano (Pd) gli squilibri attestati da Bankitalia frenano le «possibilità di crescita sociale ed economica del Paese». Mentre Gian Luca Galletti (Udc) ha parlato di cifre che «non stupiscono», a differenza di un «governo che fa finta di non vedere le difficoltà». Infine per il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, siamo davanti a «una situazione da Repubblica delle banane».
Ricchezza in lieve risalita: sono 350mila euro a nucleo. A fine 2009 la ricchezza netta (mobile e immobile, meno i debiti) delle famiglie italiane era stimata in 8.600 miliardi; come dire che ogni famiglia conta in media su una "base" di circa 350mila euro. È un recupero dell’1,1% su fine 2008, ma va ricordato che nei precedenti due anni – i peggiori della crisi – la ricchezza delle famiglie era calata del 3,5% a prezzi correnti e del 6,5% a prezzi costanti, tornando ai valori d’inizio decennio. Si tratta di un patrimonio suddiviso fra un 62,3% di attività reali (case, ma pure oggetti di valore per un ammontare di 122,1 miliardi) e un 37,7% di attività finanziarie. E, alla luce della crisi del mercato immobiliare, la variazione della ricchezza in abitazioni, calcolata a prezzi costanti sul 2007, è stata a fine 2008 negativa di uno 0,4% (e di -1,1% in termini pro capite).
Fuga dai titoli di Stato, cresce il risparmio postale. Il più 1,1% dell’anno scorso è dovuto a una crescita del 2,4% registrata dal valore delle attività finanziarie, superiore al +1,6% di incremento delle passività. Con una differenza, però: complice il basso rendimento assicurato dalla caduta degli interessi, è proseguita la fuga dai titoli di Stato (meno 2%; la quota detenuta in azioni e partecipazioni è salita invece di oltre l’1%), mentre il rapporto curato dai tecnici del governatore Draghi parla poi di «ricomposizione dei portafogli verso forme di investimento più liquide, quali i depositi in conto corrente e il risparmio postale», le cui quote sono cresciute rispettivamente «di 1,4 e 0,3 punti percentuali».
La ricchezza resta concentrata. I patrimoni sono generalmente ancor più diseguali dei redditi, dato che si ereditano. Via Nazionale conferma difatti che il 10% delle famiglie più ricche deteneva (in questo caso a fine 2008) quasi il 45% della ricchezza complessiva. Nel confronto internazionale, tuttavia, l’Italia presenta un livello di disuguaglianza della ricchezza netta tra le famiglie (l’"indice di Gini") piuttosto contenuto.
Italia meglio di altri nel raffronto mondiale. Secondo studi recenti, citati dalla ricerca di Palazzo Koch, la ricchezza netta mondiale delle famiglie ammonterebbe a circa 160mila miliardi di euro. La quota relativa all’Italia sarebbe pertanto di circa il 5,7%; elevata se si considera che rappresentiamo poco oltre il 3% del Pil mondiale. L’Italia, insomma, appartiene alla parte più ricca del mondo: quasi la totalità delle famiglie italiane ha una ricchezza superiore a quella del 60% delle famiglie dell’intero pianeta. A fine 2008 il totale dei debiti delle nostre famiglie era pari al 78% del reddito disponibile lordo, contro il 100% di Germania e Francia e il 130% di Usa e Giappone. Peraltro ci si indebita soprattutto per la casa: il 41% dei debiti delle famiglie italiane è costituito dai mutui per comprare l’abitazione; il 12,5% è dovuto a "esigenze di consumo" e il 21,4% ad "altri usi personali"; i debiti commerciali e altri conti passivi coprono il restante 22% delle passività. Eppure, tra fine 2008 e fine 2009 il valore dei mutui è aumentato soltanto del 2%, in brusca decelerazione rispetto al periodo 1995-2007 quando il tasso medio annuo di crescita era stato di quasi il 17%. E in frenata ancor più forte - dal 23 al 4,7% del 2009 - è il credito al consumo.